lunedì 28 febbraio 2011

Recensione IL TRUFFACUORI

Recensione il truffacuori




Regia di Pascal Chaumeil con Romain Duris, Vanessa Paradis, Julie Ferrier, François Damiens, Hélèna Noguerra, Andrew Lincoln, Jacques Frantz, Amandine Dewasmes, Jean-Yves Lafesse, Jean Marie Paris, Geoffrey Bateman

Recensione a cura di luisa75

Lo scorso mese di ottobre, al cinema Odeon di Firenze, in occasione del France Odeon - Festival del cinema francese, è stato presentato in anteprima nazionale una commedia sentimentale d'azione, niente affatto mielosa, dal sapore tipicamente frankcapriano, che in questi giorni ritroviamo nelle sale per festeggiare S. Valentino.

Protagonista è il bell'Alex Lippi, un ragazzo trentenne che di professione fa "Il truffacuori", o, per meglio dire, lo sfasciacoppie.

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Recensione OFFSCREEN

Recensione offscreen




Regia di Christoffer Boe con Nicolas Bro, Lene Maria Christensen, Karen Margrethe Bjerre, Christoffer Boe, Jakob Cedergren, Bjarke de Koning, Trine Dyrholm, Mathilde Norholt, Signe Skov, Niels Weyde, Katrine Wiedemann

Recensione a cura di K.S.T.D.E.D.

I cineasti danesi, è cosa nota, sono fuori di testa. Ogni qualvolta ci si avvicina ad una loro pellicola viene istintivo prepararsi a qualcosa di quanto meno insolito. Tuttavia, sistematicamente, non ci si prepara mai a sufficienza e la pellicola di turno finisce per spiazzare lo spettatore. Che piaccia o meno non è rilevante, perché se ne rimarrà sorpresi in ogni caso. "Offscreen", per esempio. Ecco, se Christoffer Boe col suo precedente lungometraggio, "Allegro", confermava quanto scritto sopra, con questo suo "Offscreen" riesce a rendere le prime righe di questo scritto forse anche troppo riduttive.
Il regista l'ha definita un'amabile e cruenta tragicommedia.
Arricchire questa lapidaria descrizione con aggettivi come malsana e claustrofobica sarebbe niente affatto fuori luogo.

Il tutto comincia con Nicolas Bro e Christoffer Boe. Nell'interpretare se stessi, il primo chiede al secondo, regista appunto, come usare una videocamera. È sua intenzione portarla in casa, riprendere ogni secondo della giornata, inquadrando e poi cercando di risolvere i problemi tra lui e la sua compagna Lene (Lene Maria Christensen, che interpreta a sua volta se stessa). Lo strumento però, con l'andare del film, acquisterà un peso sempre maggiore nella vita di Bro, fino a divenire per lui il centro della sua esistenza, tanto che la sua compagna lo abbandonerà, cosa che poi faranno anche tutti i suoi amici, lasciandolo solo con la sua ossessione.

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venerdì 25 febbraio 2011

Recensione MINE VAGANTI

Recensione mine vaganti




Regia di Ferzan Ozpetek con Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Nicole Grimaudo, Lunetta Savino, Ennio Fantastichini, Elena Sofia Ricci, Carolina Crescentini, Ilaria Occhini, Daniele Pecci, Massimiliano Gallo, Bianca Nappi, Paola Minaccioni, Matteo Taranto, Carmine Recano, Gea

Recensione a cura di Corinna Spirito (voto: 8,5)

Tommaso (Riccardo Scamarcio) è un ragazzo che nel corso degli anni ha dovuto nascondere alla sua famiglia gran parte di ciò che è, per poter vivere veramente e seguire i suoi sogni. Ma ora è arrivato il momento di confessare tutto. Tommaso torna a Lecce, la sua città natale, per rivelare ai suoi genitori che negli ultimi anni, a Roma, non ha studiato economia, bensì lettere e che quello che vuole di più dalla vita è poter diventare scrittore e vivere accanto all'uomo che ama. Le buone intenzioni ci sono, peccato che il destino complichi un po' le cose e Tommaso si veda costretto a posticipare le sue dichiarazioni ed a prolungare la sua visita.

