mercoledì 31 ottobre 2012

Recensione PULP FICTION

Recensione pulp fiction




Regia di Quentin Tarantino con Tim Roth, Amanda Plummer, John Travolta, Samuel L. Jackson, Bruce Willis, Ving Rhames, Uma Thurman, Harvey Keitel, Christopher Walken,Eric Stoltz, Rosanna Arquette, Maria de Medeiros, Quentin Tarantino, Frank Whaley

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 10,0)

"Perché sentiamo la necessità di parlare di puttanate per sentirci a nostro agio?"
Mia Wallace a Vincent Vega

La polpa di "Pulp fiction".

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martedì 30 ottobre 2012

Recensione IL CONTE MAX

Recensione il conte max




Regia di Giorgio Bianchi con Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Tina Pica, Susanna Canales, Anne Vernon, Juan Calvo, Mino Doro, Marco Tulli, Julio Riscal

Recensione a cura di Federica Ragnini AKA faith81 (voto: 10,0)

"E' che voi venite dal basso!"
L'ambizioso edicolante di Via Veneto, Alberto Boccetti, è il protagonista di questo splendido e riuscito remake del "Signor Max" del 1937, firmato Camerini, il quale, usando toni scherzosi ma sarcastici, descrive le abitudini dell'alta borghesia fine anni '50, attraverso le avventure di un giovane ed umile romano, fortuitamente scambiato per un gentiluomo dal sangue blu.

Alberto lavora presso un'edicola e spesso si intrattiene con il suo caro amico, il Conte Max, nobile decaduto. Quando Alberto gli comunica scoraggiato la partenza per Capracotta, dove dovrà festeggiare il Capodanno come imposto dallo zio, il Conte suggerisce di cambiare itinerario e visitare la bellissima e sofisticata Cortina D'Ampezzo, con tanto di una "puntatita a Chamonix" (cit.Conte Max). Il giovane, rapito dal forte entusiasmo di scoprire una realtà così moderna e facoltosa, decide di ritirare i suoi risparmi e partire alla volta di una vacanza di lusso. Arrivato in Hotel, la sua identità viene scambiata con quella del Conte Max Orsini Varaldo a causa di un cameriere pasticcione, ma questo fraintendimento gli permetterà di conoscere la raffinata e sfuggente Elena, Baronessa di Rivombrosa, e di seguirla in Spagna, insieme alla sua blasonata compagnia di nobili e imprenditori miliardari. Tornato dall'euforica e breve esperienza ispanica, Alberto confida l'accaduto al Conte Max e spera, in cuor suo, di poter rivedere la Baronessa, di cui si è follemente innamorato. Ahimè, la sorte gioca brutti scherzi poiché la governante della Baronessa, la giovane e ben educata Lauretta, in un breve soggiorno a Roma, crede di riconoscere il Conte Max nei panni di Alberto, tornato alla sua vita di giornalaio. Da questo momento, inizia per Alberto una corsa nel dividersi tra il giovane e "cafone" Conte blasonato e l'edicolante squattrinato, nella speranza che Lauretta non riesca a scoprire l'inganno e confidarlo alla sua amata Elena.
Dopo mille sotterfugi ed inganni Alberto dovrà ricredersi sul mondo dei ricchi, realizzando che, a conti fatti, il vero amore, l'affetto e la generosità sono valori ben più nobili degli stemmi impressi nei quadri di famiglia.

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lunedì 29 ottobre 2012

Recensione NACHTLARM

Recensione nachtlarm




Regia di Christoph Schaub con Alexandra Maria Lara, Sebastian Blomberg, Carol Schuler

Recensione a cura di Aenima (voto: 6,0)

Viene rubata un'auto, una vecchia Volkswagen Golf precisamente. Ma non si tratta dell'unico particolare. A bordo della macchina si trova anche un bimbo di 9 mesi, Tim.
Tim non dorme, strilla tutte le notti, ininterrottamente. I suoi pianti portano all'esasperazione i suoi giovani genitori, Livia e Marco, coppia in crisi che, per cercare di recuperare e rafforzare il loro rapporto, aveva ben pensato di dare alla luce un figlio. Detto-Fatto. Ma la nascita del pargolo e le continue notti in bianco li ha schiacciati in un vortice di stanchezza, apatia e incomprensioni.
Ogni notte si ripete lo stesso copione: l'unico palliativo in grado di calmare e far addormentare il piccolo è quello di andare in giro in macchina per le strade del paese.
Ma non dimentichiamoci che è stata rubata un'auto con su un bambino (e ogni tanto verrebbe da dirlo anche ai genitori protagonisti!)

