mercoledì 29 dicembre 2010

Recensione PORTE APERTE

Recensione porte aperte




Regia di Gianni Amelio con Gian Maria Volontè, Ennio Fantastichini, Renato Carpentieri

Recensione a cura di foxycleo

La storia gratta il fondo come una rete a strascico con qualche strappo e più di un pesce sfugge. Qualche volta s'incontra l'ectoplasma d'uno scampato e non sembra particolarmente felice. Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato. Gli altri, nel sacco, si credono più liberi di lui.
(Eugenio Montale, estratto da La storia)

Gianni Amelio nel 1990, prendendo come punto di partenza l'omonimo scritto di Leonardo Sciascia del 1987, firma regia e in parte anche sceneggiatura di "Porte Aperte", presentato al 43° Festival di Cannes nella Quinzaine des Realisateurs. Film che sarà poi candidato all'oscar come miglior film straniero, sarà vincitore di quattro David di Donatello e nel 1991 del Nastro d'Argento per la regia. La sceneggiatura porta anche le firme di Vincenzo Cerami e Alessandro Sermoneta.

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martedì 28 dicembre 2010

Recensione IL PIANETA PROIBITO

Recensione il pianeta proibito




Regia di Fred M. Wilcox con Walter Pidgeon, Annie Francis, Leslie Nielsen, Warren Stevens

Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 8,5)

Nel ventitreesimo secolo, la nave spaziale C-57-D è inviata in missione su Altair IV, un pianeta appartenente a un altro sistema solare distante dal nostro alcuni anni luce, l'astronave è in grado di superare di gran lunga la velocità della luce grazie a un sistema di trasporto che riesce a manipolare sia lo spazio che il tempo, una scoperta scientifica rivoluzionaria, non del tutto fantasiosa perché oggetto di studio anche ai giorni nostri.

Il compito della missione è di capire cosa sia successo all'astronave Bellerofonte che li ha preceduti vent'anni prima, della quale non si hanno avute più notizie.

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lunedì 27 dicembre 2010

Recensione LA CROCE DALLE SETTE PIETRE

Recensione la croce dalle sette pietre




Regia di Marco Antonio Andolfi con Eddy Endolf, Annie Belle, Gordon Mitchell, Paolo Fiorino

Recensione a cura di julian (voto: 5,0)

Se qualcosa di bello i mitici anni '80 ci hanno effettivamente lasciato, la sequenza di Marco Sartori che si trasforma in lupo mannaro fa parte sicuramente di quel qualcosa.
"La croce dalle sette pietre" - sottotitolato "Il lupo mannaro contro la camorra" o "L'uomo lupo contro la camorra" - è diventato un film culto assoluto, imprescindibile e irrinunciabile per gli amanti del trash.
La sola trama suggerita dal titolo, sapiente dosaggio di mafia-movie e splatter che mette in contrapposizione due dei cattivi più in voga di polizieschi e horror anni '70 e '80, è motivo di curiosità e attrazione per gli spettatori.

L'apertura del film è macabra, in un locale seminterrato sporco dove si celebra la venuta del peloso demone Aborym, al quale si concede fisicamente una sua sacerdotessa.
Subito dopo ci spostiamo a Napoli, dove Marco Sartori, bravo e ingenuo ragazzo, si è appena ricongiunto con la cugina Carmela, che non vede da tanto tempo. Ma Napoli cela tranelli dietro l'angolo. Maldestramente dipinta come la capitale dell'imbroglio, del furto facile e dell'omertà cittadina, essa riserva al povero Marco una spiacevole accoglienza: due rapinatori di strada infatti, sul classico motorino, si impossessano della preziosa croce gemmata che egli custodisce gelosamente attorno al collo, in un'azione tutt'altro che fulminea e mascherata come invece dei professionisti dovrebbero saper fare.
Segue una vertiginosa e impavida scalata dei vertici della Camorra da parte del giovane derubato, alla continua ricerca della sua croce, ma non prima che la sua faccia da bravo ragazzo abbia attratto gli interessi di Maria, intraprendente ragazza conosciuta al night, evidentemente abituata solo a cattivi partiti.

