lunedì 28 dicembre 2015

Recensione QUEL FANTASTICO PEGGIOR ANNO DELLA MIA VITA

Recensione QUEL FANTASTICO PEGGIOR ANNO DELLA MIA VITA




Regia di Alfonso Gomez-Rejon con Thomas Mann, RJ Cyler, Olivia Cooke, Nick Offerman, Jon Bernthal
Recensione a cura di JackR
L'ultimo anno di liceo per Greg (Thomas Mann) trascorre all'insegna di un autoimposto e sereno anonimato, fino a quando sua madre non gli impone di fare visita a una coetanea, Rachel (Olivia Cooke), a cui è appena stato diagnosticata una forma di leucemia. L'illusione di Greg di arrivare a fine liceo senza i problemi e i patemi tipici dell'adolescenza crolla rapidamente, perchè il suo rapporto con Rachel diventa una vera amicizia e Greg è costretto per la prima volta a prendere posizione nei confronti di se stesso e degli altri.
"Me and Earl and The Dying Girl" (titolo italiano per una volta non indecente: "Quel fantastico peggior anno della mia vita") di Alfonso Gomez-Rejon è uno dei migliori film sulla fine dell'adolescenza da molto tempo a questa parte. Viene in mente "Noi siamo infinito", ma senza il glam del cast e senza finale consolatorio.
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martedì 17 novembre 2015

Recensione UN MONSTRUO DE MIL CABEZAS

Recensione UN MONSTRUO DE MIL CABEZAS




Regia di Rodrigo Pla con Jana Raluy, Emilio Echevarria, Sebastián Aguirre, Hugo Albores, Daniel Giménez Cacho
Recensione a cura di The Gaunt
La sanità privata di per sé è una contraddizione in termini ed un'aberrazione. La salute di ogni singolo cittadino con questo meccanismo perverso è alla mercé delle compagnie di assicurazione, le cui decisioni possono essere una vera e propria condanna a morte per il malcapitato che si trova di fronte a delle cure per una qualsivoglia malattia che non vengono coperte dalla polizza. Il principio pubblico di una sanità che possa permettere a tutti di curarsi viene di fatto sottoposto alle esigenze di profitto di compagnie private, che invece di rispondere del proprio operato alla collettività in primo luogo, rispondono innanzitutto ai propri consigli di amministrazione e agli azionisti di tali società.
Temi che sono stati già trattati in documentari, il più famoso sicuramente "Sicko" di Michael Moore, che ne descrivevano i meccanismi perversi e l'assurdità di vedersi negare l'accesso a cure che potevano significare la guarigione di un malato, decretandone in svariati casi la morte dello stesso, in ragione della negazione a tale accesso. L'unico modo per usufruirne è pagare le spese di cura di tasca propria senza la copertura dell'assicurazione, ma non tutti ovviamente, anzi la maggior parte delle persone, possono permettersi di pagare cure che molte volte sono estremamente costose e capaci di affondare i bilanci di molte famiglie.
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lunedì 28 settembre 2015

Recensione IL GIOVANE FAVOLOSO

Recensione IL GIOVANE FAVOLOSO




Regia di Mario Martone con Elio Germano, Isabella Ragonese, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Edoardo Natoli, Anna Mouglalis, Valerio Binasco, Paolo Graziosi
Recensione a cura di peucezia
Un film su Leopardi lo aspettavano in molti. Il poeta italiano più rappresentativo dell'Ottocento e, dopo Dante, il più amato dagli italiani, come recitava un vecchio slogan, meritava che il cinema si occupasse di lui.
Mario Martone, dopo "Noi credevamo", interessante, poco celebrativo ed originale affresco di un Risorgimento (ai più quasi ignoto), riprende la felice vena e, avvalendosi di una fotografia superba che valorizza volti e ambienti (sia gli interni - che abbondano a causa della scarsa propensione del poeta recanatese a uscire - sia esterni) e di una scenografia che, figlia di Visconti, sembra ispirarsi a quadri dell'epoca, partorisce questo "Il giovane favoloso" dando un corpo e una voce a Giacomo Leopardi.
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mercoledì 23 settembre 2015

