mercoledì 26 novembre 2003

Recensione LOLITA

Recensione lolita




Regia di Stanley Kubrick con James Mason, Shelley Winters, Sue Lyon, Gary Cockrell, Jerry Stovin, Diana Decker, Lois Maxwell

Recensione a cura di Marta Florio AKA Baba o'Riley

Quando nel 1955, Vladmir Nabokov descrive Lolita come "la più bella ninfetta che Priapo potesse escogitare", così "infantile ed infinitamente adescante" emerge sottile nella sua luminosità, il sublime ritratto di una creatura quasi immortale, capace con un suo gesto di catturare il desiderio degli uomini, di invadere la loro mente con la possessione erotica, ma ben lontana dal più vago accento di volgarità: "vorrei descrivere il suo viso, il suo modo di fare... e non posso, perché quando mi è vicina il desiderio mi acceca...". Niente a che vedere con la moralità corrotta, con la perversione, con il solo sesso. E' la storia di un uomo che si innamora del suo desiderio, e di una bambina che lotta combattuta tra la propria sensualità travolgente, un'infantile curiosità per il gioco erotico e il proprio complesso edipico, la cui normalizzazione è stata lasciata scoperta dalla morte del padre.

Sette anni più tardi, lo stesso desiderio, lo stesso proibito amore per il bello, lo stesso commovente pathos, la stessa purezza di sentimento, viene potentemente sprigionata dalla pellicola di Kubrick.

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Recensione ELEPHANT

Recensione elephant




Regia di Gus Van Sant con Timothy Bottoms, Matt Malloy, Eric Deulen, Alex Frost, Elias McConnell

Recensione a cura di Pietro Salvatori

Affacciatevi alla finestra, respirate profondamente. Poi mangiate un boccone in fretta e vi buttate nella vostra giornata, una giornata tipo come tutte le altre. Ma stasera non tornerete a casa.

La bellezza di questo film, che poi anche l'aspetto per cui è stato più criticato, è che non dice niente di più. La domanda che uno è portato a farsi "perchè quel personaggio è proprio lì, che significa quella cosa?" svanisce immediatamente.
Quelli che van Sant descrive sono persone, non personaggi. Sono dei semplici ragazzi, che affrontano un'altrettanto semplice giorno di scuola, ognuno con i suoi problemi, le sue aspettative.

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mercoledì 12 novembre 2003

Recensione DOGVILLE

Recensione dogville




Regia di Lars Von Trier con Nicole Kidman, Harriet Andersson, Lauren Bacall, Jean-Marc Barr, Paul Bettany, Chloe Sevigny

Recensione a cura di Pietro Salvatori

La minuscola cittadina di Dogville in realtà non esiste. Non perchè sia un nome di fantasia o chissà cosa. Non esiste proprio sullo schermo. Non c'è. Gli interpreti si muovono su un palco, sul cui suolo sono scritti i nomi delle case, delle strade, delle panchine e perfino dei cespugli di uvaspina. Ed è proprio questa afisicità dello spazio, questa estrema libertà dello sguardo a rendere il film claustrofobico. Dopo le provocazioni del "Dogma 95", in cui von Trier predicava l'assoluta "verginità" del regista, ovvero tutta una serie di condizioni per cui la macchina da presa doveva riprendere solo quello che c'era, così com'era, il cineasta danese fa un passo avanti, e tenta una nuova provocazione.

Dodville è un connubio di cinema, teatro e prosa letteraria. La macchina da presa gira una storia introdotta, commentata e vissuta da una voce narrante, che la suddivide in nove capitoli più un prologo. E la scena, come già accennato, si svolge interamente su un palcoscenico, dove le case sono rappresentate da una scritta di gesso e uno scrittoio, la chiesa da quattro panche e un organo, la miniera da un'architrave di legno.
La parte cinematografica si inserisce discretamente nella riproduzione dei rumori naturali (i passi sulla strada, le porte che si aprono e chiudono) e in un uso sapiente, e mai abbandonato dal regista, della telecamera a spalla.

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sabato 8 novembre 2003

Recensione SCARFACE

Recensione scarface




Regia di Brian De Palma con Al Pacino, Steven Bauer, Michelle Pfeiffer, Mary Elizabeth Mastrantonio, Robert Loggia

Recensione a cura di MiaWallace

L'incredibile vicenda di Tony Montana (uno spietato Al Pacino), rifugiato cubano, che, scappato in America, diventa un boss della malavita. Il film mostra come Tony parta da zero, in una condizione di miseria, lavorando in un baracchino di panini con l'amico fidato, e in un crescendo di tensione ed abili raggiri diventi sempre più potente, inserendosi nel giro del narcotraffico. In misura esponenziale, il prestigio di Tony aumenta inesorabilmente: riesce a farsi un nome e vivere nel lusso, conquistando anche la donna che desiderava (un'elegantissima e affascinante Michelle Pfeiffer) e che inizialmente lo rifiutava disgustata. Tony è riuscito ad avere tutto quello che voleva, ma la forza distruttrice del potere si farà sentire, e i suoi effetti saranno più che letali. Un paio di mosse sbagliate (il rifiuto di portare a termine un compito per non uccidere innocenti e la gelosia morbosa verso la giovane sorella) lo porteranno al fulmineo, devastante, grandioso declino, al crollo totale della sua implacabile e furiosa volontà di potenza. Epica la scena finale.

