venerdì 27 settembre 2013

Recensione PORCO ROSSO

Recensione porco rosso




Regia di Hayao Miyazaki con -

Recensione a cura di G.S.Nikita

Sesto lungometraggio di Hayao Miyazaki, maestro indiscusso dell'animazione giapponese, "Porco Rosso" è una favola che non delude. Ambientato in Italia nel 1929, anno della grande depressione, il film ha come sfondo la crisi e il fascismo, senza che questi diventino mai il suo punto focale.

Protagonista è Marco Pagot, abile aviatore, rimasto vittima di un maleficio che lo ha condannato ad assumere le sembianze di un maiale antropomorfo. Ex eroe di guerra, ha lasciato l'aeronautica e adesso è ricercato dalla polizia segreta fascista. Sulla sua testa pende un mandato di cattura per non collaborazione antistatale e (tra l'altro) per il crimine d'essere un maiale di sfrontata indolenza. Continua però a volare sul suo idrovolante rosso, perché "un maiale che non vola è solo un maiale", dice. Si guadagna da vivere come cacciatore di taglie, ma non fa uccisioni.
Per sfuggire a Porco le varie bande di malfattori creano l'"Alleanza dei Pirati del Cielo" e assoldano un pilota americano, tale Donald Curtis, perché lo affronti. Quando i due si scontrano, l'idrocaccia vermiglio, già bisognoso di manutenzione, ha la peggio. Il nostro maiale si reca quindi a Milano dalla ditta Piccolo SPA per le riparazioni. Qui incontra Fio, giovane nipote del proprietario e ingegnere provetta. Sarà lei ad occuparsi dell'idrocaccia, e deciderà di seguire Porco nelle sue avventure sull'Adriatico.

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mercoledì 25 settembre 2013

Recensione I RAGAZZI DEL REICH

Recensione i ragazzi del reich




Regia di Dennis Gansel con Dennis Gansel, con Max Riemelt, Tom Schilling, Jonas Jägermeyr, Leon Alexander Kersten

Recensione a cura di dubitas (voto: 9,0)

"Napola - I ragazzi del reich" ("Elite für den Führer") è un film di denuncia del periodo nazista diretto da Dennis Gansel, in uno dei suoi primi esordi dopo la commedia "Ragazze pom pom al tom" del 2001. Senz'altro questo film rappresenta l'inizio di una carriera cinematografica e l'interesse per un genere, quello drammatico, a cui darà sempre più spazio nelle sue opere successive (pensiamo a "l'Onda - die Welle" del 2008).

Il film segue le vicende di Friedrich Weimer un ragazzo di famiglia povera, che decide di entrare in una scuola di addestramento per i giovani "Fuhrer", la Napola, dove riesce ad affermarsi grazie alle sue rare abilità fisiche e sportive (in particolare in pugilato. La Napola rappresenta la giusta occasione per evadere da quel clima familiare e da quel destino impellente che gli era stato già assegnato dalla vita, quello di diventare il proprietario di una fattoria con il suo piccolo fratello).
E' proprio qui che Friedrich matura le sue prime idee sulla realtà che lo circonda e diventa consapevole di quanto inumano e crudele sia l'ambiente in cui vive, un ambiente che istiga alla perenne competizione e alla violenza. Sarà il suo amico Albrech, figlio del governatore, ragazzo estremamente sensibile ed intelligente, a fornirgli gli strumenti per comprendere la verità sull'orribile storia che si sta consumando davanti ai loro occhi. Una storia che li vede non partecipi, ma proprio protagonisti.

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martedì 24 settembre 2013

Recensione ADULTERIO ALL'ITALIANA

Recensione adulterio all'italiana




Regia di Pasquale Festa Campanile con Nino Manfredi, Catherine Spaak, Maria Grazia Buccella, Akim Tamiroff, Vittorio Caprioli, Mario Pisu, Tullio Altamura, Gino Pernice

Recensione a cura di peucezia

Pasquale Festa Campanile, regista e scrittore che sarà al culmine della carriera nella seconda parte degli anni Settanta per poi interrompere a causa della morte prematura, firma questa divertente commedia degli equivoci che riprende per la girandola di situazioni le pochades alla francese nel 1966, un anno abbastanza cruciale perché segna il passo tra la prima parte degli anni Sessanta di boom economico ma di relativo provincialismo e la seconda che sente il fiato corto della crisi e nel contempo si apre a realtà meno chiuse e internazionali.

