venerdì 29 ottobre 2010

Recensione LAST NIGHT (2010)

Recensione last night (2010)




Regia di Massy Tadjedin con Sam Worthington, Eva Mendes, Keira Knightley, Guillaume Canet, Griffin Dunne

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 7,0)

Bisogna riconoscere che Stankey Kubrick colse nel segno, quando scelse un'ambientazione contemporanea per il suo "Eyes wide shut" tratto da "Doppio Sogno" di Schnitzler. Lo sceneggiatore Raphael ebbe a manifestargli perplessità, relativamente alla trasposizione nella New York di fine secolo di un romanzo ambientato nella Vienna dei primi del Novecento. Oggi le coppie si tradiscono e si lasciano senza troppi complimenti: le problematiche matrimoniali sarebbero cambiate profondamente, come le dinamiche di coppia. "Non sono così sicuro", obiettò Kubrick.

Ci vedeva giusto, il grande maestro, se è vero che oggi, nel 2010, ci vengono proposte – con questo film scritto e diretto dalla giovane esordiente Massy Tadjedin (di origine persiana, ma nata e formatasi negli Stati Uniti) – le stesse problematiche da cui partiva Kubrick nel suo ultimo capolavoro.

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Recensione LA CIOCIARA

Recensione la ciociara




Regia di Vittorio De Sica con Sophia Loren, Jean-Paul Belmondo, Eleonora Brown, Carlo Ninchi, Andrea Checchi, Pupella Maggio

Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 9,5)

Nell'estate del 1943 Cesira (Sophia Loren), giovane e bella vedova, proprietaria di un piccolo negozio di alimentari nel quartiere romano di Trastevere, ex contadina, lascia, con un plico di banconote nel seno, la capitale a causa dei forti bombardamenti sulla città. La donna porta con sé la bellissima figlia tredicenne Rosetta (Eleonora Brown). Le due, attraverso un faticoso viaggio in un treno affollato e a piedi su strade polverose, si rifugiano presso dei parenti, abitanti in un paese contadino della Ciociaria, Santa Eufemia, credendo ingenuamente di essere al sicuro.

Durante il mese di permanenza in Ciociaria Cesira e Rosetta fanno la conoscenza del giovane antifascista e intellettuale socialista Michele (Jean Paul Belmondo) che, per i valori umani che infonde in ogni conversazione e la grande sensibilità antimilitarista di cui porta prova più volte in situazioni difficili, con coraggio, in presenza anche delle due donne, riuscirà a coinvolgere madre e figlia in un rapporto affettivo particolare.
Dopo lo sbarco degli americani in Sicilia e la loro veloce dislocazione strategica nel nostro territorio nazionale per dare il colpo di grazia al fascismo, alcuni fronti dell'esercito tedesco cominciano a disintegrarsi e Michele un giorno viene sequestrato da un gruppetto di soldati tedeschi in ritirata, giunti affamati nel paese. Michele dopo aver fatto loro da guida tra le montagne viene fucilato.

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giovedì 28 ottobre 2010

Recensione 20 SIGARETTE

Recensione 20 sigarette




Regia di Aureliano Amadei con Carolina Crescentini, Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli, Fabrice Scott, Antonio Gerardi

Recensione a cura di LukeMC67 (voto: 9,0)

Da Venezia Cinema un film potentissimo visivamente, emotivamente e ideologicamente che coniuga in maniera perfetta impegno civile e spettacolo.

La premiata ditta Tilde Corsi-Giorgio Romoli-Claudio Bonivento produce un film coraggioso, impegnato, civile e introspettivo allo stesso tempo (Premio Sezione Controcampo a Venezia Cinema 2010 assegnato all'unanimità) facendoci scoprire il talento narrativo di Aureliano Amadei (Premio Menzione Speciale Sezione Controcampo a Venezia Cinema 2010 nonché Premio Francesco Pasinetti), la (splendida) fotografia di Vittorio Omodei Zorini, le musiche sempre efficaci e pregnanti di Louis Siciliano (Premio Cinecittà Award come miglior compositore dell'anno a Venezia Cinema 2010) e un cast di attori davvero notevole su cui spiccano Carolina Crescentini, Giorgio Colangeli e, soprattutto, Vinicio Marchioni (anch'esso Menzione Speciale Sezione Controcampo Venezia Cinema 2010) che interpreta lo stesso regista.

