mercoledì 10 marzo 2010

Recensione IL BUIO OLTRE LA SIEPE

Recensione il buio oltre la siepe




Regia di Robert Mulligan con Gregory Peck, John Megna, Frank Overton, Rosemary Murphy, Brock Peters

Recensione a cura di julian (voto: 9,0)

Appare doveroso aprire la recensione de "Il buio oltre la siepe" con la frase o la sequenza che si ritenga più adeguata, che risulti onnicomprensiva del significato o messaggio della pellicola, che fissi insomma un'immagine a mo' di icona del film stesso.
Ebbene, minuto 49: Atticus e Scout, padre e figlia, sono seduti sugli scalini della loro casa a parlare dopo un incidente avvenuto a scuola. La piccola quello stesso giorno aveva infatti malmenato un compagno di classe il quale si era fatto beffe di lei perché suo padre "difende i musi neri". Non è cattiveria, è solo ripetere a menadito quello che i genitori o i più grandi dicono, come fanno sempre i bambini, senza riflettere, senza tener conto della possibilità che quelle parole possano esser sbagliate.
Ma Atticus non si scompone, redarguisce anzi sua figlia perché la violenza in ogni caso è ingiustificabile e conclude: "Ci sono delle cose Scout, che tu sei ancora troppo piccola per capire", fissando così una sottile linea tra i loro due mondi, una linea talmente incerta, talmente evanescente che non si può mai stabilire con sicurezza chi è abbastanza "grande" per capire veramente.

Il quadretto famigliare sopra descritto, in cui il padre assolve alla sua funzione di istruttore di vita verso la figlia, una vita per molti aspetti sbagliata e perciò difficile e quasi imbarazzante da spiegare a parole, sintetizza perfettamente quello che "Il buio oltre la siepe" (1962) - tratto dall'omonimo romanzo di Harper Lee di due anni prima, vincitore, tra l'altro, del premio Pulitzer – è: un'elegia dei "valori di una volta", come si dice, una particolare fiaba di provincia dove, in mezzo a tanto spettacolo di squallore e povertà, trionfa il bene, l'amicizia impossibile, l'amore paterno nell'indispensabile happy ending.
Non lo rende questo un film verboso, poiché gli insegnamenti di Atticus Finch, un indimenticabile Gregory Peck nominato il più grande eroe del XX secolo dall'American Film Institute, equivalgono, dopo la visione, a un'esperienza di vita vissuta, come se, oltre ad essere un personaggio padre, egli assurga alla figura tipo del padre moderno: responsabile, comprensivo, onesto. Un padre di tutti noi.

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