Recensione NON ESSERE CATTIVO

Recensione NON ESSERE CATTIVO




Regia di Claudio Caligari con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia d'Amico, Roberta Mattei
Recensione a cura di The Gaunt
E' sempre stato a debita distanza dalle luci della ribalta Claudio Caligari. era un outsider del cinema italiano. Condizione non certo voluta, ma in un mondo dove il compromesso è condizione tristemente necessaria per lavorare, il regista originario di Arona non ci è mai sceso ed il suo minimo contributo, a livello quantitativo, di film si limita a tre lavori: "Amore tossico", "L'odore della notte" e appunto "Non essere cattivo" in poco più di trent'anni. Un film ogni 10 anni. Tre film e altrettanti, forse anche di più, concepiti e mai partoriti, ma la voglia di indipendenza a Caligari non ha mai giovato
E per una sorta di perversa coerenza anche il suo ultimo lavoro postumo è stato relegato al Fuori concorso dell'ultima Mostra del cinema di Venezia. Un destino di outsider, tipico dei suoi personaggi che vivono ai margini della nostra società. Nessuno fra stampa e pubblico nasconderà l'amarezza a posteriori di aver relegato il suo ultimo film non in competizione. Sarebbe stato certamente un grande macigno per la giuria trovarsi di fronte ad un lavoro che avrebbe scombinato i giudizi e certamente non sarebbe rimasto a mani vuote.
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lunedì 27 luglio 2015

Recensione PIXELS

Recensione PIXELS




Regia di Chris Columbus con Adam Sandler, Peter Dinklage, Josh Gad, Michelle Monaghan, Kevin James

Recensione a cura di JackR

Sam Brenner (Adam Sandler), ex campione di videogiochi, riceve la convocazione dal Presidente degli Stati Uniti (Kevin James), suo amico di infanzia, quando i personaggi dei vecchi giochi arcade degli anni Ottanta iniziano ad attaccare la Terra. Da anomalo consulente militare, Brenner si trova presto in prima linea a combattere i vecchi videogames, con l'aiuto di altri videogiocatori del passato, non più per la gloria della sala giochi, ma per la salvezza del pianeta Terra...

L'omonimo cortometraggio di Patrick Jean del 2010, da cui "Pixels" è tratto, dura un paio di minuti e si basa su un'idea semplice: i personaggi dei primi videogames (Tetris, Arkanoid, Space Invaders, Donkey Kong) attaccano e distruggono le città, riducendo tutto il mondo ad un enorme pixel (tridimensionale, tecnicamente quindi un "voxel"). Per trasformarlo in un film, serviva una storia, un contesto, dei personaggi.

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lunedì 22 giugno 2015

Recensione BURYING THE EX

Recensione burying the ex




Regia di Joe Dante con Anton Yelchin, Ashley Greene, Alexandra Daddario, Oliver Cooper, Mindy Robinson

Recensione a cura di The Gaunt (voto: 7,5)

La 71° Mostra del cinema di Venezia non si può dire che sia stata particolarmente generosa, a livello quantitativo, con i film di genere. Poche pellicole "rigidamente" fuori dal concorso e confinate in sezioni collaterali. Perdonatemi la digressione personale, però ai curatori del festival del cinema consiglierei nel mio piccolo una maggiore attenzione a questi film in considerazione del fatto che Cannes, tanto per fare un esempio, dimostra una maggior cura verso le pellicole di genere.
Aldilà della piccola digressione occorre dire che fra i maggiori successi della mostra, sia per quanto riguarda il pubblico, sia per la critica ci sono proprio due pellicole di genere: la commedia brillante di Bogdanovic "She's funny that way" e appunto "Burying the ex" di Joe Dante, commedia nera in salsa horror.