Il titolo della pellicola "chiude" una sorta di trilogia di situazioni sentimentali nostrane, aperta da Germi con il suo "Divorzio all'italiana" nel 1961 e seguita due anni dopo da film di De Sica "Matrimonio all'italiana" con l'inossidabile Sophia Loren.
L'allusione alle due pellicole precedenti nasce dall'enfasi data dalle soluzioni fantasiose che l'italiano ingegna in ogni occasione, compresa quella del rapporto di coppia "scoppiata".

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lunedì 23 settembre 2013

Recensione THE EAST

Recensione the east




Regia di Zal Batmanglij con Alexander Skarsgård, Ellen Page, Julia Ormond, Brit Marling, Toby Kebbell, Patricia Clarkson, Shiloh Fernandez

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,5)

"Noi siamo The East, non ci importa quanto siate ricchi, vogliamo che tutti i colpevoli provino sù loro stessi l'orrore dei proprio crimini... Mentiteci... Vi mentiremo... Spiateci... Vi spieremo... Avvelenateci, vi avveleneremo. Cominceremo la nostra opera di terrorismo globale attaccando nei prossimi sei mesi tre note multinazionali... E questo è solo l'inizio".

"The East" è il secondo lungometraggio del regista Zal Batmanglij, pellicola che narra le gesta di un pericolosissimo gruppo di eco-terroristi il cui unico scopo è quello di colpire le corporazioni più potenti che stanno distruggendo il pianeta.

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venerdì 20 settembre 2013

Recensione CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO

Recensione che strano chiamarsi federico




Regia di Ettore Scola con Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Giacomo Lazotti, Giulio Forges Davanzati, Ernesto D'Argenio, Emiliano De Martino, Sergio Rubini, Vittorio Viviani, Fabio Morici, Carlo Luca De Ruggieri, Sergio Pierattini, Andrea Salerno

Recensione a cura di kowalsky (voto: 5,0)

C'è un momento davvero magico, nel film di Scola, quando tre dei più grandi attori scomparsi del nostro cinema partecipano ai provini del famigerato "Casanova", offrendo ciascuno la propria versione sulla figura del nobile veneziano. Ora vaga, goffa, eccessiva, teatrale, confusa o semplicemente utopica.
Ugo Tognazzi dichiara già la sua sconfitta per le differenze d'altezza con il "vero" Casanova, Alberto Sordi punta sull'effetto grottesco da grande schermo - citando a modo suo il "suo" Nerone e magari pensando al futuro Marchese Del Grillo - e Vittorio Gassman, istrionico più che mai, libera la sua maschera ammettendo che forse il personaggio è troppo accomodante e "romantico" per lui. La libertà di scelta, ovviamente, a Federico Fellini che scelse per il suddetto ruolo un'inquietante, ambiguo Donald Sutherland.

E' come assistere alla tardiva celebrazione (riesumazione?) di tre grandi artisti scomparsi, con l'aggiunta obbligatoria di un grande cineasta. Non è come credere di vedere la morte di un certo cinema Italiano?
A ricordare la figura di Fellini è facile cadere nella trappola agiografica di un Cinema che ha trionfato nel sogno ed altro ancora (Micheal Gondry, David Lynch? Che ne avrebbe pensato il regista italiano?), di personaggi-caricatura che fanno perno a un immaginario che soddisfa il ludismo della finzione scenica cinematografica. E proprio per questa sua caratteristica è evidente che la mise in scena, contrariamente a quanto dicono in giro, sia proprio tutto ciò che ci si aspetta e, aggiungiamo, più di quanto siamo disposti a sopportare.

