mercoledì 31 marzo 2010

Recensione IL LAUREATO

Recensione il laureato




Regia di Mike Nichols con Anne Bancroft, Dustin Hoffman, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton, Elizabeth Wilson, Brian Avery, Walter Brooke, Norman Fell, Alice Ghostley

Recensione a cura di Mimmot

"Ma per Dio, Signora Robinson, voi mi avete fatto entrare in casa vostra. Mi avete dato da bere. Avete messo su un disco, ora state cominciando a rendermi parte della vostra vita privata e mi dite che vostro marito torna tardi... Signora Robinson voi state cercando di sedurmi, non è così?"

Nel 1967, il regista Mike Nichols (già famoso per aver portato sullo schermo il dramma teatrale "Chi ha paura di Virginia Wolf?" di Edward Albee), decise di tradurre per immagini il romanzo di Charles Webb "The Graduate", uno dei romanzi più efficaci e significativi degli anni '60, che anticipava un problema che, da lì a poco, avrebbe scosso le coscienze collettive e agitato le stagnati acque su cui si adagiavano il moralismo e il conformismo della società dell'epoca.

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martedì 30 marzo 2010

Recensione THE CHASER

Recensione the chaser




Regia di Na Hong-jin con Kim Yoon-seok, Ha Jeong-woo, Seo Young-hee, Jeong In-gi, Choi Jung-wo

Recensione a cura di Nicola Picchi (voto: 7,0)

Il martello è strumento che ben si presta ad un utilizzo creativo e, sin dai gloriosi tempi di "Old Boy", è certamente l'arma più utilizzata nei thriller coreani, mentre negli action si riserva maggiore devozione al ben più prosaico coltello da cucina. Sinonimo di volenza brutale, certamente farebbe impallidire il De Quincey di "L'assassinio come una delle Belle Arti", ma è un oggetto che ha una sua rozza efficacia, senz'altro preferibile ai laboriosi ammennicoli alla "Saw". Il provvidenziale utensile torna protagonista in "The Chaser", psycho-thriller coreano che in patria ha sbancato il botteghino, guadagnandosi il dubbio onore di essere acquistato dalla Warner Bros per l'immancabile remake con Leonardo Di Caprio.

Jung-ho è un ex poliziotto di Seoul che, per tirare avanti, gestisce un giro di ragazze squillo. Quando Mi-jin scompare dopo un appuntamento con un cliente, Jung-ho cerca di rintracciarlo, intuendo che l'uomo potrebbe essere il responsabile della sparizione della ragazza. Il caso vuole che la sua ricerca sia più breve del previsto ma, non appena cerca di interrogare il cliente, Young-min, scoppia una colluttazione e i due vengono arrestati e portati alla stazione di polizia. Qui Young-min confessa di essere un assassino e di aver ucciso una dozzina di donne, ma finge di non ricordare il suo vero indirizzo. Mentre la polizia cerca delle prove contro il killer, in mancanza delle quali sarebbe costretta a scarcerarlo entro dodici ore nonostante la sua confessione, Jung-ho si impegna in una corsa contro il tempo per trovare la casa di Young-min e per salvare Mi-Jin, gravemente ferita ma ancora in vita.

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lunedì 29 marzo 2010

Recensione HAPPY FAMILY

Recensione happy family




Regia di Gabriele Salvatores con Margherita Buy, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Fabio De Luigi, Carla Signoris, Valeria Bilello, Gianmaria Biancuzzi

Recensione a cura di Francesca Caruso

Il regista e sceneggiatore Gabriele Salvatores si mette dietro la macchina da presa per stupire nuovamente, creando una commedia frizzante e mettendoci dentro un sacco di ingredienti che la rendono sicuramente appetibile. Mette sotto l'occhio dei riflettori la famiglia e il modo unico che ognuna ha di rapportarsi con i propri componenti.