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giovedì 23 dicembre 2010

Recensione LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE

Recensione la donna che visse due volte




Regia di Alfred Hitchcock con James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones, Raymond Bailey

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 10,0)

"Tu credi possibile che una creatura appartenente al passato, un defunto, riesca a prendere possesso di un essere vivente?"

Durante un inseguimento sui tetti di San Francisco, il detective John Ferguson (James Stewart), detto Scottie, scivola e resta appeso ad una grondaia. In quel momento, guardando in basso verso la strada, è vittima di un attacco di vertigine. Il suo collega interrompe l'inseguimento e gli tende la mano nel tentativo di aiutarlo, ma perde l'equilibrio e precipita andando incontro alla morte. Dopo l'incidente e avendo preso coscienza della propria acrofobia, Ferguson decide di dimettersi dalla polizia e di prendere del tempo per se stesso.
Un giorno viene contattato da Gavin Elster (Tom Helmore) un suo vecchio compagno d'università, che grazie al matrimonio è divenuto un ricco costruttore navale. Questi chiede a Ferguson di pedinare sua moglie Madeleine (Kim Novak), perché è convinto che lei sia vittima della possessione spiritica da parte di una sua antenata di nome Carlotta Valdès, morta suicida all'età di ventisei anni. Ferguson, in un primo momento riluttante, accetta l'incarico soltanto dopo aver visto Madeleine insieme con Gavin nel ristorante Ernie's. Dopo aver salvato Madeleine da un tentativo di suicidio nella baia del Golden Gate, Scottie incomincia a frequentare la donna convincendosi che quanto afferma Gavin Elster potrebbe essere vero e che, anche se non dovesse trattarsi di un fenomeno di possessione spiritica, la donna è comunque ossessionata dalla storia di Carlotta Valdès e potrebbe ripeterne il tragico gesto. Scottie si innamora di Madeleine, che lo ricambia, ma il loro destino sembra essere già stato scritto.

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mercoledì 22 dicembre 2010

Recensione DIECI INVERNI

Recensione dieci inverni




Regia di Valerio Mieli con Isabella Ragonese, Michele Riondino, Liuba Zaizeva, Glen Blackall, Sergei Zhigunov

Recensione a cura di luisa75

L'amore è:
- tu, che l'hai conosciuto per caso;
- lui, che ti rende felice;
- tu, che quando lo pensi ti viene una stretta al cuore;
- lui, che vorresti avere sempre accanto;
- tu, che vivi nella speranza di vederlo;
- lui, che vorresti sostituire ma poi capisci che è insostituibile;
- tu, che hai paura di soffrire, ma già soffri da morire perchè sai che il tuo è un amore impossibile;
- lui, che sogni tutte le notti ,rendendo il tuo risveglio amaro;
- tu, che desideri sentire la sua voce, ma hai paura di quello che potrebbe dirti;
- lui, che ti fa felice perchè sai che esiste;
- tu, che ti chiedi quanto possa durare;
- lui, che è lontano e sai che ti dimenticherà;
- tu, che aspetti il momento in cui lo dimenticherai, ma sai che non accadrà mai perchè ormai è inciso nel tuo   cuore;
- lui, che ami perché speri non dirà mai basta.

Gli amori non sono tutti uguali: qualcuno è normale e qualcuno è speciale; ci sono amori fragili e amori contorti, amori in cui soffri solamente tu e quelli che non si realizzano mai. Poi ci sono gli amori lontani che sono anche peggio.
Di sentimenti inespressi e di amore che si nutre della lontananza parla "Dieci inverni", il film di Valerio Mieli interpretato da due giovani attori sorprendentemente bravi: Michele Riondino e Isabella Ragonese.

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martedì 21 dicembre 2010

Recensione ASSASSINIO SUL TEVERE

Recensione assassinio sul tevere




Regia di Bruno Corbucci con Tomas Milian, Roberta Manfredi, Marina Lante Della Rovere, Enrico Luzi

Recensione a cura di peucezia

Anni Settanta: contestazioni e terrorismo sono all'ordine del giorno. E' in questo clima che nasce il genere cinematografico definito "poliziottesco", risposta italiana ad un genere USA che vede le sue punte di diamante ne "Il giustiziere della notte" con Charles Bronson e la serie dell'ispettore Callaghan con Eastwood (per non parlare del capostipite "Serpico" con Al Pacino).