Max è un bravo ragazzo che convive con Evelyn, la sua bellissima ragazza. La loro relazione però diventa complicata quando Evelyn si rivela un incubo, maniaca del controllo e manipolativa, fanatica ambientalista e vegana. Max vuole troncare al più presto la storia, ma ha paura di dirlo a lei. Il caso gli viene in soccorso quando Evelyn è coinvolta in un incidente e muore. Max incontra dopo non molto tempo Olivia, una ragazza carina che potrebbe essere la sua anima gemella. Scopre presto che Evelyn è risorta dalla tomba e determinata a riprendersi il suo fidanzato, che potrebbe a sua volta diventare uno zombie.

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venerdì 19 giugno 2015

Recensione NOBI

Recensione nobi




Regia di Shinya Tsukamoto con Shinya Tsukamoto, Rirî Furankî, Tatsuya Nakamura, Yûko Nakamura

Recensione a cura di The Gaunt

Approdato all'ultima Mostra del cinema di Venezia, il film di Shinya Tsukamoto ha suscitato una certa curiosità fra addetti ai lavori e non, in primo luogo per il genere affrontato, inusuale per il regista nipponico, per l'ambientazione della vicenda e per il fatto di aver adattato il libro omonimo di Shoei Ooka del 1951, tradotto in Italia come La guerra del soldato Tamura, già trasposto su grande schermo nel 1959 da Kon Ichikawa (autore dell'"Arpa Birmana") con il titolo "Fuochi nella pianura".
Senza aver visto il film e dalle poche indiscrezioni trapelate, nonché fuorvianti, la questione poteva essere liquidata come una operazione di remake, ma trattandosi di un regista come Tsukamoto il beneficio dell'inventario era un dato d'obbligo come puntualmente avvenuto.

1945. Verso la fine della Seconda guerra mondiale il soldato Tamura e una truppa di commilitoni giapponesi, a causa di una pesante offensiva delle armate americane, sono costretti a rifugiarsi all'interno della giungla e cercare in mezzo agli stenti di raggiungere la località di Palompon, dove verrà effettuata l'evacuazione definitiva dell'esercito giapponese ormai in completa rotta.

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mercoledì 3 giugno 2015

Recensione YOUTH - LA GIOVINEZZA

Recensione YOUTH - LA GIOVINEZZA




Regia di Paolo Sorrentino con Michael Caine, Rachel Weisz, Jane Fonda, Harvey Keitel, Paul Dano

Recensione a cura di marcoscafu

Immerso nella cornice delle Alpi, un tanto elegante quanto silenzioso albergo ospita il famoso compositore e direttore d'orchestra Fred Ballinger (Michael Cane, "I figli degli uomini" e "Fuga per la vittoria") e il suo amico di vecchia data, il regista Mick Boyle (Harvey Keitel, "Smoke" e "Pulp fiction"), che passano in quel luogo isolato le vacanze di primavera. Ma non solo i loro dialoghi sono scena portante in questo rilassante teatro.

Attorno a loro danzano di volta in volta le storie che li accompagnano in un importante capitolo della loro vecchiaia. La figlia di Fred, Lena (Rachel Weisz, "Constantine" e "La mummia"), lasciata dal compagno e in conflitto col padre, l'attore da blockbuster Jimmy Tree (Paul Dano, "Dodici anni schiavo"), con alle spalle una carriera incentrata su un unico personaggio e in attesa di conoscere Miss Universo (Madalina Ghenea), in arrivo anche lei all'hotel, nonché partner del suo prossimo film, un emissario della Regina che tenta di convincere Fred a dirigere una sua composizione in occasione del compleanno del Principe, il grande calciatore Diego Armando Maradona coi problemi dovuti all'obesità, e la troupe di Mick concentrata alla stesura finale del suo ultimo lavoro, in attesa dell'arrivo della star, l'attrice Brenda Morel (Jane Fonda, "Sul lago dorato" e "Tornando a casa"), foriera di una decisione che scaturisce una serie di reazioni che porteranno cambiamenti considerevoli nella vita dei due amici, Fred e Mick.