Ezio ha una passione per la scrittura ed è deciso a scrivere una sceneggiatura, nella quale lui interpreta il ruolo del protagonista. L'autore focalizza l'attenzione su due famiglie che vivono a Milano, delle quali i rispettivi figli sedicenni, Filippo e Marta, decidono di sposarsi. Ezio fa una passeggiata in bicicletta, quando si scontra con Anna, madre di Filippo, e finisce in ospedale. Anna lo invita a cena per riparare. L'invito cade proprio il giorno in cui le famiglie dei due ragazzi si incontrano per parlare dell'evento prossimo. Ezio è riluttante, ma dopo aver conosciuto Caterina, la figlia di Vincenzo e Anna, la situazione cambia decisamente in meglio. I padri dei due ragazzi fanno amicizia e tra Ezio e Caterina sembra scoccare la scintilla, ma l'autore fa i capricci e...

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Recensione BANDHOBI

Recensione bandhobi




Regia di Sin Dong-il con Mahbub Alam Pollob, Baek Jin-hee, Lee Il-hwa, Park Hyeok-kwon

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

Karim, un immigrato del Bangladesh che lavora in Corea, incontra Min-seo, una studentessa dal difficile rapporto con il compagno della madre, che fa lavoretti per pagarsi gli studi.
I due diventano amici a dispetto delle diversità culturali, risvegliando in tutti quelli che li circondano un'ambivalenza che finirà per interferire nei loro rapporti.

Giocato principalmente sul filo dell'illegalità come stile di vita, il film è imperniato sul difficile rapporto tra Karim, un immigrato del Bangladesh, e Min-seo, una ragazza che per mantenersi agli studi lavora part-time come accompagnatrice.
Il razzismo strisciante che viene svelato a tratti, e quasi sempre soltanto attraverso i gesti delle persone coinvolte, è l'elemento di maggior spicco all'interno di una storia sulle differenze culturali e sulla difficoltà di superamento delle principali incomprensioni tra persone assai diverse.
Se Karim ha i suoi problemi a farsi pagare, in un sottobosco dove il lavoratore immigrato viene in primo luogo sfruttato, è vero anche che Min-seo ha grosse difficoltà a gestire il rapporto di sua madre con un uomo che lei non stima, e a finanziarsi gli studi di inglese tramite lavoretti al limite della legalità.

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venerdì 26 marzo 2010

Recensione S.O.S. I MOSTRI UCCIDONO ANCORA

Recensione s.o.s. i mostri uccidono ancora




Regia di Terence Fisher con Peter Cushing, Edward Judd, Carole Gray

Recensione a cura di Samurai82

Su un'isoletta irlandese, uno scienziato conduce degli esperimenti nel tentativo di trovare una cura contro il cancro. Ad un tratto iniziano ad essere ritrovati cadaveri che si presentano come ammassi di carne del tutto privi di scheletro, così che il medico locale si rivolge all'illustre professor Brian Stanley (Peter Cushing) il quale, a sua volta, chiede lumi al dottor David West (Edward Judd), giovane scienziato specializzato nello studio delle ossa umane.
I tre uomini si dirigono sull'isola per investigare e qui si troveranno a dover affrontare una terribile minaccia: i "silicati", strani esseri mutanti simili a tartarughe con proboscide, effetto collaterale degli esperimenti compiuti sull'isola.
Gli esseri paiono indistruttibili e la lotta contro essi si rivelerà assai ardua; anche quando tutto sembrerà finito nel migliore dei modi, in realtà la minaccia inizierà a sorgere anche altrove...

Il film fa parte di un dittico fanta-horror assieme a "Demoni di fuoco" del 1967, che narra dell'invasione di alcune creature extraterrestri ai danni dell'isoletta nordica di Fara e ritrova nel cast sempre Peter Cushing, affiancato questa volta da Cristopher Lee.
Entrambe le pellicole portano la firma di Terence Fisher e sono state da quest'ultimo realizzate per conto della Planet Film Productions, durante un momento "di riposo" dalla storica casa di produzione Hammer (con cui il regista tornerà comunque a lavorare l'anno successivo con "La maledizione di Frankestein").