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Recensione CRIMEN

Recensione crimen




Regia di Mario Camerini con Dorian Gray, Bernard Blier, Silvana Mangano, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Alberto Sordi

Recensione a cura di A. Cavisi

A Montecarlo si indaga sull'omicidio di un'anziana signora. Ad essere sospettati sono cinque italiani recatisi sul posto per diversi motivi e tutti in qualche modo collegati all'accaduto.
Il loro carattere poco fiducioso nei confronti della giustizia e il loro voler restare fuori dai guai li condurrà ad una serie di equivoci non indifferenti. Alla fine tutto si risolverà e i cinque impareranno a fidarsi delle autorità, salvo poi ricadere in "disgrazia" per eccesso di zelo.

Un simpaticissimo e irresistibile giallo-comico questo di Mario Camerini, che assembla un cast non indifferente e si avvale di alcuni espedienti comici davvero molto divertenti.
Al centro dell'attenzione ci sono tre coppie molto differenti tra loro che, direttamente o meno, si ritrovano coinvolte in un omicidio misterioso e sinistro. E' questo il crimen che dà il titolo alla pellicola, piccolo espediente (una sorta di mcguffin hitchockiano se vogliamo esagerare con le interpretazioni) che serve per dare spazio alle tre digressioni che riguardano ciascuna coppia e, soprattutto, al racconto umoristico - ma anche sarcastico - di molte delle caratteristiche dell'italiano medio di allora (del resto Alberto Sordi, primo esponente in assoluto di questo genere di personaggi, più volte all'interno del film ripeterà: "Facciamoci sempre riconoscere!").

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mercoledì 27 ottobre 2010

Recensione BENVENUTI AL SUD

Recensione benvenuti al sud




Regia di Luca Miniero con Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Nando Paone, Giacomo Rizzo

Recensione a cura di peucezia

Più di un anno fa "scoppiava" nelle sale cinematografiche il fenomeno di "Giù al Nord", divertente commedia d'Oltralpe diretta da Dany Boon, che prendeva bonariamente in giro gli stereotipi che i ricchi e avanzati meridionali (eh sì, in gran parte d'Europa i "migliori" vivono a Sud) hanno nei confronti dei settentrionali arretrati e provinciali e per di più penalizzati da un clima decisamente ostico contro quello mite e gradevole delle coste.

Partendo da questo spunto e dal titolo originale della pellicola di Boon ("Bienvenus chez les Ch'tis"), Luca Miniero (sceneggiatore di "Gomorra") ha costruito il suo "Benvenuti al Sud", fedele remake riadattato all'antica querelle italica tra terùn e polentùn.
Alberto Colombo (tipico cognome meneghino), impiegato postale mite ma nello stesso tempo animato da furberia all'italiana, finge disabilità pur di ottenere un agognato posto a Milano, al fine di accontentare la moglie frustrata e decisamente maniaca. Ahimé per lui viene scoperto e con ignominia è trasferito in quel di Castellabate, ridente paesello in provincia di Salerno, dando quindi la stura al festival di pregiudizi che tutti conoscono.

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Recensione SCANNERS

Recensione scanners




Regia di David Cronenberg con Jennifer O'Neill, Stephen Lack, Patrick McGoohan, Lawrence Dane, Michael Ironside, Robert A. Silverman, Fred Doederlein

Recensione a cura di Zero00

"Credo alla mutazione del genere umano e alle continue trasformazioni e ricerche, soprattutto a quelle più ardite del cinema"
(David Cronenberg)

Sin dalle origini il cinema di David Cronenberg ha avuto come tema centrale la carne e le sue mutazioni. Il primo Cronenberg, quello de "Il Demone Sotto la Pelle" o di "Rabid", affrontò tali tematiche in chiave prettamente orrifica, attraverso un uso mai banale dei codici cinematografici "di genere", nel sottobosco delle produzioni a basso costo.
I film di questo periodo sono caratterizzati dalla povertà dei mezzi e dalla ricchezza delle idee, nel tentativo di penetrare i misteri del corpo umano.