Un tipico film "poliziottesco" è cruento e non si preoccupa di mostrare morti ammazzati nonché di usare un linguaggio sboccato (almeno per i tempi).
Nella lunga serie di pellicole del genere spiccano quelle che vedono come protagonista Nico Giraldi (alias l'attore cubano Tomas Miliàn), un agente di polizia molto sui generis con look a metà tra Che Guevara e un fricchettone tipico dell'epoca.

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lunedì 20 dicembre 2010

Recensione UNE PARTIE DE CAMPAGNE

Recensione une partie de campagne




Regia di Jean Renoir con Sylvia Bataille, Jane Marken, André Gabriello, Georges Darnoux, Jacques Brunius, Jean Renoir

Recensione a cura di Ciumi (voto: 9,5)

I sentimenti che accompagnano l'amore leggero, quello che dura il tempo di una domenica appena, voi dite non siano profondi?

Eppure da certe superfici rischiarate, a noi si esprimono i moti dei fondali, assorti alle acque rapinose. Lì scherzano le nuvole e ondeggiano i riflessi frondosi. Dite, se carezzate dall'aria, non hanno forse quelle molecole il medesimo verso delle altre? O perché belle, dite non si dirigano verso gli stessi estuari anche loro? Non provengano dunque dalle identiche fonti?

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venerdì 17 dicembre 2010

Recensione ILLEGAL

Recensione illegal




Regia di Olivier Masset-Depasse con Con Anne Coesens, Esse Lawson, Gabriela Perez, Alexandre Golntcharov, Christelle Cornil, Olga Zhdanova, Tomasz Bialkowski, Alexandre Gontcharov, Milo Masset-Depasse, Natalia Belokonskaya, Denis Dupont, Moktar Belletreche, Angelo Dello Spedale

Recensione a cura di Mimmot

Les centres fermés sont inhumains et dangereux. Nous le savons. Les expulsions sont violentes. Nous le savons. (petizione del sito "Ouvrons les yeux sur les centres fermés" - www.ouvronslesyeux.be – contro i centri di detenzione e le espulsioni degli immigrati)

L'immigrazione è un fenomeno attuale che ha radici antiche e mai del tutto esplorate completamente.
L'esodo, spesso, ha avuto dimensioni bibliche ed è stato in grado di influenzare il mondo e il corso della storia. Esso, infatti, presenta notevoli implicazioni di ordine sociologico, politico, economico, culturale.

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Recensione MONDO SENZA FINE

Recensione mondo senza fine




Regia di Edward Bernds con Rod Taylor, Hugh Marlowe, Nancy Gates, Lisa Montell, Nelson Leigh

Recensione a cura di Giordano Biagio

L'astronave XRM proveniente dal pianeta Terra, con a bordo quattro membri d'equipaggio entra con esito positivo nell'orbita di Marte. Lo scopo della missione è di ricavare alcuni dati scientifici che ancora mancano per poter tentare lo sbarco dell'uomo su Marte.

Dopo aver eseguito i rilevamenti necessari, l'astronave XRM riprende la rotta per la Terra, ma a un certo punto viene risucchiata da un forte vortice gravitazionale che ne accelera spaventosamente la velocità facendola precipitare nel futuro, su un soffice manto di neve di una montagna alpina del Nevada (Stati Uniti), nel 2508.