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giovedì 25 marzo 2010

Recensione PORTRAIT OF A BEAUTY

Recensione portrait of a beauty




Regia di Jeon Yun-su con Dae-Sung Choi, Ja-Hyeon Chu, Min-sun Kim, Yeong-ho Kim, Nam-gil Kim

Recensione a cura di Nicola Picchi (voto: 6,5)

Nata in una famiglia di pittori di corte, la giovanissima Yun-jeong è straordinariamente portata per la pittura e il disegno. Le speranze del padre sono però riposte nel fratello che, non riuscendo a superare l'esame d'ammissione all'Accademia Reale, si toglie la vita.
Per salvare l'onore della famiglia, Yun-jeong è costretta ad assumerne l'identità e a vivere come un uomo. La sua bellezza e il suo talento sono notati da uno degli insegnanti, Kim Hong-do, il quale, al corrente della sua vera natura, se ne innamora. Ma Yun-jeong incontra un artigiano che costruisce specchi di specchi, Kang-moo, innamorandosene a sua volta, e l'inatteso triangolo avrà conseguenze fatali.

Shin Yoon-bok, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Hyewon, è uno dei più conosciuti pittori della dinastia Chosun. Nato nella seconda metà del XVIII secolo, è noto per i suoi disegni che ritraggono scene di vita quotidiana in maniera minuziosamente realistica, senza disdegnare la rappresentazione di scene erotiche; fatto quest'ultimo che gli costerà l'espulsione da Dohwaseo, l'Accademia Reale di Pittura.
Nel romanzo "Painter of the Wind" di Lee Jeong-myeong, Hyewon è raccontato come una donna che, per il suo amore per la pittura e per non deludere il padre, anch'egli pittore di corte, è costretta a travestirsi da uomo, dato che l'arte era considerata un'occupazione tradizionalmente maschile a cui le donne non potevano avere accesso.
Il romanzo ha dato vita ad una serie televisiva in 20 episodi ("Painter of the Wind") e a "Portrait of a Beauty" di Jeon Yoon-soo, che è anche il titolo di uno dei più noti dipinti di Hyewon.

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mercoledì 24 marzo 2010

Recensione FUORI CONTROLLO

Recensione fuori controllo




Regia di Martin Campbell con Mel Gibson, Ray Winstone, Danny Huston, Denis O'Hare, Shawn Roberts, Peter Hermann, Bojana Novakovic, Wayne Duvall, David Aaron Baker, Frank Grillo, Gbenga Akinnagbe, Jay O. Sanders, Caterina Scorsone

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 7,0)

"Edge of Darkness" è la riduzione cinematografica di una pluripremiata serie televisiva di sole sei puntate, che fece furore in Inghilterra nel 1985.

Martin Campbell, già regista della citata serie, dirige questa pellicola con mano sicura e con uno stile personale, raffinato ed intelligentemente asciutto, servendosi di un adattamento scritto da William Monahan, già premio oscar per la sceneggiatura non originale di "The Departed" (2006).

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Recensione THE DESERTED INN

Recensione the deserted inn




Regia di Zhang Jing con Xue Shan, Kenny Kwan, He Meitian

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

Fan è un musicista in crisi creativa. Dopo il suo unico successo non riesce più a scrivere e questo gli crea problemi anche con Ying, che insiste per il matrimonio. Un giorno si accorge di un iperlink nel suo blog che pubblicizza un albergo nel lontano paesino di Huang Cun. Il posto sembra suggestivo, anche per la promessa del fatto che tra quelle vie sarà possibile ascoltare la musica di Yanzhi, che leggenda vuole abbia abitato quelle stanze e quei luoghi. Fan si reca sul posto e chiede la stanza che contiene il letto di Yanzhi. Da quel momento gli pare di vedere persone del passato e di sognare suggestive composizioni musicali...