La regia di Schaub ha il merito di riuscire a comporre un film notturno, della durata di una notte, quasi totalmente girato in spazi chiusi e ristretti (interno delle vetture) dove gli attori si muovono in una desolazione assoluta nelle quali sembra addirittura facile trovarsi.
Una caccia, ma non un film d'azione, una sorta di Bildungsroman (romanzo di formazione) visivo, per il quale si intende un percorso di crescita anche se il cammino verso il processo di maturazione interiore dura solo qualche ora. Livia e Marco (Alexandra Maria Lara e Sebastian Blomberg), dopo l'esperienza vissuta, sono comunque cambiati.

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venerdì 26 ottobre 2012

Recensione COSMOPOLIS

Recensione cosmopolis




Regia di David Cronenberg con Robert Pattinson, Paul Giamatti, Jay Baruchel, Kevin Durand, Juliette Binoche, Emily Hampshire, Mathieu Amalric, Sarah Gadon, Jadyn Wong, Samantha Morton

Recensione a cura di Gianluca Pari aka VincentVega1

"Tu non hai mai scopato con Claire se non ne parli con me"

Così diceva Elliot al fratello gemello Beverly, due affermati ginecologi di Toronto, nel film "Inseparabili" ("Dead Ringers"), pellicola del 1989 diretta da David Cronenberg. Il rapporto fra i due era complementare, maniacale, quasi ossessivo. Uno viveva in funzione dell'altro e l'unica cosa che li separava era l'ossessione per il corpo femminile e per l'utero triforcuto, simbolo di malformazione, della loro paziente Claire.

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giovedì 25 ottobre 2012

Recensione PARADISO: FEDE

Recensione paradiso: fede




Regia di Ulrich Seidl con Maria Hofstätter, Nabil Saleh, Natalija Baranova, René Rupnik, Dieter Masur, Trude Masur

Recensione a cura di Fiaba (voto: 8,0)

Maria e (il figlio di) Dio. Una Maria che non è (più) moglie né madre, una Maria come potrebbe essere la nostra solitaria vicina della porta accanto. Maria che, tra una preghiera, un martirio, una seduta spiritual-spiritica, una nenia devota, si presenta (sponsor involontario e sgradito) a clienti putativi da arruolare e benedire con la sua (cosiddetta) Madonna pellegrina. Coppie, anziani, donne, uomini i cui corpi sfatti, martoriati, abbruttiti sono lo specchio di uno squallore sociale e ambientale che funge da cassa di risonanza su un popolo allo sbando che, per (illudersi di) salvarsi, riesce solo ad aggrapparsi a feticci, a riversargli contro le proprie mancanze e necessità, con spasmo finanche morboso e patologico. Maria (intensissima la Hofstätter) è invasata dalla rigidità della propria (?) veduta religiosa, imbrigliata in una mentalità che le si esprime (e tortura) addosso, prigione mentale dell'inferenza clericale nella sfera intima, privata e relazionale, che la rende inabile all'autodeterminazione e alla consapevolezza interiore. L'arrivo del marito, funestato da una malattia fisica e - agli occhi della donna - spirituale (è musulmano) scardinerà la calma apparente e piatta del suo equilibrio.