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martedì 26 ottobre 2010

Recensione LO ZIO BOONMEE CHE SI RICORDA LE VITE PRECEDENTI

Recensione lo zio boonmee che si ricorda le vite precedenti




Regia di Apichatpong Weerasethakul con Thanapat Saisaymar, Jenjira Pongpas, Sakda Kaewbuadee, Natthakarn Aphaiwonk, Geerasak Kulhong, Kanokporn Thongaram

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 8,0)

Un bufalo si slega dal tronco di un albero cui gli uomini lo hanno legato, e si allontana nella giungla.

La giungla è viva.
Esseri misteriosi vi si manifestano e la animano. I suoi uccelli cantano una lingua arcana, pervasiva. Di notte, sul limitare della giungla, può capitare che torni a farci compagnia una moglie defunta. Contano i soggetti, ella racconta, non i luoghi: "il paradiso è un concetto sopravvalutato".

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Recensione OTELLO

Recensione otello




Regia di Orson Welles con Orson Welles, Micheàl MacLiammòir, Suzanne Cloutier, Robert Coote, Michael Lawrence, Hilton Edwards, Fay Compton, Nicholas Bruce, Jean Davis, Doris Dowling, Joseph Cotten, Joan Fontaine, Alan Webb

Recensione a cura di A. Cavisi

Otello, generale Moro della Repubblica di Venezia, sposa in segreto Desdemona, figlia del senatore Barbanzio.
Una volta divenuto governatore dell'isola di Cipro, assediata dai Turchi, nomina come luogotenente il suo amico Cassio. Il suo alfiere Jago, geloso sia di Desdemonda che di Cassio, trama alle spalle dei tre e instilla in Otello il sospetto che Cassio e Desdemona conducano una relazione clandestina.
Otello, fattosi convincere dall'alfiere, toglie la vita a sua moglie Desdemona, ma quando scopre l'inganno, per il troppo dolore si toglie la vita egli stesso.

"Otello" uscì sugli schermi americani nel 1952. Non era la prima volta che l'immenso Orson Welles si cimentava con la trasposizione di un'opera di Shakespeare, visto che nel 1948 aveva già girato "Macbeth".
Con "Otello", storia di un amore talmente forte da sfociare in tragedia, Welles si prende qualche libertà narrativa rispetto al testo di Shakespeare e fa cominciare l'azione con il funerale dei due innamorati, caduti vittima di una tragedia causata dalla cupidigia e dall'invidia umana. Il funerale è girato e fotografato in maniera espressionista con uno straordinario gioco di ombre che si stagliano sullo sfondo, sotto i raggi del sole.

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lunedì 25 ottobre 2010

Recensione COSI' PARLO' BELLAVISTA

Recensione cosi' parlo' bellavista




Regia di Luciano De Crescenzo con Luciano De Crescenzo, Renato Scarpa, Isa Danieli, Lorella Morlotti

Recensione a cura di peucezia

La pellicola, tratta dall'omonimo grande successo editoriale di Luciano De Crescenzo, esce nel 1984. Galvanizzato dall'insperata fama, De Crescenzo in questo film se la canta e se la suona facendo un po' di tutto: interprete principale, sceneggiatore, regista.
Avvalendosi di uno stuolo di caratteristi partenopei in auge all'epoca il regista confeziona un bozzetto di napoletanità con stereotipi positivi e negativi. Prendendo spunto dal suo romanzo ne approfitta per parlare della Napoli buona del passato e di quella feroce del presente (il tono si fa improvvisamente meno faceto nella sequenza riguardante la Camorra e il "pizzo").