Lo spettatore può essere ingannato solo nelle prime scene a credere che "Mine Vaganti" sia un film improntato sulle difficoltà che ancora oggi una persona omosessuale è costretta ad affrontare per essere accettata. In realtà "Mine Vaganti" usa come trampolino di lancio il tema dell'omosessualità, ma poi non si esaurisce in esso, va oltre per sfociare in un'analisi su quanto e come viene accettata la diversità. Quello che è considerato "diverso" cambia di cultura in cultura, di famiglia in famiglia. Ferzan Ozpetek, nello scrivere e dirigere il film, ce ne mostra diversi esempi.
Diverso è Tommaso, che, nato in una famiglia proprietaria di un pastificio, sceglie degli studi "inconsistenti" quali quelli di lettere; diversa è la sua amica Alba (Nicole Grimaudo), unica donna in un ambiente professionale di soli uomini; diversa è la zia Luciana (Elena Sofia Ricci): eccentrica, fin troppo giovanile, nubile. Diversa è la nonna (Ilaria Occhini), che da giovane provò un amore che non poteva essere accettato dagli altri e il ricordo di questo sentimento la accompagna ogni giorno della sua vita. Diversi ovviamente sono tutti gli omosessuali, oltre Tommaso, che durante il film vengono presentati.
La maggior parte di questi personaggi nasconde la propria natura, i propri sentimenti, le proprie passioni e si finge una persona diversa per poter meglio conformarsi al mondo in cui vive, per evitare di deludere le aspettative degli altri. Ferzan Ozpetek, attraverso le battute eleganti dei suoi interpreti, ci fa capire che una condotta simile, una vita fatta di menzogne e segreti è sconsigliata non solo perché conduce a un'esistenza falsa ed inquieta, ma anche perché di giorno in giorno essa porta inevitabilmente a diventare delle mine vaganti.

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giovedì 24 febbraio 2011

Recensione IL FANTASMA DELLO SPAZIO

Recensione il fantasma dello spazio




Regia di William Lee Wilder con Ted Cooper, Tom Daly, Steve Acton, Burt Wenland, Lela Nelson, Harry Landers, Bert Arnold, Sandy Sanders, Harry Strang, Jim Bannon

Recensione a cura di Giordano Biagio

Nella costiera californiana, vicino a Los Angeles, alle 7,19 di una mattina di tarda primavera del 1953, viene avvistato nell'atmosfera, da un centro radar della zona, un luminoso oggetto spaziale che viaggia alla velocità di 8.000 km all'ora, situato a 75.000 piedi di altezza.
L'Ufo utilizza un'energia di tipo magnetico, creando al suo passaggio forti disturbi radio e televisivi; si muove orizzontalmente, cosa che fa escludere l'ipotesi meteorite. I suoi cambi di direzione sono bruschi, improvvisi, tanto da far pensare all'assenza di un piano di volo, e vanno dall'Alaska al polo Nord, dall'equatore a Santa Monica e Vancouver, fino a giungere sul mare a 80 miglia dalla costa di Los Angeles, dove gli aerei della difesa militare arrivano velocemente, ma senza riuscire ad intercettarlo.

Quando tutto sembra terminato e la vita a Los Angeles riprende la sua normalità, le radio e le televisioni, situate in alcuni luoghi della zona, a turno vanno incontro a strani e forti disturbi del segnale, costringendo i gestori di rete a mandare nei punti critici pattuglie mobili con strumenti goniometrici in grado di individuare le sorgenti disturbanti.
Curiosamente, nei luoghi dove sorgono le interferenze, le pattuglie mobili dei gestori di rete finiscono sempre per incontrare quelle della polizia, che interviene per segnalazioni di omicidi o esplosioni. Ciò fa pensare che chi commette l'omicidio o innesca le esplosioni sia in qualche modo anche responsabile dei disturbi alle frequenze di rete.

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mercoledì 23 febbraio 2011

Recensione LA MAISON EN PETITS CUBES

Recensione la maison en petits cubes




Regia di Kunio Katô con Masami Nagasawa

Recensione a cura di Zero00 (voto: 8,0)

Parlare di memoria è quanto di più difficile un artista moderno - qualunque sia l'arte in cui si esprime - possa decidere di fare, senza temere di essere banale o superficiale.
Quando si tratta di cinema, il discorso si fa persino più complicato: la settima arte racchiude, il più delle volte, il meglio delle altre arti, ma non sempre riesce a liberarsi dei loro difetti. Il mondo dell'animazione, ancora di più, può incorrere nel problema della facile comunicabilità, facendo inciampare l'artista e spingendolo, rovinosamente e inesorabilmente, a terra.

Kunio Kato, animatore giapponese, ha scelto forse la strada meno semplice ma più efficace: parlare di memoria attraverso l'uso di musiche e immagini, senza ricorrere a inutili parole.
Il risultato è "Tsumiki no ie", corto d'animazione del 2008, vincitore dell'Oscar come Miglior cortometraggio animato nel 2009.