L'austriaco Ulrich Seidl, al massimo delle sue (sadiche, esangui, spietate) potenzialità, perlustra l'inferno di giorni di ordinaria follia illustrandoli con (am)mirabile asciuttezza stilistico-formale, rigorosa, scevra da compiacimenti e furbizie visive: non ammicca alla perversione, non liscia il voyeurismo suo e nostro. La mano ferma, l'oggettivismo limpido e feroce, Seidl allestisce una straordinariamente lucida visione d'insieme, un'analisi entomologica priva di sbavature, un teatro al contempo grottesco, tragico, comico (e scomodo).
In una realtà così corrosivamente delineata siamo schiavi della manipolazione dell'instrumentum regni, della nostra coscienza plasmata, del nostro appiattito senso critico; schiavi degli oggetti che ci trascinano lontano dall'essenza antropica: alla mercé della sedia a rotelle, della bottiglia di alcool, del cibo, della madonnina (che Maria porta qua e là come una coperta di Linus, come una catena inscindibile, come un prolungamento di sé).
L'approccio della donna verso gli altri è militare, integralista, sempre inflessibile, esso stesso segnato dalle caratteristiche imperialistiche e colonizzatrici della religio: la parola e la verità lei le ha già in tasca, e non le trova mai al di fuori dei sacramenti. Come qualsiasi vestale del fondamentalismo, come qualsiasi altro soldatino sull'attenti: con una pistola in mano e una puntata alla tempia.

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Recensione MOBILE HOME

Recensione mobile home




Regia di François Pirot con Arthur Dupont, Guillaume Gouix, Jean-Paul Bonnaire, Claudine Pelletier, Jackie Berroyer, Anne-Pascal Clairembourg, Gilles Soeder, Eugenie Anselin, Arnaud Bronsart, Catherine Salée

Recensione a cura di Aenima

Simon e Julien sono amici sin dall'infanzia. Da ragazzini sognavano una vita di esperienze ed espedienti, un viaggio interminabile per fuggire alla monotonia della campagna belga. Poi, come succede nelle migliori famiglie, le chimere hanno ceduto il passo ai bisogni di concretezza dettati più dagli schemi sociali preconcetti che non dalla reale volontà dell'individuo (ma del resto è così difficile riuscire a riconoscere il libero arbitrio...).
Eppure qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto: Simon ha fallito i propri studi; Simon ha fallito nel lavoro; Simon ha fallito nell'amore; ed ora trentenne Simon è tornato, punto e a capo, senza futuro né obiettivi. Da dove ripartire se non dall'unica illusione ancora intatta?
Così Simon torna da Julien, torna a batter cassa dai suoi sempre-più-delusi-genitori e utilizza i soldi ottenuti per comprarsi un camper con cui iniziare un viaggio interminabile alla scoperta di sé stesso.

Parte così "Mobile Home", opera prima del belga François Pirot, con un soggetto contenente nel suo incedere un'idea di fondo che, per semplicità ed efficacia, si aggiudica un posto d'onore tra i nostri personalissimi: "Com'è che non ci ho pensato io?".
Se dovessimo imbrigliarlo in un genere non faremmo alcuna fatica: questo film è un road movie, peccato manchi il viaggio (delizioso ossimoro per immagini). Infatti, per cause di forza maggiore, il cammino si interrompe a pochi passi da casa e i due "bamboccioni" (caro ex ministro: Lei aveva ragione) si ritrovano bloccati a riflettere su una scelta impulsiva che appare sempre meno "geniale" con lo scorrere dei giorni.

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mercoledì 24 ottobre 2012

Recensione KILL ME PLEASE

Recensione kill me please




Regia di Olias Barco con Saul Rubinek, Benoît Poelvoorde, Virginie Efira, Aurélien Recoing

Recensione a cura di julian (voto: 8,0)

Aprire con la freddezza di un calcolo matematico è doveroso: un suicidio costa alla società 850 mila dollari in termini di APP (anni produttivi persi, considerando la perdita dei contributi e di produttività di ogni suicida) che, moltiplicato per il numero di suicidi medi annui - 1 milione - dà un buco di 850 miliardi di dollari. E' un dato reale calcolato dall'OMS, nel film attribuito a una ricerca canadese: "fanno sempre ricerche interessanti, questi canadesi".