De Crescenzo, con quell'aspetto da goffo Giove, si confeziona un ruolo che gli calza a pennello: l'autore-attore interpreta Bellavista, uno stravagante professore di filosofia dalla vita alquanto parsimoniosa e ritirata, circondato da amici umili ma fidati: o' scupatore, o' portiere, il poèta, la domestica a mezzo servizio  Rachelina, la burbera moglie, la figlia Aspasia detta Patrizia che combina il "guaio" malgrado gli studi universitari e il fidanzato architetto di professione disoccupato.
Nella vita, a suo modo perfetta, del professore capita però un incidente di percorso: l'arrivo di Cazzaniga, vicedirettore dell'Alfa Romeo e "lumbard". Ma dopo alcuni screzi Bellavista inserirà a pieno titolo il meneghino tra gli "uomini d'amore" (persone di cuore secondo una sua personale teoria).

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Recensione UNA SCONFINATA GIOVINEZZA

Recensione una sconfinata giovinezza




Regia di Pupi Avati con Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri, Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio

Recensione a cura di kowalsky (voto: 7,0)

LA VITA E' COME UN FILM. GIUNTA ALLA FINE SI RIGUARDA DALL'INIZIO" (Cit.)

L'autore che si innamora delle sue storie è reticente alla sfida, ma se ama i personaggi perde di vista la razionalità richiesta. Pupi Avati si riprende dalle polemiche all'ultimo festival di Venezia (l'esclusione come film in Concorso rispetto all'opera prima di Ascanio Celestini), e continua a soggiogarci con la morale Marzulliana di un aforisma scelto come emblema teoremico del suo nuovo film.

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venerdì 22 ottobre 2010

Recensione INNOCENTI BUGIE

Recensione innocenti bugie




Regia di James Mangold con Tom Cruise, Cameron Diaz, Peter Sarsgaard, Paul Dano, Maggie Grace, Marc Blucas, Viola Davis, Jordi Mollà, Dale Dye, Liam Ferguson, Alex Revan

Recensione a cura di Luke07 (voto: 6,0)

Roy Miller (Tom Cruise) è un agente federale coinvolto in un complotto internazionale che vede come pomo della discordia una batteria dalle capacità illimitate. Impegnato nella difesa della stessa e del suo creatore, uno studente giovane e brillante, Roy trova in June Havens (Cameron Diaz) una splendida, quanto improbabile, spalla che con l'evolversi degli eventi scoprirà una parte ancora inesplorata di se stessa, oltre ad una impensabile intesa con il suo inatteso partner.

Arriva in Italia dopo i deludenti risultati ottenuti in patria "Innocenti Bugie", titolo italiano dell'originale "Knight & Day", che riunisce il protagonista di "Top Gun" alla biondina di "Charlie's Angels", dieci anni dopo averli visti duettare insieme per Cameron Crowe in "Vanilla Sky".
La trama è quanto di più scontato si possa immaginare. Non c'è assolutamente nulla di nuovo, tanto che a tratti sembra quasi di assistere ad un film di "Mission: Impossible", se non fosse che "Innocenti bugie" è caratterizzato da una forte vena ironica che invece non vediamo nella trilogia con protagonista Ethan Hunt. Qui Tom Cruise gioca a fare la parodia di se stesso e la Diaz torna a vestire i panni della bella fanciulla, ma ingenua e impacciata, che tanto bene le portò per il lancio della sua carriera.
Insomma, le premesse per ottenere dei buoni risultati al botteghino c'erano tutte: due ex-star in cerca della gloria perduta, ma che calamitano sempre un certo interesse, e una storia di quelle stile "usato sicuro", poco rischio (a livello di sceneggiatura ) ma tanto incasso, equazione tanto in voga ad Hollywood nelle ultime stagioni e che tanto bene ha sempre portato, incentivata dai "re Mida" produttori cinematografici Jerry Bruckheimer e Michael Bay.
Pare che il vento stia cambiando, però, e proprio Bruckheimer è stato il primo a farne le spese con le sue ultime "creature" decisamente sotto gli standard abituali, vedi i recenti "I Love Shopping", "G-Force", "Prince of Persia: Le sabbie del tempo" o "L'apprendista stregone". La lezione è semplice: pare evidente che non si possa più vivere sugli allori, ma piuttosto si rende necessario qualche rischio in più o qualche rischio e basta, perché il pubblico non sembra più propenso a farsi ingannare passivamente.

