venerdì 27 febbraio 2015

Recensione LE LEGGI DEL DESIDERIO

Recensione le leggi del desiderio




Regia di Silvio Muccino con Silvio Muccino, Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli, Carla Signoris, Paola Tiziana Cruciani, Luca Ward, Carlo Valli, Gianni Ferreri, Aurora Cancian, Vitalba Andrea, Giorgia Cardaci, Bebo Storti, Annamaria Giromella

Recensione a cura di marcoscafu

Giovanni Canton (Silvio Muccino, "Il cartaio" e "L'ultimo bacio") è il life coach del momento, uno di quei trainer motivazionali che spingono ad ottenere il massimo dalla vita. A lui si rivolgono, tra gli altri, Ernesto Colapicchioni (Maurizio Mattioli, "Fratelli d'Italia" e "Nel continente nero") e Luciana Marino (Carla Signoris, "Ex" e "Happy family"), oltre a Matilde Silvestri (Nicole Grimaudo, "Liberi" e "Baaria"), che viene scelta da Canton stesso come sfida personale. La "sfida" consiste nel trasformare queste tre personalità sopite, represse, da dottor Jekyll a mister Hyde nel giro di pochi mesi. Nel particolare: Ernesto dovrà raccogliere le soddisfazioni che merita in ambito lavorativo, Luciana dovrà trovare il coraggio di pubblicare i suoi romanzi erotici e rivelarsi ai propri familiari per questa dote tenuta da sempre nascosta, e infine Matilde dovrà cambiare il suo carattere mite e dimesso per diventare la "dominatrix" che farà finalmente innamorare il suo capo, Paolo Rubens (Luca Ward, "Buona giornata"), uomo già sposato che la sfrutta come amante riempiendola delle solite promesse mai mantenute. Tra cambiamenti sofferti e difficili bugie, non solo le tre cavie, ma anche il loro occulto regista arriveranno alla serata finale del giorno di San Valentino con tanti punti di domanda da risolvere.

Si prenda uno dei peggiori cani urlanti di Hollywood, ad esempio Tom Cruise, lo si ponga in uno dei suoi personaggi meno convincenti, ad esempio il T.J. Mackey di "Magnolia", lo si privi di quelle tre o quattro scene in cui il suddetto quadrupede, per qualche miracolo, riesce ad indurre lo spettatore a non recitare il calendario con scopo terapeutico, mischiare e versare freddo: il risultato è Silvio Muccino che spara una serie di fesserie motivazionali (già fastidiose per definizione, a prescindere da chi le dice), in un film che alla pellicola di Paul Thomas Anderson non può nemmeno avvicinarsi nemmeno negli scaffali puzzolenti di qualche videoteca di San Basilio (nota zona dell'entroterra romano non propriamente definibile di élite).

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venerdì 20 febbraio 2015

Recensione ITALIANO MEDIO

Recensione italiano medio




Regia di Maccio Capatonda con Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Rupert Sciamenna, Gabriella Franchini, Francesco Sblendorio, Rodolfo D'Andrea, Matteo Bassofin, Anna Pannocchia, Ivo Avido, Nino Frassica

Recensione a cura di ilSimo81 (voto: 8,0)

Che senso ha difendere ciecamente certi valori, quando tutto il resto del mondo sembra perdersi in una indifferente superficialità?
E' questa la disillusione che frana addosso a Giulio Verme, uomo estremamente rispettoso degli altri e dell'ambiente, che non riuscendo a combattere le sue battaglie decide di arrendersi, subendo lo stile di vita che una società svuotata ha cucito addosso all'italiano medio. La via gli viene suggerita dal vecchio amico Alfonzo Scarabocchi: una pastiglia in grado di ridurre l'uso effettivo del cervello al due per cento.

Il 2015 ha ripagato la curiosa e annosa attesa dei fan di Maccio Capatonda, finalmente approdato per davvero sul grande schermo col suo primo film, "Italiano medio".
La sfida decisiva per Maccio era innanzitutto una questione di tempi: una metodologia comica avvezza alla durata di uno sketch, o tutt'al più di una puntata di serie televisiva (vedi le stagioni di "Mario"), avrebbe retto la dilatazione temporale imposta dal lungometraggio? Troppo grande il rischio di deludere, rivelandosi una comicità da trailer inopportunamente annacquata, oppure appiattendosi in un antologico polpettone di tormentoni divertenti ma già visti.
"Italiano medio" ha vinto questa sfida?

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