Attualmente in Cina sono oggetto di censura non soltanto i film di Jia Zhangke, apprezzatissimi in tutto il mondo, ma anche alcuni concetti di natura astratta come gli elementi fantastici. Questo da un lato ha creato non pochi problemi alla distribuzione di film internazionali, come il recente ultimo episodio de "La Mummia", che annovera tra i suoi protagonisti il famoso attore cinese Jet Li. Ma per quello che concerne i film interni, questa pratica ha addirittura generato un filone di bellissimi lavori il cui risultato finale però, appare essere forzato dal tentativo di spiegare razionalmente, e in sostanza negandoli, tutti i contenuti fantastici abilmente intessuti nella trama. È questo il caso del discontinuo "Help", che risulta per questo gravemente penalizzato, e del bellissimo "The Deserted Inn".
Quest'ultimo si compone di due parti chiaramente distinte: la prima e più lunga è quella della costruzione dell'atmosfera fantastica, con suggestivi piccoli suggerimenti fotografici ed evocativi richiami a leggende del passato, e la seconda, breve ma incisiva, in cui si nega tutto quello che si era abilmente insinuato, appiattendo di colpo il risultato di quella che finisce per somigliare ad una meravigliosa costruzione di carta.

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martedì 23 marzo 2010

Recensione PERCY JACKSON E GLI DEI DELL'OLIMPO - IL LADRO DI FULMINI

Recensione percy jackson e gli dei dell'olimpo - il ladro di fulmini




Regia di Chris Columbus con Rosario Dawson, Pierce Brosnan, Uma Thurman, Catherine Keener, Sean Bean

Recensione a cura di matteoscarface

É di moda a Hollywood, negli ultimi anni, riportare il fantasy al cinema, pescando da qualsiasi best seller letterario che abbia un numero di lettori e appassionati quantificabile in almeno una manciata di milioni sparsi per il globo, tale da giustificare un investimento rapido e possibilmente indolore in questo genere ormai prosciugato e rischioso.

Parlare di "fantasy" inteso come tutto ciò che può essere ricondotto all'accezione di "fantastico/puramente immaginativo/irreale/ciò che è concepito dalla mera fantasia" e via citando, e dunque in contrapposizione al reale, è come incamminarsi per una selva oscura, vasta e indefinita. Tanto vasta e indefinita come può esserlo la nebulosa della creatività e della capacità intellettiva umana.
Il fantasy così inteso racchiude perciò tutto lo scibile che il pensiero umano può concepire, di sicuro con dei limiti, ma molto vasti.
Se invece ci si vuol riferire a quel determinato genere nato in letteratura tanto tempo fa (con Jules Verne? Con Robert E. Howard? Con Swift? La Bibbia?) ed esploso, cinematograficamente parlando, nove anni fa con "Il Signore degli Anelli", il campo si restringe alquanto.

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Recensione LEGION

Recensione legion




Regia di Scott Stewart con Paul Bettany, Lucas Black, Tyrese Gibson, Adrianne Palicki, Charles S. Dutton, Jon Tenney, Kevin Durand, Willa Holland, Kate Walsh

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

L'arcangelo Michele scende sulla terra per contrastare Gabriele e le sue schiere di angeli che sono state mandate da Dio a fare da esecutori della Sua ira divina. Il campo di battaglia sarà una sperduta caffetteria ai bordi del deserto, dove un'ignara cameriera sta per dare alla luce un bambino molto speciale.

La nota pazienza biblica del Signore è venuta meno. Saranno state le ultime esportazioni di democrazia, o tutte quelle insensate guerre in suo nome. O magari un eccesso di Grande Fratello, chissà. Fatto sta che il Signore ha deciso per un castigo. Di quelli biblici, appunto. Gabriele, suo alfiere e braccio destro, accantona momentaneamente la spada fiammeggiante per usare una più virile e pratica mazza di ferro. Mentre Michele, che non è d'accordo con il capo, si rifornisce di un arsenale tale da far impallidire l'esercito degli Stati Uniti.

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Recensione HAROLD E MAUDE

Recensione harold e maude




Regia di Hal Ashby con Vivian Pickles, Bud Cort, Cyril Cusack, Ruth Gordon

Recensione a cura di sally-OHara

Il regista Hal Ashby firmò "Harold e Maude" nel '71, ispirandosi all'omonimo romanzo di Colin Higgins; si tratta di un'opera sui generis, scanzonata e a tratti allegra, che decanta in modo per nulla prolisso la bellezza della vita accusando, ma soprattutto sottolineando, le assurde regole sociali che prescrivono persino i sentimenti umani.
"Harold e Maude" si rivela quindi testimone per antonomasia della funzione paideutica del cinema; infatti per tutta la durata del film i due protagonisti tengono sospesi a testa in giù gli spettatori, lasciandoli contemplare una nuova visione del mondo del tutto anomala, una sfera paradisiaca e immaginaria abitata da personalità autentiche, positive e anticonvenzionali.