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Recensione LA SAMARITANA

Recensione la samaritana




Regia di Kim Ki-Duk con Uhl Lee, Ji-min Kwak, Min-jung Seo

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 8,0)

Il titolo "La Samaritana" è particolarmente improprio. Il titolo originale del film è "Samaria" (e così d'ora in poi lo chiameremo in questa sede): la Samaria è una regione dell'antica Palestina distinta dalla Giudea e dalla Galilea, socialmente emarginata rispetto a queste ultime. All'epoca del Nuovo Testamento i samaritani erano vittime di un pregiudizio che oggi non esiteremmo a definire razzista e xenofobo. Nel Vangelo di Giovanni, la donna samaritana incontrata da Cristo così gli si rivolge: "come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?"
La Samaria è la Corea, per Kim Ki Duk. Il regista aveva già descritto, in tutti i suoi film, il suo Paese come una regione sventurata, terra di stupro e di conquista. E la Corea lo è stata. Prima da parte dei cinesi, poi dei giapponesi, infine degli americani. Reietti, derelitti, emarginati, sono i protagonisti del primo cinema di Kim Ki-Duk, anteriore alla svolta costituita da "Primavera, estate, autunno, inverno ...e ancora primavera". Si veda, per tutti, il bellissimo "Address unknown" ("Indirizzo sconosciuto").

"Samaria" (2004) è stato presentato in concorso al Festival di Berlino nel 2004, dove ha vinto l'Orso d'Argento. Nella produzione di Kim, segue "Primavera, estate, ...", e vien subito prima di "Ferro 3" (anch'esso del 2004), ma in Italia "Samaria" è stato distribuito nell'estate del 2005, diversi mesi dopo "Ferro 3" (ha dovuto attendere il successo del film che lo precede, prima del quale nessun film di Kim era stato distribuito, nonché di quello immediatamente successivo. "Ferro 3" aveva vinto, nel 2004, il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia, e fu subito distribuito, sulla scia del successo ottenuto da "Primavera, estate, ...").
Avere chiara la collocazione temporale dell'opera è importante, perché il film – se in parte risente dell'evoluzione stilistica avviata dal suo predecessore – mantiene un'intima relazione con le opere ancora precedenti, di cui conserva forme e modi che il regista coreano abbandonerà solo in seguito, a partire da "Ferro 3". Tra queste forme, oltre alla violenza (non tenuta rigorosamente fuori campo come avverrà in seguito), c'è da registrare un tessuto dialogico pressoché convenzionale (che alle nostre orecchie appare a volte incongruo solo a causa dei difetti di traduzione e di doppiaggio). Solo a partire dal film successivo Kim deciderà di ridurre (o bandire completamente) i dialoghi tra i protagonisti (con tanta insistenza da rischiare la maniera).

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Recensione NAQOYQATSI

Recensione naqoyqatsi




Regia di Godfrey Reggio con -

Recensione a cura di bulldog (voto: 8,5)

Godfrey Reggio è una delle figure di spicco del cinema d'avanguardia statunitense.
Convinto sostenitore dell'inadeguatezza del linguaggio come mezzo espressivo, dopo anni trascorsi in contemplazione e meditazione, cominciò a considerare la creazione di una forma cinematografica massimalista.

Risalgono agli anni '80 le sue prime sperimentazioni di cinema inenarrabile, basate su un massiccio connubio tra musica ed immagini. Il concept di base, seguendo la lezione di Dziga Vertov, era quello di andare a selezionare alcune situazioni della vita reale e di riproporle poi su schermo, senza un filo logico, senza narrazione e creando una sorta di spettacolo visivo.

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