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giovedì 16 dicembre 2010

Recensione PANTALEONE E LE VISITATRICI

Recensione pantaleone e le visitatrici




Regia di Francisco J. Lombardi con Salvador Del Solar, Angie Cepeda, Monica Sanchez, Pilar Bardem

Recensione a cura di Mimmot

E' risaputo che la lunga e forzata astinenza dalla sessualità se da un lato può essere considerata un mezzo per raggiungere una particolare condizione intellettuale e spirituale (come ritengono alcuni gruppi di asceti), dall'altro, come hanno provato recenti studi condotti negli anni '70 e confermati dallo psicologo J.M. Prescott, in taluni soggetti, se l'astinenza non è una scelta condivisa, solitamente può generare stress, depressione, insoddisfazione, problemi relazionali, arrivando persino a sfociare, nei casi limite, in atti di aggressività e di comportamento criminale.
Ed è appunto di astinenza e delle conseguenze tragicomiche della mancata soddisfazione sessuale che parla "Pantaleone e le visitatrici", del regista peruviano Francisco J. Lombardi, con la leggerezza, l'arguzia e la piacevolezza proprie di quelle commedie semiserie che riescono a mostrare, tra le pieghe della satira, l'arbitrio del potere e l'assurdità propria di un mondo "totalitariamente amministrato", come recita la prefazione del libro omonimo, del recente Premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa, da cui il film è tratto.

Siamo, dunque, nel remoto avamposto militare di Iquitos, situato nell'umida e sensuale giungla amazzonica del Perù.
I soldati di questo sperduto presidio da molto tempo non vedono una donna e perciò, provati dalla lunga e forzata astinenza sessuale, si abbandonano sempre più frequentemente ad atti di violenza e stupri. Le alte sfere militari decidono, perciò, di rimediare, reclutando nei casini della zona un nutrito gruppo di avvenenti prostitute da spedire nelle guarnigioni, allo scopo di raffreddare gli ardori dei "calienti" soldati dell'esercito peruviano.
L'incarico di organizzare il S.V.G.P.F.A. (Servizio delle Visitatrici per Guarnigioni, Posti di Frontiera e Affini) viene assegnato al capitano Pantaleon Pantoya, un giovane ufficiale tutto d'un pezzo, integerrimo, noiosissimo e bacchettone, scrupoloso esecutore di ordini e ligio al dovere militare e al dovere coniugale, che consuma con cronometrica puntualità un sabato sì e un sabato no, concedendo alla giovane mogliettina "una sveltina", che ben presto le fa "mettere in cantiere" un bebè con l'avvenire già ben delineato di futuro servitore della patria.
Frastornato e scioccato di dover frequentare per servizio i casini, luoghi in cui non ha mai messo piede, Pantaleon Pantoya invece di inorgoglirsi per l'incarico ricevuto, si avvilisce e si deprime un po' ma, dopo un primo momento di titubanza da militare tutto d'un pezzo qual è, si dichiara pronto ad ubbidire e determinato a portare a compimento nel migliore dei modi la missione che gli è stata assegnata.
Comincia così a frequentare i postriboli della zona e a selezionare in base a precisi criteri militareschi (prestanza fisica, dedizione al lavoro, capacità amatorie) le prostitute da reclutare, alle quale impartisce severissimi ordini comportamentali.
Riesce così ad organizzare un efficientissimo "servizio a domicilio" con metodi prettamente manageriali: le prestazioni verranno rigorosamente numerate e cronometrate, mentre l'afflusso dei clienti (oggi li chiameremmo "utilizzatori finali") verrà diretto e regolamentato da Chuchupe (la vecchia maitresse di un bordello che rischiava la chiusura per mancato guadagno) in collaborazione con Pantaleon stesso che metterà in piedi il congegno più efficiente di tutto l'esercito.