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giovedì 19 settembre 2013

Recensione RUSH

Recensione rush




Regia di Ron Howard con Chris Hemsworth, Daniel Bruehl, Olivia Wilde, Christian McKay, Pierfrancesco Favino, Natalie Dormer, Alexandra Maria Lara, James Michael Rankin, Jensen Freeman

Recensione a cura di JackR

1 agosto 1976. Niki Lauda, campione del mondo in carica e  in testa al mondiale di Formula 1, esce di pista sul circuito del Nurburgring. Le gravi ustioni riportate nell'incidente non lo fermano: dopo soli 42 giorni, torna in pista per difendere il titolo, mentre James Hunt, che aveva faticato con la McLaren fino a quel momento, approfitta dell'assenza di Lauda per recuperare terreno in classifica. L'ultimo gran premio in Giappone, in condizioni meteorologiche proibitive, si rivela decisivo per le sorti del Mondiale...

Ron Howard non è nuovo a film tratti da sensazionali episodi di cronaca della storia contemporanea: "Apollo 13", A Beautiful Mind", " Frost/Nixon": la scelta di raccontare episodi ampiamente documentati anche con materiale audiovisivo - l'incidente di Lauda viene ricostruito e mostrato esattamente come nel filmato del vero incidente - fa di Ron Howard un curioso storico moderno, capace di scegliere gli eventi da ricordare e tramandare nella forma che meglio rispecchia la sua visione della natura umana.

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mercoledì 18 settembre 2013

Recensione I GUERRIERI DELLA NOTTE

Recensione i guerrieri della notte




Regia di Walter Hill con David Harris, Michael Beck, Deborah Van Valkenburgh, James Remar, Thomas G. Waites, Mercedes Ruehl, Dorsey Wright

Recensione a cura di The Gaunt (voto: 10,0)

Cyrus, capo della più potente banda di New York, i Riffs, organizza un raduno di tutte le bande giovanili della città per porre fine alle continue sfide fra di loro e creare un fronte unitario e compatto contro la polizia. Durante il discorso il capo dei Riffs viene ucciso dal leader di una banda rivale, facendo ricadere la colpa sui Warriors. L'episodio scatena, in modo incontrollabile, spietate rappresaglie contro di loro e mette in moto una inarrestabile spirale di violenza.

Walter Hill prima di dirigere "The Warriors" era in un certo senso un regista in rampa di lancio. Fattosi notare con due pellicole, L'eroe della strada con Charles Bronson, poco fortunata al botteghino e subito rimediato, commercialmente parlando, con il successivo "Driver" con Ryan O'Neil e omaggiato oltre trent'anni più tardi da Nicholas Winding Refn con il quasi omonimo "Drive".
Hill opera un adattamento di un romanzo di Sol Yurick del 1965 intitolato appunto The Warriors, storia di una gang giovanile che da Coney Island giungono al Bronx per un maxi raduno di bande per poi essere costretti ad un difficile e lungo percorso di ritorno, costellato dalla fine della tregua e da un'autentica caccia all'uomo fino a Coney Island, il loro territorio di appartenenza.

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martedì 17 settembre 2013

Recensione THE EXPERIMENT

Recensione the experiment




Regia di Paul Scheuring con Adrien Brody, Forest Whitaker, Cam Gigandet

Recensione a cura di dubitas (voto: 7,0)

Un gruppo di persone decide di rispondere ad un invito su un giornale, riguardo ad un progetto di ricerca. Questo progetto prevede la partecipazione di 20 uomini (10 guardie e 10 prigionieri) ad un esperimento in un carcere.
L'obbiettivo primario è quello di testare le reazioni dei prigionieri e vedere come si comportano di fronte a situazioni difficili, privati dei loro diritti, sottomessi ad un'autorità più alta.
Purtroppo la situazione si deteriora progressivamente in quanto le guardie, colte da un "abuso di potere", decidono di comportarsi non da semplici "guardie", ma da crudeli dittatori. Chi vincerà? Travis (Adrien Brody), l'audace e ribelle prigioniero, oppure lo spietato Bay (Maggie Grace), il represso grassone che si compiace umiliando le sue vittime, spalleggiato a spada tratta dai suoi fedeli?