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martedì 22 febbraio 2011

Recensione IL CIGNO NERO

Recensione il cigno nero




Regia di Darren Aronofsky con Natalie Portman, Mila Kunis, Christopher Gartin, Winona Ryder, Vincent Cassel, Barbara Hershey, Sebastian Stan, Toby Hemingway, Kristina Anapau, Janet Montgomery

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 8,0)

"L'unico vero ostacolo al tuo successo sei tu. Liberati da te stessa!"
Thomas Leroy

Nina Sayers (Natalie Portman) è una ballerina che danza in una compagnia di ballo di New York che sta attraversando un momento di crisi. Abita in casa con l'opprimente madre Erica (Barbara Hershey), che le dedica attenzioni morbose e la tratta come una dodicenne, facendola vivere in una cameretta la cui porta non può essere chiusa a chiave e che è arredata come la stanza di una bambina piuttosto che come quella di una donna di ventotto anni. Tuttavia, Nina sembra felice così. La mattina svolge scrupolosamente i propri esercizi quotidiani, consuma una colazione sana e nutriente per poi recarsi alle prove di ballo, dove mantiene un profilo basso.
Una notte, Nina sogna di essere la prima ballerina di una tenebrosa e inquietante versione de "Il Lago dei Cigni".
Il giorno seguente nella metropolitana nota una ragazza, di cui non riesce a scorgere il volto, che compie dei gesti simili ai suoi in modo quasi speculare.
Quando il direttore artistico Thomas Leroy (Vincent Cassel) annuncia la propria intenzione di sostituire Beth (Winona Ryder), la prima ballerina, e di allestire come spettacolo di apertura della nuova stagione teatrale "Il Lago dei Cigni", Nina spera che il suo sogno diventi realtà. È disposta a tutto pur di ottenere il ruolo di prima ballerina e questo gli viene assegnato da Leroy, malgrado questi si dichiari convinto che la ragazza sia perfetta nel ruolo del Cigno Bianco, ma troppo poco passionale ed erotica per quello del Cigno Nero.
Nina si allena duramente cercando di migliorarsi e di convincere Leroy della propria abilità artistica. Intanto si instaura fra lei e Lily (Mila Kunis), la ragazza che aveva visto nella metropolitana e che è una nuova ballerina della compagnia, un rapporto ambiguo di amore e odio, che la induce a temere che Lily voglia sottrarle il ruolo. Un dualismo analogo a quello che separa e unisce il Cigno Bianco e il Cigno Nero.

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Recensione ARRANGIATEVI

Recensione arrangiatevi




Regia di Mauro Bolognini con Laura Adani, Franca Valeri, Peppino De Filippo, Totò

Recensione a cura di peucezia

Il film uscito nel 1959 con la regia di Mauro Bolognini, regista "impegnato", autore di interessanti bozzetti di tardo neorealismo, è una delle tante incursioni di Totò nella critica sociale affrontata non in maniera indiretta come avviene in alcune pellicole di fine anni Quaranta ("I due orfanelli", "Totò cerca casa") ma con piglio più diretto.
In questa pellicola però il ruolo di Totò è secondario in quanto il protagonista principale è Peppino De Filippo. Il cast è di tutto rispetto e include interpreti teatrali di notevole fama: da Laura Adani a Giusi Raspani Dandolo alla coppia Vittorio Caprioli- Franca Valeri.

La vicenda si apre alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A Roma una pittrice si suicida nella propria abitazione scatenando la caccia all'immobile sfitto. Peppino Armentano, un capofamiglia con suocero e quattro figli a carico e un profugo istriano si aggiudicano la casa al fotofinish.
L'appostamento di Armentano e la corsa sua e dell'altro sfollato presso il Commissariato Alloggi potrebbe suscitare ilarità, ma sarebbe opportuno sottolineare che l'Italia usciva da un conflitto sanguinoso e doloroso. I bombardamenti a tappeto avevano causato danni irreparabili a migliaia di abitazioni generando milioni di sfollati. L'invasione titina nell'Istria poi aveva portato, oltre al dramma ancora ignoto delle foibe, quello più tangibile all'epoca dei profughi per i quali si rese necessario l'esproprio di abitazioni private a bassa densità abitativa.

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lunedì 21 febbraio 2011

Recensione IL VANGELO SECONDO MATTEO

Recensione il vangelo secondo matteo




Regia di Pier Paolo Pasolini con Enrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante, Mario Socrate, Settimio Di Porto, Otello Sestili, Ferruccio Nuzzo, Giacomo Morante, Giorgio Agamben

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 10,0)

"Non crediate che io sono venuto a portare pace sulla terra.
Io non sono venuto a portare pace ma la spada
".

