giovedì 27 febbraio 2014

Recensione I FANTASMI DI SAN BERILLO

Recensione i fantasmi di san berillo




Regia di Edoardo Morabito con Orazio Rapisarda, Cioccolatino, Holly, Rosaria, Francesco Grasso, Giuseppe, zio Franco, Vincenzo Spampinato

Recensione a cura di Stefano Santoli

Archeologia di un'Italia che non c'è più. Un'Italia miserabile ma viva, orgogliosamente estranea ai valori del perbenismo borghese.
San Berillo è un quartiere di Catania, una Catania che forse nemmeno tutti i catanesi, oggi, conoscono. Cortili ricettacolo di immondizie, vicoli unti di piscio, umilissimi interni e muri scalcinati e collassati. Qualcuno si aggira, come alla ricerca di reliquie, a caccia di qualche paradossale reperto "archeologico", in questo lembo marcio dove un licenzioso passato è sospeso come in un presente fuori dal tempo. Tagliato via dalla Storia e dal resto del mondo. San Berillo oggi è un ghetto superstite, dove, come fantasmi, si aggirano figure decrepite di un passato che si ostina a sopravvivere, e rivendica spesso con orgoglio la propria alterità. Quello di queste anziane prostitute, anziani clienti nostalgici, travestiti che recitano ancora su non si sa quale ribalta, è un vitalismo consunto come le loro carni, eppure fiero.
Lo spettatore (borghese) assiste con la mente inevitabilmente rivolta ai vicoli della Genova di De André, e alla periferia romana di Pasolini. Pasolini: che di quest'Italia reietta è stato grande cantore e che luoghi del genere li frequentava, in una Roma profondamente diversa da quella attuale.

L'Italia meridionale è ancora costellata di luoghi di simile atmosfera, che sopravvivono anche nel cuore dei centri storici (dalla Vucciria di Palermo a Bari vecchia, ai quartieri spagnoli di Napoli). Nessuno di questi luoghi è probabilmente come San Berillo. San Berillo appare estremo e fuori dal mondo, alieno. Con 30.000 veri e propri deportati ha vissuto negli anni '50 il più grande sventramento urbanistico in Italia dopo la seconda guerra mondiale. Di quell'episodio vediamo alcuni filmati di repertorio. Il film è percorso da un controcampo documentale di matrice classica (immagini d'archivio unite a interviste). Ma anche dopo la legge Merlin del '58, San Berillo è rimasto un quartiere a luci rosse. Affacciate sulla soglia di interni che danno su vie desolate e deserte, ancora oggi prostitute e trans attendono i clienti che li vanno a trovare.

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mercoledì 26 febbraio 2014

Recensione SNOWPIERCER

Recensione snowpiercer




Regia di Bong Joon-ho con Kang-ho Song, Chris Evans, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, John Hurt, Ed Harris

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 8,0)

This train...carries saints and sinners
This train...carries losers and winners
This train...carries whores and gamblers

Bruce Springsteen, "Land of hope and dreams"

2031. L'umanità è stata quasi spazzata via da una improvvisa era glaciale, causata da un avventato tentativo di rimediare al global warming causato dall'umanità stessa. Gli unici sopravvissuti vivono a bordo di un treno, una specie di Arca di Noè della società umana, lo Snowpiercer, che corre intorno alla terra traendo energia da un motore perpetuo. Sul treno la società umana è suddivisa in classi: i derelitti nelle ultime carrozze, carri bestiame dove si vive come in un campo di concentramento, mentre nei lussuosi vagoni anteriori, che vedremo nella seconda parte del film, vivono pochi privilegiati che hanno preso il potere. Nelle ultime carrozze cova una rivolta. Verrà capeggiata da Curtis, sorta di eletto prescelto per una rivoluzione imminente.

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venerdì 21 febbraio 2014

Recensione SMETTO QUANDO VOGLIO

Recensione smetto quando voglio




Regia di Sydney Sibilia con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Lorenzo Lavia, Neri Marcorè, Stefano Fresi

Recensione a cura di alexava (voto: 6,0)

Di film che cadono nel dimenticatoio ce ne sono una marea. Magari ci sono grandi storie che non trovano il giusto talento per essere raccontate, e si ritrovano appiattite da regie inconsistenti e interpretazioni ridicole. Oppure il contrario: film da enormi budget, grandi effetti speciali, attori fighissimi, belle regie, ma quando vai alla sostanza, senti solo un lontano frinire di grilli. Beh, "Smetto Quando Voglio" non rientra in nessuna di queste categorie, perché non è un film che dimentichi dieci minuti dopo averlo visto: ha una fortissima personalità, tante belle idee, tante belle trovate, ma anche tante e tante ingenuità, alcune così plateali da farti cascare le braccia.