"The experiment" è il remake americano di un film tedesco "Das Experiment" (2001) diretto da Oliver Hirschbiegel. Il regista Paul Scheuring decide di riportare sugli schermi una storia simile, ma più al passo coi tempi. E' infatti chiaro che il prequel, pur essendo di indubbia bellezza e profondità, risultava un po' obsoleto, se non altro per la sua lunga durata, oltre che semi-sconosciuto. Questo chiaramente non significa che il remake superi in bellezza il prequel, anzi ci troviamo nella rara situazione in cui i due si eguagliano.

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lunedì 16 settembre 2013

Recensione BLING RING

Recensione bling ring




Regia di Sofia Coppola con Israel Broussard, Emma Watson, Taissa Farmiga, Katie Chang, Georgia Rock

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 6,5)

Ispirato ad un fatto realmente accaduto (ma più specificatamente ad un articolo di "Vanity Fair"), "Bling Ring" è un film diretto da Sofia Coppola (premio Oscar per "Lost in Translation - L'amore tradotto") dove sono narrate le gesta di un gruppo di giovani che, svaligiando diverse abitazioni di vip, si ritrovano per le mani un cospicuo bottino dal valore di svariati milioni di dollari (3 milioni per l'esattezza).
Ciò che Sofia Coppola mette in risalto, o meglio tenta di mettere in risalto, sono le cattive abitudini di un mondo che di certo non è alla portata di tutti: feste sfarzose, ville appariscenti, automobili di lusso abbandonate con le portiere aperte, abiti firmati, montagne di contanti... insomma tutto il meglio dei vizi della Los Angeles hollywoodiana.

In questo contesto si muovono i giovani protagonisti della vicenda: controllano l'indirizzo di casa del vip che su internet annuncia una sua assenza da LA e, dopo una breve riunione per escogitare il metodo per entrare, si recano nell'abitazione della famosa vittima, svaligiandola a più non posso.

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venerdì 13 settembre 2013

Recensione L'INTREPIDO

Recensione l'intrepido




Regia di Gianni Amelio con Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli

Recensione a cura di kowalsky (voto: 5,0)

"E' UN INNO ALLA DIGNITA' DELL'UOMO, LA STORIA DI UN PERSONAGGIO CANDIDO CHE FA UN MESTIERE CHE E' LA QUINTESSENZA DEL PRECARIATO ODIERNO"

Gianni Amelio crede nelle sue storie. E' un regista che fa del rigore formale la sua arma vincente. E colpisce spesso nel segno, grazie a un lirismo che accentua le emozioni senza svilire quasi mai forma e contenuto. Nessuno gli chiederà ogni volta di "colpire al cuore" (nonostante il suo penultimo film, ricco di immagini memorabili, sia passato del tutto inosservato) ma almeno di preservare la Poesia in qualcosa di diverso da una scontata miniatura. Strano, da un cinema che fa della contemporaneità il suo ingrediente principale (la crisi economica europea e soprattutto Italiana) il risultato del suo promettente "L'intrepido" è piuttosto anacronistico, tanto da costringerci a confutare i modelli alti del passato, da Visconti al De Sica-Zavattini di "Miracolo a Milano", da Chaplin a Luigi Zampa (ricordate "Anni facili"?).
Ed è come se noi stessi, sopraffatti da una crisi economica che perdura da anni, ci trovassimo in difficoltà a doverci identificare con il Totò di "Miracolo a Milano", o il pensionato di "Umberto D". Figuriamoci con la figura sorprendente e riconoscibile di Charlot o la comicità imbelle di Buster Keaton!