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lunedì 25 maggio 2015

Recensione ADALINE - L'ETERNA GIOVINEZZA

Recensione adaline - l'eterna giovinezza




Regia di Lee Toland Krieger con Blake Lively, Ellen Burstyn, Harrison Ford, Amanda Crew, Richard Harmon, Michiel Huisman

Recensione a cura di JackR

Nata nel 1908, Adaline (Blake Lively) smette di invecchiare all'età di ventinove anni, dopo esser stata colpita da un fulmine. Impossibilitata a nascondere a lungo l'incredibile segreto, Adaline decide infine di nascondersi, per proteggere la propria incolumità e quella di sua figlia, rinnovando periodicamente la sua identità e fuggendo qualunque legame sentimentale. Ai giorni nostri, la comparsa del giovane e affascinante Ellis (Michiel Huisman) sconvolge tutti i piani di Adaline, che sembra cedere finalmente all'amore, ma c'è ben altro ad ostacolare il lieto fine...

Nonostante l'intrigante premessa, "Adaline" di Lee Toland Krieger non convince pienamente. La versione rosa di "Highlander" riduce l'elemento fantastico dell'eterna giovinezza (pur spiegato con dovizia di dettagli scientifici nel film da un'onnisciente narratore à là Amelie) al mero "ostacolo" che separa i due amanti nei film di questo genere, e non si riesce neppure a fuggire l'abusato inseguimento finale, prodromo di ogni happy ending da commedia romantica. Una regia priva di idee mortifica delle interpretazioni convincenti: Blake Lively è credibile e sufficientemente sicura di sé nell'interpretazione di un'ultracentenaria nel corpo perfetto di una modella, Harrison Ford in versione stralunato professore di astronomia è un'aggiunta interessante al mix e Ellen Burstyn è garanzia di gravitas e qualità.

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lunedì 18 maggio 2015

Recensione THE STRANGER INSIDE - L'INGANNO

Recensione the stranger inside - l'inganno




Regia di Adam Neutzsky-Wulff con William Baldwin, Estella Warren, Sarah Butler, Katia Winter, Kim Bodnia, Jeffrey Pierce, Claire Ross-Brown, Ole Dupont, Vivienne McKee, Roohullah Rohein Hasani

Recensione a cura di Giordano Biagio

"The stranger within - L'inganno", è un thriller psichiatrico di rilievo, ricco di effetti drammatici ben modulati che sorgono inaspettati da situazioni di intensa familiarità in grado di accenderne a dismisura i toni. Un film con intrecci di notevole plausibilità letteraria che ne innalzano l'interesse.
Questi esiti estetici sono sfumati da alcune forme recitative teatrali che ne accentuano la spettacolarità verbale e l'emotività suscitata dagli sguardi enfatici molto ricercati dei protagonisti, lungo una dimensione inter culturale-onirica delle scene di pregevole fattura analitica visiva.
Questi risultati filmici provengono anche da una sceneggiatura ben imbastita, frutto di una paziente ricerca clinico-psicanalitica, le cui trascrizioni logiche per la narrazione visiva appaiono subito efficacemente trovate, sintetizzate nella forma visiva specifica più idonea al cinema.

"The stranger within" è un ottimo film supportato qua e là, nelle scene chiave, da una interpretazione psichiatrica del disagio, con filosofia annessa, di una certa profondità e coerenza.
Splendide le location del film, girato in Spagna, New York, Copenhagen, da cui scaturiscono immagini preziose per inquadrature e contenuti, selezionate con cura, di grande effetto, simili alla forma nota del meraviglioso, immagini che si assimilano felicemente con la storia creando un contrasto vita-morte che affascina e coinvolgendo le profondità più recondite della psiche dello spettatore là dove accennano a diventare sogno-incubo.

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mercoledì 22 aprile 2015

Recensione MIA MADRE

Recensione mia madre




Regia di Nanni Moretti con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, Stefano Abbati, Beatrice Mancini, Enrico Ianniello, Anna Bellato, Toni Laudadio, Pietro Ragusa, Tatiana Lepore, Lorenzo Gioielli

Recensione a cura di JackR

Le riprese del nuovo film di Margherita (Margherita Buy) sono complicate dalle bizze dell'attore americano scritturato per il ruolo centrale (John Turturro) e da vicende personali: una storia d'amore che finisce, un rapporto difficile con la figlia adolescente (Beatrice Mancini) e su tutto la malattia della madre (Giulia Lazzarini), che si aggrava improvvisamente e la porta inevitabilmente a riflettere su se stessa.