Nel poemetto "Le ceneri di Gramsci", Pasolini pone l'accento sulla contraddizione con la quale viveva il proprio amore per la tradizione rispetto alla propria ideologia marxista. Una contraddizione tra "passione" e "ideologia" in cui il senso religioso del popolo si contrappone all'anelito rivoluzionario, all'ansia di riscatto sociale, in un profondo orrore per i tempi.
Il "Vangelo secondo Matteo" condensa questo ossimoro.

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venerdì 18 febbraio 2011

Recensione MEDEA

Recensione medea




Regia di Pier Paolo Pasolini con Maria Callas, Giuseppe Gentile, Massimo Girotti, Laurent Terzieff, Margaret Clementi, Paul Jabara, Gerard Weiss, Sergio Tramonti

Recensione a cura di Giordano Biagio

Nelle scene iniziali veniamo immersi da uno splendido ambiente solare, del tutto naturale, di grande pace, con limpidi laghi e ordinate capanne: è il luogo incantevole dove è avvenuta la crescita di Giasone, educato e protetto dal centauro poeta di nome Chirone.
Quando Giasone compie cinque anni il centauro gli svela che non è lui il padre e gli racconta quindi tutta la storia mitologica della sua reale provenienza.
Il centauro narra dell'importanza del vello d'oro, appartenente a un Caprone parlante dal pelame d'oro, di origine divina, in grado di volare, che portava fortuna ai re, ed era quindi sempre molto ambito.

Un giorno il Dio Ermete regala il Caprone divino alla Dea Nefele, che regnava sulle nubi, il regalo serviva a difendere dalla morte i figli della donna, che per gelosia erano minacciati dalla Dea Inno. Quest'ultima era la seconda moglie del re Atamante, sovrano di Jolco, figlio di Eolo, Dio del vento, da cui discendeva anche Giasone. Inno era la ex moglie di Eolo.
Il Caprone divino porta al di là delle acque un figlio di Nefele, Frisso, giungendo nella città di Ea, dove il re Eta, figlio del sole, lo accoglie con grazia e sacrifica il Caprone al Dio Zeus per ringraziarlo del dono.
A Jolco il re Atamante viene messo illegittimamente in prigione per gelosie di potere da parte dello zio di Giasone, Pelia e il discendente Giasone, cui spetta l'eredità del trono in quanto discendente di Eolo, viene allevato dal centauro poeta in un'altra tranquilla regione.

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giovedì 17 febbraio 2011

Recensione IL MIO VICINO TOTORO

Recensione il mio vicino totoro




Regia di Hayao Miyazaki con -

Recensione a cura di Zero00 (voto: 10,0)

"Alienazione è un termine che, allontanandoci dal suo significato letterale, viene utilizzato per indicare genericamente il disagio dell'uomo nella moderna civiltà industriale, nella quale l'artificio che gli è proprio lo fa sentire lontano dalle proprie radici naturali. 1"
Una malattia sociale, quindi, contro cui l'animatore giapponese Hayao Miyazaki si è spesso scagliato, tanto a parole quanto nei fatti (i suoi lavori cinematografici) nel corso della sua lunga carriera.

Il distacco da una società industrializzata e artificiale (ritratto di quella giapponese), che spesso spinge i più giovani ad alienarsi da una realtà soffocante e ingerente attraverso il mezzo di televisione, fumetti (i "manga") e videogiochi, è vista dal regista nipponico, vera leggenda in patria ma per molto tempo snobbato in occidente (un certo tipo di riconoscimento lo ha avuto nel 2003 grazie all'Oscar ottenuto per il film "La città incantata" e nel 2005 con il Leone d'Oro alla carriera ricevuto alla Mostra del cinema di Venezia), come un vero e proprio problema ultra-generazionale a cui ha sempre cercato di opporre un riconciliamento con la natura nel più intimo e giocoso dei sensi.
Proprio su questo (la purezza della natura in aperta opposizione con le più corruttrici attività dell'uomo) verte gran parte della produzione dell'artista, a partire da "Nausicaa della valle del vento" ("Kaze no tani no Naushika", in originale) per arrivare al suo ultimo lavoro, "Ponyo sulla scogliera" ("Gake no ue no Ponyo") e passando per "Il mio vicino Totoro" ("Tonari no Totoro"), lungometraggio del 1988 ma approdato nelle nostre sale solo nel 2009.