In un improbabile maniero isolato tra le montagne del Belgio o della Francia, opera il dottor Kruger, con l'intento di "accompagnare" le persone che ne facciano richiesta verso un suicidio dignitoso. La clinica diventa prevedibilmente covo dei personaggi più disparati, tenuti a bada da una squadra di infermieri per i quali unica regola è 'non affezionarsi' e dal serafico dottor Kruger, che sembra essere in grado di controllare una situazione all'apparenza insostenibile. In mezzo ad essi si muove l'ispettrice della finanza, al fine (pare) di valutare la liceità delle operazioni, ancora eticamente inaccettabili.

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martedì 23 ottobre 2012

Recensione ELLES

Recensione elles




Regia di Malgorzata Szumowska con Juliette Binoche, Anaïs Demoustier, Joanna Kulig, Krystyna Janda, Louis-Do de Lencquesaing, Andrzej Chyra, François Civil, Jean-Louis Coullo'ch

Recensione a cura di peucezia

Giornalista matura, con marito e due figli, accetta di svolgere un'inchiesta sul fenomeno della prostituzione tra le studentesse a Parigi per il settimanale femminile "Elle". Due ragazze di diversa estrazione: la bionda polacca Alicja e la francese Charlotte detta Lola si offrono di raccontare la loro storia.

Il racconto del vissuto delle due giovani donne sconvolge la psiche della giornalista, spingendola a inseguire invano una sessualità e un approccio meno borghese.
Scene quasi softcore si susseguono al processo lento e traumatico che la giornalista Anne (Juliette Binoche) vive.

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Recensione WELCOME TO THE RILEYS

Recensione welcome to the rileys




Regia di Jake Scott con Kristen Stewart, James Gandolfini, Melissa Leo, Lance E. Nichols, David Jensen

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,5)

Il figlio del famosissimo Ridley Scott si è messo in testa di fare il regista.
Non c'è nulla di male nel seguire le orme del proprio padre, ma è opportuno seguirle BENE per riuscire ad avvicinarsi alla magnificenza professionale di un genitore. Una volta lasciati i videoclip dei Cypress Hill, dei Rolling Stones e dei R.E.M, il giovane Scott si appresta a dirigere questo film dalle molte luci ma (aimè) dalle altrettante ombre.

La storia di Doug che non è mai riuscito a superare la morte della giovane figlia, si incrocia con quella di Mallory, ballerina di lap dance di New Orleans. Dopo questo breve ma significativo incontro, Doug decide di aiutare Mallory come si aiuterebbe una figlia, coinvolgendo anche sua moglie Lois.

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lunedì 22 ottobre 2012

Recensione THE WEDDING PARTY

Recensione the wedding party




Regia di Leslye Headland con Kirsten Dunst, Isla Fisher, James Marsden, Adam Scott, Lizzy Caplan

Recensione a cura di JackR

La scena di ballo - possibilmente in coda al film - è un luogo comune sempre più ricorrente e tipicamente è la spia di un prodotto non riuscito che si gioca la sua ultima carta mostrando gli attori/personaggi intenti in danze volutamente eccessive per chiudere su una nota divertente e sperare che quella sia la sensazione che il malcapitato spettatore associ definitivamente al film.

Non fa eccezione "The Wedding Party" (titolo originale: "Bachelorette"), che cavalca l'onda recente dei film ambientati a ridosso dei matrimoni, in cui la riunione degli amici dello/a sposo/a mette in serio pericolo il buon esito della cerimonia, salvo poi riuscire a risolvere tutto all'ultimo momento e infine (magari) scatenarsi in un ballo al ritmo di qualche vecchio successo pop semi-dimenticato da usare anche nei titoli di coda (è il turno di "I'm Gonna Be 500 Miles" dei Proclaimers).