La storia è quella di un gruppo di ricercatori che, stanchi di vivere come falliti e frustrati dal quotidiano spreco del loro talento, decidono di intraprendere una carriera estrema. Decidono così di sintetizzare una nuova droga e di proporla sul mercato di sostanze stupefacenti. Il bizzarro team è composto da: Alberto, chimico lavapiatti di un ristorante cinese; Mattia e Giorgio, folli latinisti benzinai alle dipendenza di un bengalese; Bartolomeo, economista irremovibilmente convinto che sia possibile contare le carte a poker; Andrea, antropologo e aspirante meccanico; infine Arturo, un archeologo timido ed erudito.
Il gruppo è capitanato da Pietro, un neurobiologo sfortunatamente interpretato da Edoardo Leo, alla disperata ricerca di un finanziamento per i suoi studi, che si ritrova in situazioni surreali con un rettore che millanta varie conoscenze tra la Prima e la Seconda Repubblica e un gruppetto di svogliati adolescenti a cui dà ripetizioni nel tempo libero, ma da cui non vede un soldo.
Convive con Giulia, la sua rigida e sospettosa fidanzata che lavora in un centro sociale per il recupero di tossicodipendenti.
E questa è la prima parte del film: La presentazione di tutti i personaggi, l'idea di una nuova droga, e lo spaccio di questa: praticamente la prima stagione di "Breaking Bad". Nella seconda, naturalmente, ci sono tutti i casini che derivano dalle loro scelte pericolose e disperate. La malavita che si accorge della loro impresa, e la reazione di Pietro.

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martedì 18 febbraio 2014

Recensione THE BUTLER - UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA

Recensione the butler - un maggiordomo alla casa bianca




Regia di Lee Daniels con Forest Whitaker, John Cusack, James Marsden, Jane Fonda, Robin Williams, Alan Rickman, Lenny Kravitz, Alex Pettyfer, Jesse Williams, Liev Schreiber, Minka Kelly, Nelsan Ellis, Terrence Howard, Cuba Gooding Jr., Vanessa Redgrave, Mariah Carey, Melissa Leo

Recensione a cura di peucezia

Uscito in Italia all'inizio dell'anno il film si inserisce in quel filone di cinema impegnato che mostra all'America del secondo mandato di Obama il peccato originale della segregazione razziale.

Protagonista della storia è Cecil Gaines ispirato alla figura di Eugene Allen, in servizio alla casa Bianca per un trentennio. Bambino, sul finire degli anni venti, vive con madre e padre nelle piantagioni del Sud, dove la vita sembra essersi fermata a metà ottocento, quando era ancora in vigore la schiavitù. Il padre del piccolo Cecil viene ammazzato senza pietà, né motivazione dal figlio del padrone della piantagione e il bambino finisce a casa sua come "negro di casa". Adolescente Cecil lascia i luoghi natii e, dopo aver lavorato in un albergo del sud come cameriere. si trasferisce a Washington ed entra nello staff della servitù della casa Bianca.

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lunedì 17 febbraio 2014

Recensione MONUMENTS MEN

Recensione monuments men




Regia di George Clooney con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Dimitri Leonidas, Cate Blanchett

Recensione a cura di JackR

La storia vera: nel 1943 viene istituito il "Monuments, Fine Arts, and Archives program", che sotto l'egida degli eserciti Alleati, ha il compito di salvaguardare il patrimonio artistico nelle zone di guerra durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale: la missione è ritrovare le opere rubate dai Nazisti durante il Terzo Reich a collezionisti ebrei, musei e istituti religiosi, catalogarle e se possibile restituirle ai legittimi proprietari o musei d'appartenenza. Lo sforzo congiunto di circa quattrocento uomini, nel corso dei due anni successivi, riporta alla luce circa cinque milioni di opere d'arte, molte delle quali tornano ai luoghi d'origine. I danni, tuttavia, restano inestimabili, con un numero imprecisato di opere di cui si sono perse le tracce. Le operazioni di restituzione e catalogazione sono tuttora in corso, grazie a diverse associazioni e commissioni internazionali.