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mercoledì 15 dicembre 2010

Recensione IL SOL DELL'AVVENIRE

Recensione il sol dell'avvenire




Regia di Gianfranco Pannone con -

Recensione a cura di The Gaunt

Alberto Franceschini, Roberto Ognibene, Tonino Loris Paroli, Paolo Rozzi, Annibale Viappiani, cinque uomini di mezza età, si rivedono insieme dopo molti anni e vanno a mangiare in una trattoria situata nei dintorni di Reggio Emilia, la stessa dove quasi quarant'anni prima alcuni di loro, Franceschini, Ognibene e Paroli, scelsero la via della lotta armata, entrarono in clandestinità e costituirono, insieme a Renato Curcio e Mara Cagol convenuti da Milano dopo l'esperienza universitaria di Trento, quel nucleo da cui sarebbero nate le Brigate Rosse, la cui storia, escludendo forse le nuovissime generazioni, è nota.
In un film completamente diverso nello stile ma accomunato dallo stesso tema di fondo, "La Banda Baader-Meinhof" del tedesco Uli Edel, la figura dell'Ispettore Herald si poneva il perché di una scelta così estrema, di capire la radice di tanta rabbia. In un certo senso questo è l'elemento centrale del documentario di Gianfranco Pannone, appunto il cercare di capire questo tipo di scelta: perché molti giovani di quella generazione intrapresero la lotta armata contro lo Stato e le sue istituzioni, perché tanti morti e feriti lasciati sul campo da ambedue le parti per oltre un decennio, il perché dei cosiddetti "Anni di piombo".
Pannone con questo documentario è ben lungi da costruire teoremi o speculazioni che possano valere per tutti coloro che scelsero la via del terrorismo. Il film non è una ricostruzione della storia delle Brigate Rosse, ma partendo dal quel soggiorno in quell'osteria avvenuto nel 1970, ponendolo come "momento zero" di quell'esperienza, il regista si concentra sul "prima" anziché sul "dopo", più o meno noto come già detto.

La Resistenza è stata tradita

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martedì 14 dicembre 2010

Recensione L'ULTIMO ESORCISMO

Recensione l'ultimo esorcismo




Regia di Daniel Stamm con Patrick Fabian, Ashley Bell, Iris Bahr, Louis Herthum, Tony Bentley

Recensione a cura di A. Cavisi

Il reverendo Cotton da anni compie esorcismi pur non credendo nella pratica. Lo fa solo per guadagnare soldi e mantenere la propria famiglia. Convinto che in realtà si tratti di problemi psicologici della vittima di turno, piuttosto che di possessioni demoniache, decide di smetterla di fare l'impostore e di girare un documentario-verità nel quale mostrare alle telecamere la preparazione delle scene dei suoi falsi esorcismi. Risponde ad una delle tante richieste che gli arrivano e decide di raccontare il suo ultimo finto esorcismo su di una ragazzina di 16 anni. Qualcosa di inaspettato, però, sconvolgerà lui e la troupe del documentario.

Le vie del terrore ormai passano tutte per il mokumentarty? Sembrerebbe proprio che sempre più registi, produttori e sceneggiatori si affidino a questo sottogenere cinematografico per raccontare storie horror. L'intenzione è di raggiungere il risultato di impressionare lo spettatore senza ricorrere a grandi effetti speciali, piuttosto utilizzando un realismo insito nell'utilizzo della camera a mano e nello spacciare questo genere di racconti come se fossero avvenimenti in qualche modo realmente accaduti o comunque possibili nella realtà.
Dopo i grandi successi di "The blair witch project", "Rec" e "Paranormal activity", arriva anche questo "L'ultimo esorcismo", il quale si situa idealmente nel mezzo, visto che le prime due pellicole citate hanno raggiunto in maniera più ficcante e interessante l'obiettivo, mentre l'ultima si è rivelata una bufala in tutto e per tutto.

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Recensione MOOLAADE'

Recensione moolaade'




Regia di Ousmane Sembene con Fatoumata Coulibaly, Maimouna Hélène Diarra, Salimata Traoré, Dominique Zeïda, Mah Compaoré, Aminata Dao, Stéphanie Nikiema, Mamissa Sanogo

Recensione a cura di Severino Faccin (voto: 8,5)

L'ultima zampata del vecchio leone non manca di lasciare il segno.

Si alzerà dalle donne il grido di ribellione dell'Africa oppressa. E sarà una ribellione pacifica, senza strepito né violenze, soprattutto senza violenze, visto quelle che hanno subito e subiscono fin da prima ancora di Cristo e di Maometto – come sottolinea il regista Sembène nell'ultimo film girato prima di morire – le donne del suo paese, il Senegal, ma anche le donne del Burkina Faso, dove si trova il villaggio di Djerisso in cui è ambientato "Moolaadé", e dell'intera Africa.

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