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Recensione IL PRESAGIO

Recensione il presagio




Regia di Richard Donner con Gregory Peck, Lee Remick, David Warner, Billie Whitelaw, Harry Stevens

Recensione a cura di Fulvio Baldini aka peter-ray (voto: 9,0)

Robert Thorn è un importante diplomatico americano, e sua moglie, Kathryn, da diverso tempo cerca di avere un figlio. Dopo aver abortito due volte anche questa terza gravidanza non va a buon fine. Il loro bambino nasce morto. Mentre Kathryn è ancora in stato di incoscienza in ospedale, Padre Spiletto suggerisce a Thorn di adottare un bambino appena nato che ha perso i genitori.
Addolorato per la perdita subita, Thorn, nonostante non gli venga rilevato molto sulle origini di questo bambino, accetterà l'offerta e deciderà di non dire nulla a sua moglie, lasciandole credere che sia il suo figlio naturale. Comincia così la vicenda del diabolico Damien, allevato dalla facoltosa coppia che è del tutto ignara della sua reale natura malvagia.

Più volte il cinema nella sua storia ha raccontato Satana come personificazione del male, non riferendosi quindi all'iconografia classica che lo vede come figura antropomorfa dalla pelle rossa con le corna sulla testa, ma bensì da una figura umana convenzionale. Tanto per citare alcune opere, abbiamo visto una magnifica interpretazione di Robert De Niro in "Angel Heart - Ascensore per l'inferno", quella di Al Pacino ne "L'Avvocato del diavolo", Rosalinda Celentano ne "La Passione di Cristo" fino a Tom Waits nel più recente fantasy "Parnassus".
Molteplici sono le interpretazioni che sono intercorse fino ai nostri giorni del termine "Anticristo" che nella cultura moderna ancora lascia aperti dibattiti su cosa realmente rappresenti. Alcuni lo identificano in una persona (il falso profeta), altri invece lo attribuiscono a un atteggiamento etico e filosofico costituito da una sorta di relativismo morale su cui si gettano le ideali fondamenta per l'avvento dello smarrimento e della menzogna.

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venerdì 19 ottobre 2012

Recensione VOGLIAMO ANCHE LE ROSE

Recensione vogliamo anche le rose




Regia di Alina Marazzi con Anita Caprioli, Teresa Saponangelo, Valentina Carnelutti

Recensione a cura di peucezia

Alina Marazzi si è segnalata per un delicato documentario in memoria della tragica e prematura scomparsa della mamma "Un'ora sola ti vorrei" e si è successivamente conquistata un posto d'onore nel mondo del documentario dedicandosi principalmente al mondo delle donne.

"Vogliamo anche le rose" esce nel 2007 a trent'anni dalle scene conclusive del film documento.

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giovedì 18 ottobre 2012

Recensione REALITY

Recensione reality




Regia di Matteo Garrone con Aniello Arena, Loredana Simioli, Claudia Gerini, Ciro Petrone, Nunzia Schiano, Nando Paone, Graziella Marina, Paola Minaccioni, Rosaria D'Urso, Giuseppina Cervizzi, Vincenzo Riccio, Salvatore Misticone

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 9,0)

"Reality" è un film invischiato con la realtà, un film terreno: ma inizia e finisce in aria. Si apre con un piano-sequenza aereo, e termina con un dolly smisurato, che da plongée sul protagonista Luciano nel cortile della Casa del Grande Fratello sale nel buio della notte, allontanandosi fino ad altezza vertiginosa, e isolando la sagoma della Casa illuminata a giorno fra le luci deboli e sempre più distanti della realtà.

L'ultima inquadratura di "Reality" cita, coniugandole fra loro, le inquadrature finali di due grandi film: "Solaris" di Tarkovskij (1971) e "C'era una volta in America", capolavoro di Sergio Leone (1984). La Casa del grande fratello come la dacia in cui il protagonista di "Solaris" ritrova il padre, isolata nell'immensità del magma pensante del pianeta Solaris?... Oppure, la fumeria d'oppio in cui, in "C'era una volta in America", si rifugia Noodles-De Niro, per sognarvi, forse, l'intera vicenda del film - e sorridere beato, nell'oblio catartico in cui sembra essergli concessa una felicità?

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