La storia si svolge in un paesino deli Stati Uniti durante gli strepitanti anni '60. Harold è un giovane di buona famiglia, del tutto negletto dalla madre, vorticante in un turbinìo di noia e calamità nei confronti della morte tanto da assistere spesso ai funerali di sconosciuti e a simulare nefasti suicidi per attirare l'attenzione della madre impegnata inutilmente a coinvolgerlo in attività mondane. È proprio durante un funerale che il giovane fa la conoscenza di Maude, una vecchietta di 79 anni solare, bislacca e armata di audaci discorsi, che con la sua dinamicità e il suo entusiasmo porta Harold ad ascendere verso quella vetta dalla quale lei osserva il mondo e dalla quale agli occhi di entambi ogni cosa appare bella e incantata.
Sulle note magiche di Cat Stevens si assiste all'attrazione psicofisica dei due, al dolce congiungersi delle loro menti così simili e infine dei loro corpi così diversi. Contro il pregiudizio fagocitante della gente Harold decide di sposare Maude, senza sapere che quella morte tanto contemplata in passato è pronta a giungere incontro alla sua amata che,con il suo vivace sorrisetto rugoso comunica al giovane di aver assunto del veleno e di voler passare le ultime ore della sua vita con lui, con colui che ama... E così sarà.
"If you want to sing out" chiude lo scenario del film come segno evidente del congiungersi di Harold con la vita e del suo legame incorruttibile e ineffabile, con Maude che l'ha salvato da una vita in bianco e nero.

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venerdì 19 marzo 2010

Recensione BROOD - LA COVATA MALEFICA

Recensione brood - la covata malefica




Regia di David Cronenberg con Oliver Reed, Samantha Eggar, Art Hindle, Cindy Hinds

Recensione a cura di A. Cavisi

Nola Caverth è ricoverata nella clinica psichiatrica del Dr. Raglan, dove viene sottoposta ad una nuova cura chiamata psicoplasmica. Molto presto alcune delle persone a lei care, la madre, il padre, la meastra di sua figlia perderanno la vita per mano di alcune strane creature.

Quinta pellicola di Cronenberg, "The brood" contiene già quella che è tutta la sua tematica: la trasformazione del corpo che tenta di dar vita e di estendere le proprie pulsioni e istinti più reconditi è la principale. Vero e proprio horror, questo film riesce ad impressionare non soltanto con l'alto impatto visivo di alcune immagini davvero forti, ma anche per il messaggio insito in esse, davvero molto profondo e di non facile comprensione e lettura. Possono i nostri desideri più reconditi, i nostri istinti, le nostre paure ataviche, trasformarsi in qualcosa di pericoloso, farci compiere azioni inaspettate, proiettarsi nella realtà? Cronenberg ne è convinto, tanto da dare vita a queste pulsioni con un vero e proprio parto dal quale nascono dei nanetti deformi, che altro non sono se non l'estensione della nostra mente e dei suoi anfratti più reconditi.

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giovedì 18 marzo 2010

Recensione BELLA DI GIORNO

Recensione bella di giorno




Regia di Luis Buñuel con Pierre Clementi, Michel Piccoli, Francisco Rabal, Macha Méril, Geneviève Page, Jean Sorel, Catherine Deneuve

Recensione a cura di Ciumi (voto: 10,0)

Non sono nuvole i nostri sogni; che diano, sempre in partenza, sereni consigli o rimproveri tempestosi.
Come la polvere, aleggiano senza risposte dentro le nostre case.
Hanno le altitudini dei suoli e più che ai paesaggi, agli alberi, alle serate che s'aprono al di là delle finestre, assomigliano a quei riflessi, diafani e raccolti, che sovrappongono a tutto i nostri volti.

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