Indimenticabile Al Pacino, che in questa pellicola non delude certo i suoi fans, e tutti coloro che lo hanno apprezzato nella saga de Il Padrino. Cinico, eccessivo, magnetico, torvo, delirante, interpreta il personaggio con un' espressività che va al di là della crudeltà e della follia. Certi suoi sguardi e battute irriverenti lasciano senza parole, non senza una vena di estatico stupore (per quel che mi riguarda!).

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Recensione PULP FICTION

Recensione pulp fiction




Regia di Quentin Tarantino con Tim Roth, Amanda Plummer, John Travolta, Samuel L. Jackson, Bruce Willis, Ving Rhames, Uma Thurman, Harvey Keitel, Christopher Walken,Eric Stoltz, Rosanna Arquette, Maria de Medeiros, Quentin Tarantino, Frank Whaley

Recensione a cura di MiaWallace

Un classico intramontabile firmato da Quentin Tarantino.
Il titolo del film dice già molto sulla trama: Pulp Fiction, vicenda "pulp" (da due soldi, trash, di un genere "basso").
Nella pellicola si intrecciano situazioni e personaggi in una miscela esplosiva, grazie all'uso sapiente di flashback e giochi esilaranti di montaggio. Nello scenario caotico di Los Angeles, abbiamo due fidanzatini (Plummer e Roth) che si accingono a fare una rapina in un caffè, due gangster (uno stepitoso Travolta grassoccio e con la coda, e l'altrettanto irresistibile Samuel Jackson, spietato killer ma che cita sempre la Bibbia) che devono recuperare una misteriosa valigetta, un pugile (Bruce Willis) che deve scappare dalla città ma finisce in un covo di sadici, e lo stesso Travolta che deve portare a cena l'affascinante moglie del gran capo.
Ne succedereanno di tutti i colori: tra colpi di pistola, teste che saltano, equivoci, overdose, sniffate di cocaina e discorsi divertentissimi (dal valore nutrizionale degli hamburgers, ai massaggi ai piedi, ai miracoli divini), il film scorre piacevolmente non senza situazioni paradossali e dialoghi che sfiorano la genialità.

A tratti si può anche pensare di cavarci qualcosa di serio -ma sempre con molta ironia-, come ad esempio quando Jules (S. Jackson) si crede miracolato e decide di cambiare mestiere. Meraviglioso Harvey Keitel nella parte del signor Wolf, il "risolvi problemi", una delle figure più particolari del film.

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Recensione IL GLADIATORE

Recensione il gladiatore




Regia di Ridley Scott con Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Richard Harris, Djimon Hounsou, Connie Nielsen, Oliver Reed, Derek Jacobi, John Shrapnel, David Hemmings

Recensione a cura di MiaWallace

La vicenda di Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe), valoroso condottiero e fidato amico dell'imperatore Marco Aurelio, che, per colpa del giovane Commodo, spregiudicato figlio del vecchio imperatore, si ritrova ad essere un gladiatore, niente meno che uno schiavo mandato a morire nelle arene, sotto lo sguardo crudele e divertito del popolo romano. Ad ogni costo dovrà vendicare l'onta subita e la famiglia brutalmente uccisa.
A rendere ancor più intrigante la trama, Scott inserisce la figura della bella Lucilla, sorella di Commodo e vecchia fiamma di Massimo: aiuterà il suo antico amato anche a costo di tradire e far uccidere il fratello?

La pellicola, ambientata nel II secolo d.C., è in parte fedele alle vicende storiche del tempo (l'imperatore filosofo Marco Aurelio, il suo successore Commodo, le abitudini del popolo..), e commette alcuni errori storici, ma nel complesso trova la sua giustificazione nell'inserimento della vicenda fantastica dell'affascinante gladiatore, ex comandante dell'esercito, che cerca riscatto. Tre ore che scorrono veloci, tra battaglie perfettamente inscenate e una ricostruzione affascinante e grandiosa (anche grazie all'aiuto del computer) dell'antica Roma e del Colosseo.

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lunedì 3 novembre 2003

Recensione IN LINEA CON L'ASSASSINO

Recensione in linea con l'assassino




Regia di Joel Schumacher con Colin Farrell, Forest Whitaker, Kiefer Sutherland, Katie Holmes

Recensione a cura di Logan

Questa pellicola è una di quelle che molti registi o produttori della nuova Hollywood dovrebbero prendere da esempio. Bassissimi costi, una unica location e quello che più conta un buon attore, capace di tenere la scena per più di 80 minuti.

La storia si basa su un manager senza scrupoli in continua crescita, grazie anche alla sua sfacciata ipocrisia. Come tutti i giorni Stuart "Stu" Shepard (Colin Farrell), effetua la sua telefonata alla propria amante, Kelly (Radha Mitchell), dalla solita cabina telefonica, per evitare che la moglie, Pamela (Katie Holmes), scopra la tresca attraverso il cellulare. Questa volta però dopo aver riappeso, il telefono squilla ma all'altro capo lo aspetta un serial killer (Kiefer Sutherland), deciso a fargli passare il peggior giorno della sua vita. Tenendolo sotto mira con un fucile di precisione, gli fa capire che se riattacca, se chiama aiuto e soprattutto se non confessa i propri peccati al mondo e alla moglie, per lui sarà la fine.
Una girandola di eventi porta anche la polizia e soprattutto i media ad assediare la cabina telefonica, allorchè il nostro Stu si trova letteralmente tra due fuochi.

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