Nanni Moretti è sempre stato in grado di bilanciare una spiccata vocazione per la commedia con un registro intellettuale molto personale (non a caso non ha fatto scuola, né ha seguito esplicitamente alcun maestro ), confezionando opere sempre ricche di contenuti e spunti, spesso esponendosi in prima persona. Come accaduto per Il "Caimano" (nel quale, pur scegliendo un ruolo marginale, chiudeva il suo "rapporto artistico" con Berlusconi iniziato in "Aprile", con l'immedesimazione della profetica sequenza finale) e per "Habemus Papam", anche in "Mia Madre" decide invece di farsi da parte e lasciare a Margherita Buy un personaggio stavolta evidentemente ispirato a se stesso, il regista importante in crisi lavorativa e personale. "Rompi almeno uno schema", suggerisce Moretti stesso, nei panni del fratello Giovanni, a Margherita, cioè a se stesso.

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mercoledì 11 marzo 2015

Recensione THE GERMAN DOCTOR

Recensione the german doctor




Regia di Lucía Puenzo con Alex Brendemühl, Florencia Bado, Natalia Oreiro, Diego Peretti, Elena Roger, Guillermo Pfening, Ana Pauls, Alan Daicz

Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 7,5)

Patagonia 1960. Il medico criminale tedesco Josef Mengele, ex nazista, famoso scienziato, rifugiatosi in Argentina dopo la sconfitta tedesca della seconda guerra mondiale, esercita sotto mentite spoglie la professione di veterinario. Delle sue vecchie ossessioni naziste, tra le quali la credenza nella necessità della manipolazione genetica e l'informazione medica per migliorare le caratteristiche fisiche ed estetiche della razza umana, gli è rimasto nella mente molto, sufficiente per indurlo, in segreto, ad eseguire su alcune persone malate esperimenti terapeutici assai azzardati in cui i pazienti rimangono del tutto ignari dei grossi rischi provocati dal trattamento.
Nel 1960 la sottocultura nazista ben presente in Mengele continua attraverso il cinismo terapeutico a mietere vittime, in questo caso in Argentina.
Mengele conosce bene alcune nozioni di base, tecniche e metodologiche della ricerca genetica e biochimica acquisite 18 anni prima, ma è poco aggiornato sulle scoperte scientifiche più recenti, inoltre è affetto da una sorta di ideologismo-mistico strutturale, nevrotico, patologico, che invade tutta la sua psiche sconfinando nella paranoia, due aspetti che tendono a fargli sopravvalutare nell'immediato la portata della terapia che potrebbe mettere in atto con l'ausilio delle sue nozioni.

Il pericolo di essere riconosciuto nella sua vera identità lo costringe nelle relazioni alla prudenza: Mengele imposta un dialogo con le persone del tutto banale e compiacente, il suo aspetto interiore è sempre freddo, lucido, dominato da disistima e odio verso le etnie in parte diverse dalla sua come ad esempio quella argentina.

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lunedì 9 marzo 2015

Recensione PANE E BURLESQUE

Recensione pane e burlesque




Regia di Manuela Tempesta con Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore, Edoardo Leo, Michela Andreozzi, Giovanna Rei, Caterina Guzzanti, Marco Bonini

Recensione a cura di peucezia

Grazie al concreto sostegno della film commission pugliese, nel 2014 coprotagonista di molte pellicole nostrane e non, la regista Manuela Tempesta sceglie di ambientare a Monopoli una fiaba moderna, curiosa ed originale, che però, come tutte le fiabe che si rispettino, ha il vizio di essere un po' sospesa sul piano temporale.

I protagonisti, per la maggior parte non autoctoni, riescono molto bene a fingersi indigeni, probabilmente complice un dialogue coach particolarmente ispirato. In particolare Edoardo Leo, finora associato a Roma capitale, sfoggia un accento da fare invidia.

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