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giovedì 12 settembre 2013

Recensione TOUCHY FEELY

Recensione touchy feely




Regia di Lynn Shelton con Ellen Page, Rosemarie DeWitt, Josh Pais, Scoot McNairy, Ron Livingston, Allison Janney

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 6,0)

Lynn Shelton (regista di "Humpday - Un mercoledì da sballo") si cimenta con questa comedy-drama dal basso profilo e dai contenuti un po' troppo scarni.
Ci viene narrata la storia di Abby (Rosemarie DeWitt), massaggiatrice hippy dallo spirito libero e dalla voglia di "connettersi" con le persone. Felice e spensierata, Abby divide le sue giornate tra un centro massaggi (dove lavora) e il suo fidanzato (Scoot McNairy). Un giorno però capita l'inaspettato: Abby perde il suo tocco "magico" a causa di un malore psichico che non riesce a spiegare. Contemporaneamente suo fratello Paul (Josh Pais), che fino a poco prima era alle prese con il fallimento del suo studio dentistico, si ritrova inspiegabilmente con uno strano "dono" nelle mani. Infatti, grazie al suo tocco riesce ad alleviare il dolore ai suoi pazienti. La voce si sparge, anche grazie alla complicità di sua figlia (Ellen Page), che è peraltro la sua assistente, e la fama da guaritore di Paul si spande a macchia d'olio. Tutto questo però porterà i personaggi a confrontarsi tra di loro ed a riaprire vecchie ferite che il tempo evidentemente non ha mai rimarginato.

Dalla trama decisamente interessante, "Touchy Feely" si perde moltissimo in una narrazione piatta e in una sceneggiatura troppo complessa per questo tipo di pellicola. Per finire, persino la regia di Lynn Shelton risulta poco scorrevole e con inquadrature fine a loro stesse. Il film ha un impianto narrativo tipico delle pellicole indipendenti e l'intento lo si potrebbe anche apprezzare, ma l'ossessione di voler fare un qualcosa di complesso e "d'autore" porta "Touchy Feely" ad una sorta di harakiri artistico.
Ciò che non funziona sono proprio i personaggi dal profilo psicologico complicato, ma appena appena accennato, senza alcun approfondimento. Abby e Paul sono due figure che avrebbero meritato un'analisi più approfondita, soprattutto il secondo, che da tipo schematico cerca in tutti i modi di avere un contatto informale con le persone. Oppure la figura di Jenny, la figlia di Paul, ragazza che trascorre i suoi anni post-adolescenziali ad aiutare il padre al lavoro, in un certo senso sente il peso delle responsabilità sulle sue spalle e cerca disperatamente di nascondere quell'animo fanciullesco che non le è mai stato permesso di esibire.
La stessa Abby è un personaggio importante, ma toccato solo superficialmente, non c'è dato sapere quali traumi o quali incertezze si nascondano dentro di lei. Inoltre, gli sviluppi narrativi non danno la minima emozione e a lungo andare (causa un ritmo decisamente fiacco) potrebbero causare una certa apatia nello spettatore.

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mercoledì 11 settembre 2013

Recensione SACRO GRA

Recensione sacro gra




Regia di Gianfranco Rosi con -

Recensione a cura di kowalsky

Ma cosa avranno mai in comune un nobile piemontese dal linguaggio saccente che vive con la figlia, un botanico alla ricerca del rimedio per liberare le palme dall'invasione delle larve divoratrici (!!!), un principe nel suo castello adibito a diverse funzioni (teatro, set cinematografico, ecc.), un barelliere del 118, un anguillaro che vive nel Lungotevere tra i pochi rimasti?
E ancora, due strane donne che conversano in macchina e un maturo attore di fotoromanzi?
Vivono tutti nel Grande Raccordo Anulare, il GRA, l'autostrada urbana più estesa d'Italia (70 km).

Gianfranco Rosi, già autore di documentari molto apprezzati dalla critica, dal respiro - diciamo "universale", realizza con "Sacro GRA" una docu-fiction che, di fatto, libera le labili barriere tra cinema e documentario.
La sorprendente caratteristica del film è la sua indubbia capacità di unire la sperimentazione ad una certa corrente popolare, grazie a una galleria di personaggi "osservati" nella loro dimensione diurna/notturna, e "quasi" privata.

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