La trama del film: Frank Stokes (George Clooney) chiede e ottiene di condurre una missione militare, poco dopo lo sbarco in Normandia, per la difesa del patrimonio artistico europeo, che da un lato rischia di essere distrutto nelle fasi finali della guerra, dall'altro va recuperato dopo le razzie naziste di Hitler e Goring.
L'obiettivo è ritrovare le opere e restituirle ai legittimi proprietari. La squadra di esperti d'arte messa insieme da Stokes è fuori età per combattere e non è sufficientemente addestrata (Bill Murray, John Goodman, Bob Balaban, Jean Dujardin, Hugh Bonneville e Matt Damon), ma non saranno aggiunti ulteriori uomini all'attempato drappello: nessuno, sul campo, lascerà morire ragazzi per salvare opere d'arte. La missione dei Monuments Men diventa pertanto rischiosissima e la squadra deve anche dividersi perché il tempo stringe: i nazisti in ritirata stanno nascondendo le opere già trafugate e distruggendo quelle che non possono rubare mentre una squadra sovietica che avanza da Est ha l'ordine di riportare a Mosca tutte le opere d'arte trovate, come risarcimento per i caduti. Un aiuto decisivo potrebbe arrivare da Parigi, dove una donna imprigionata come collaborazionista (Cate Blanchett) potrebbe avere le chiavi per ritrovare i tesori trafugati dai Nazisti...

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venerdì 14 febbraio 2014

Recensione A PROPOSITO DI DAVIS

Recensione a proposito di davis




Regia di Ethan Coen, Joel Coen con Oscar Isaac, Carey Mulligan, John Goodman, Justin Timberlake, Garrett Hedlund, F. Murray Abraham, Ricardo Cordero, Adam Driver, Max Casella, Ethan Phillips

Recensione a cura di Mimmot

Da sempre affascinati dalla figura dell'uomo votato al fallimento piuttosto che dell'uomo di successo, i fratelli Joel ed Ethan Coen per questa loro ultima fatica si sono ispirati alla figura di un musicista che ha movimentato la scena folk americana negli anni '60: Dave Van Ronk.

Autore e arrangiatore raffinato, straordinario chitarrista e cantante, Van Ronk è stato un artista che non ha raggiunto un grosso successo, ma è stato, in ogni caso, un personaggio fondamentale nel panorama della musica folk, che sul finire degli anni '60 gravitava attorno al Greenwich Village di New York.
Nato nel 1936 a Brooklyn, a 15 anni Van Ronk si trasferisce nel Queen per frequentare la Holy Child Catholic High School e comincia a suonare nel Barbershop Quartet, un quartetto che è solito esibirsi all'interno degli esercizi dei barbieri. Lasciata la scuola prima di completare gli studi, ha iniziato a vagabondare per Manhattan e a suonare nei complessi di musica jazz prima di scoprire l'amore per il folk.
Conosciuto con il soprannome di "The Mayor of MacDougal Street", fu grande amico e anche fonte di ispirazione per Bob Dylan. La sua discografia, molto ampia, inizia nel 1956 e arriva fino al 2005 con l'album uscito postumo che porta il titolo del suo soprannome.
Una grossa fetta della sua vita Van Ronk l'ha dedicata all'attivismo nel campo dei diritti civili e alla politica, identificandosi con la classe operaia e con le idee socialiste.
Durante gli anni sessanta supportò il Movement e fu membro della Libertarian League e del Trotskyist American Committee. Nel 1969 fu arrestato durante i moti di Stonewall e nel 1974 insieme ad altri artisti tra cui lo stesso Bob Dylan partecipò al concerto in favore dei rifugiati politici dal colpo di stato cileno di Pinochet, noto come "An Evening with Salvador Allende".
L'eredità musicale di Dave Van Ronk vivrà nelle sue numerose registrazioni e nei tanti artisti che ha influenzato nel corso della sua lunga carriera.

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martedì 11 febbraio 2014

Recensione IL VENTO

Recensione il vento




Regia di Victor Sjöström con Lillian Gish, Lars Harson

Recensione a cura di Pastakira

"The wind", film muto del 1928, narra la storia di una giovane ragazza della Virginia, Letty, che va ad abitare dal cugino Beverly in una casa nel deserto continuamente sferzata dal vento. Quando il rapporto tra la moglie del cugino e la ragazza si fa teso, quest'ultima è costretta ad abbandonare la casa. Per farlo, dovrà sposare Lige, un uomo che non ama. Ma le cose cambieranno con l'arrivo del suo vecchio spasimante Roddy.