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mercoledì 16 febbraio 2011

Recensione LA VENDETTA E' MIA

Recensione la vendetta e' mia




Regia di Shohei Imamura con Ken Ogata, Mayumi Ogawa, Rentaro Mikuni, Mitsuko Baisho, Nijiko Kyokawa

Recensione a cura di Francesca Caruso

Dopo aver svolto un periodo di tirocinio presso la Shochiku (major giapponese) con registi come il grande Ozu Yasujiro, il giovane Shohei Imamura ha espresso negli anni '60 il suo talento alla Nikkatsu, major rivale, per poi fondare, dopo alcuni anni, l'indipendente Imamura Production. Imamura ha lavorato incessantemente per un decennio, ma dopo la non ottima accoglienza del film "Il profondo desiderio degli dei" ("Kamigami no fukaki yokubo", 1968) e per lo snervante lavoro fatto con gli attori che, in questo film, lo hanno scontentato (per sua stessa ammissione), il regista ha ripiegato su progetti televisivi, accantonando il cinema. Il ritorno alla regia avviene proprio con "La vendetta è mia" nel 1979, riconfermando il suo notevole talento. Già col suo film d'esordio "Desiderio inappagato" ("Nusumareta yokujo", 1958) aveva dimostrato le sue indubbie qualità ed espresso quelle che diventeranno poi le peculiarità della sua poetica. Un aspetto presente, in questo come in molti altri suoi film, è quello di descrivere le figure degradate della società: i perdenti, gli esseri imperfetti che commettono crimini con l'innocenza e la spontaneità di un bambino, presi da un impulso momentaneo, senza che dietro ci sia alcuna cattiveria straordinaria.

"La vendetta è mia" è il ritratto di un assassino, Iwao Enokizu, che uccide le sue vittime nella foga del momento, spinto da un bisogno istintivo. Alcune delle sue vittime gli fanno del bene, lo amano persino, eppure il desiderio incontrollato lo porta alla cancellazione della vita altrui. Nelle mani di Imamura il crimine smette di essere violento e crudo, divenendo una necessità impellente. Iwao solo in un'occasione non uccide la vittima designata, quando si trova in compagnia della madre della sua donna, assassina come lui, che comprende bene ciò che lo attanaglia dentro. Messo di fronte alla consapevolezza della donna - che gli dice: "Ora vorresti uccidermi, vero?" - Iwao ha un freno momentaneo ma non risolutivo. È lui che alla fine confessa alla polizia i suoi misfatti, autoinfliggendosi la pena, che altrimenti non avrebbe provato. Il racconto che Iwao fa non tralascia emozioni di alcun genere, niente rimorsi, neanche davanti alla presa di coscienza che probabilmente ha ucciso il figlio che portava in grembo la sua donna, Haru Asano, il suo bambino.

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martedì 15 febbraio 2011

Recensione 127 ORE

Recensione 127 ore




Regia di Danny Boyle con James Franco, Kate Mara, Amber Tamblyn, Treat Williams, Sean Bott, Koleman Stinger, John Lawrence, Kate Burton, Bailee Michelle Johnson, Parker Hadley, Clémence Poésy, Fenton Quinn, Lizzy Caplan, Pieter Jan Brugge, Rebecca Olson

Recensione a cura di Luke07 (voto: 7,0)

"La vita è quello che ti succede quando stai facendo altri progetti."
(J. Lennon)

Aron Ralston è un giovane e brillante ingegnere amante delle escursioni in solitaria, alla continua ricerca di nuove e stimolanti sfide. Durante un trekking nel Canyonlands National Park dello Utah, precipita in fondo ad un crepaccio, dove rimane bloccato cinque giorni con mano e parte dell'avambraccio schiacciati da un masso smosso accidentalmente durante la caduta. Quando sembra ormai sopraggiungere la fine, Aron, ormai stremato e disidratato, trova la forza interiore di prendere l'unica soluzione, sebbene estrema, che lo restituisca alla vita.

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Recensione LA TERRA TREMA

Recensione la terra trema




Regia di Luchino Visconti con Antonio Arcidiacono, Maria Micale, Sebastiano Valastro, Antonio Micale, Nelluccia Giammona, Agnese Giammona, Giuseppe Arcidiacono

Recensione a cura di foxycleo (voto: 9,0)

"La terra trema" è un film di Visconti datato 1948; un'opera straordinaria e fondamentale nella storia del cinema italiano, premiata proprio nel 1948 a Venezia con il Premio internazionale per meriti stilistici.

Il film è liberamente ispirato al manifesto verista firmato da Giovanni Verga "I Malavoglia", pubblicato da Treves nel 1881 e ambientato ad Aci Trezza nella seconda metà dell'Ottocento. Nella prefazione al romanzo Giovanni Verga spiega così i propri intenti:
"Questo racconto è lo studio sincero e appassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini del benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliola, vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe stare meglio."

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