Nel film il ruolo del vento è fondamentale in quanto esprime l'angoscia interiore della donna, tormentata non solo dal vento, ma da tutti gli uomini che la circondano, fatta eccezione del cugino da cui però dovrà allontanarsi. La protagonista, dopo il matrimonio forzato, tenta poi disperatamente di tenere la sabbia al di fuori della casa, ma questa continua a incessantemente a penetrare spinta proprio dal vento e ad impolverare così tutti gli oggetti, a simboleggiare che, nonostante lei provi a tenere a distanza gli uomini, se li trova sempre intorno; dovrà quindi accettare la propria condizione, sposandone uno contro la sua volontà.

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lunedì 10 febbraio 2014

Recensione 12 ANNI SCHIAVO

Recensione 12 anni schiavo




Regia di Steve McQueen con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Sarah Paulson, Paul Giamatti, Lupita Nyong'o, Garret Dillahunt, Taran Killam, Michael Kenneth Williams, Alfre Woodard, Chris Chalk, Dwight Henry, Scoot McNairy

Recensione a cura di JackR

Negli anni immediatamente precedenti la Guerra civile americana, Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor) è un cittadino di colore, apprezzato musicista, padre di due figli e marito devoto. Durante un viaggio di lavoro della moglie Anne, Solomon accetta un contratto per un breve spettacolo itinerante, che da Saratoga lo conduce fino a Washington. Giunto in città, Solomon viene drogato dai suoi compagni, imprigionato e venduto come schiavo. Privato della sua libertà e della sua identità, Northup, ribattezzato Platt dai commercianti di schiavi, viene a contatto con la terribile realtà degli stati schiavisti e delle piantagioni di cotone. Le sue doti e la sua cultura si rivelano un'arma a doppio taglio, esponendolo spesso a pericoli gravissimi. Per un alterco con un dipendente del suo primo padrone, il reverendo Ford (Benedict Cumberbatch), Platt viene venduto a Epps (Micheal Fassbender), famoso per essere durissimo con i suoi schiavi, che vengono frustati se non raccolgono abbastanza cotone e che sono trattati alla stregua di bestie dal padrone e da sua moglie. Per Platt la speranza di tornare a casa è sempre meno forte, finché nella tenuta di Epps non arriva Bass (Brad Pitt), un carpentiere abolizionista, che si rivela l'unica possibilità di far tornare Solomon Northup dai suoi cari, dopo dodici anni di schiavitù.

La terribile vicenda (realmente accaduta) di Solomon Northup è stata raccontata dallo stesso protagonista nel libro "12 Anni Schiavo", pubblicato nel 1853. Di Northup, uno dei pochi neri rapiti ad aver fatto ritorno alla condizione di uomo libero, si sa poco altro: divenne famoso, lottò per l'abolizione della schiavitù, non riuscì ad ottenere giustizia nei confronti di chi lo aveva rapito e venduto. I cartelli alla fine del film spiegano che le circostanze della sua morte non sono note. Alcune fonti sostengono persino che sia stato nuovamente rapito e riportato al Sud, oppure semplicemente ucciso.

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venerdì 7 febbraio 2014

Recensione UN BOSS IN SALOTTO

Recensione un boss in salotto




Regia di Luca Miniero con Rocco Papaleo, Paola Cortellesi, Luca Argentero, Angela Finocchiaro, Marco Marzocca, Ale, Franz

Recensione a cura di peucezia

Bolzano: in una casetta tipica, vive una famiglia tipica composta da un marito un po' timido e dimesso, un figlio che sta affrontando tutti i problemi tipici della sua fase adolescenziale, una figlia bambina carina e sveglia ma un po' ribelle e una moglie grintosa che sprona tutti a dare il meglio di sé secondo un ideale calvinista e "settentrionale" che lei, rinnegando in toto le sue radici del sud, ha sposato in pieno.
Proprio quando la donna sta tentando di agganciare la moglie snob del datore di lavoro del consorte per una promozione, il fratello di lei, che si faceva spacciare per defunto, riemerge per scompigliare la vita a tutti.

Su questo canovaccio si snoda la pellicola di Luca Miniero, già regista di "Benvenuti al Sud" e "Benvenuti al Nord", che ancora una volta declina un film sulla dicotomia delle differenze tra le due Italie a suon di luoghi comuni e pregiudizi (oggetto della sua politica filmica fin dal debutto con "Incantesimo napoletano").

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