mercoledì 30 giugno 2010

Recensione A PROPOSITO DI STEVE

Recensione a proposito di steve




Regia di Phil Traill con Sandra Bullock, Thomas Haden Church, Bradley Cooper, Ken Jeong, DJ Qualls, Katy Mixon, Howard Hesseman, Beth Grant

Recensione a cura di pompiere (voto: 6,5)

Mary Horowitz (Sandra Bullock) è una donna che soffre di vertigini parossistiche benigne. La sua figura ondeggia pericolosamente quando l'autobus parte prima che sia riuscita a sedersi, ed è altrettanto instabile quando tenta di evitare accuratamente l'approssimarsi dei cani. Trova invece soddisfazione nel vedere la gente che fa i cruciverba creati da lei, adora alcune espressioni tipiche francesi, vive con gli apprensivi genitori e… non ha neppure un fidanzato. E' consueto tutto ciò!? Il Popolo reclama normalità.
Pertanto ecco montare una nevrosi, già presente in embrione, che si manifesta con un'intensa iperattività della Sig.ra Mary, ed esplode in sproloqui ininterrotti riguardanti qualsiasi cosa, informazione o dettaglio che possa avere a che fare con i cruciverba, senza alcuna pietà per le orecchie altrui.

Cinematograficamente, quella che ne viene fuori è un'opera che disorienta perché sarcasticamente incoerente e mirabilmente assurda. Immeritatamente candidata al Razzie Award come Peggior Film, e vincitrice dei premi per la Peggiore Attrice (Sandra Bullock) e per la Peggiore Coppia sullo schermo, "All about Steve" mostra quantomeno il coraggio di un'interprete, nel caso anche produttrice, la quale attinge a piene mani dall'autoironia, "aggregato" evidentemente incomprensibile ed estraneo a un certo tipo di pubblico.

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Recensione TETSUO - UOMO D'ACCIAIO

Recensione tetsuo - uomo d'acciaio




Regia di Shinya Tsukamoto con Tomoroh Taguchi, Kei Fujiwara

Recensione a cura di Luca Davide Valtolina

"Trasformiamo il mondo in una massa d'acciaio. Facciamolo arrugginire, così che si sbricioli nel cosmo".

Questo anatema, urlato in conclusione da un grottesco e metallico carro armato a due teste, sintetizza la logorante follia che accompagna e consuma l'inerme spettatore per tutta la durata dell'opera di Shinya Tsukamoto.

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martedì 29 giugno 2010

Recensione FUOCO CAMMINA CON ME!

Recensione fuoco cammina con me!




Regia di David Lynch con Sheril Lee, Ray Wise, Kyle MacLachlan, Kiefer Sutherland, Chris Isaak, Harry Dean Stanton

Recensione a cura di Zero00 (voto: 6,5)

Quando l'8 Aprile del 1990 fu trasmesso dalla ABC, per la prima volta in America, l'episodio pilota della serie "Twin Peaks" (in Italia "I Segreti di Twin Peaks") degli autori/registi David Lynch e Mark Frost, qualcosa cambiò in modo radicalmente nel mondo della televisione: mai, fino a quel momento, era stato proposto per la Tv un prodotto tanto particolare, ambizioso e di tale caratura artistica.
Proprio per questo la sconclusionata e prematura fine della serie, dopo appena due stagioni e trenta puntate, lasciò perplessi i più accaniti fan e chi non era ben a conoscenza dei fatti o delle dinamiche televisive.
Quel che di fondamentale successe è che, contro il parere degli ideatori stessi, a poche puntate dall'inizio della seconda stagione, venne data risposta a quella domanda che per così tanto tempo aveva assillato gli spettatori di tutto il mondo: "Chi ha ucciso Laura Palmer?".
La scelta non solo si rivelò controproducente ma ammazzò letteralmente lo show : Lynch, deluso, se ne allontanò per dedicarsi ad altro, mentre gli ascolti calarono in maniera vertiginosa, spingendo l'emittente a sopprimere il serial.
Insomma, fine della giostra e fine dei giochi. Ma non per tutti.

Lynch non si rassegnò a dire addio ai verdi boschi del nord-ovest degli Stati Uniti o a liberarsi senza rimpianti dei personaggi e delle dinamiche che, puntata dopo puntata, aveva costruito. Ma, soprattutto, non riuscì ad abbandonare le tematica che più gli erano care e che avevano fatto da vero motore all'intera vicenda: chi era in realtà Laura Palmer? Quali erano i rapporti che la legavano a una cittadina come Twin Peaks, ai suoi abitanti e soprattutto, al suo carnefice?
Tutto questo portò il regista ad una delle scelte più criticate e sofferte della sua carriera, quella di girare un prequel: "Twin Peaks: Fire Walk with Me", in Italia conosciuto con il titolo "Fuoco cammina con me".

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lunedì 28 giugno 2010

Recensione TAMARA, FIGLIA DELLA STEPPA

Recensione tamara, figlia della steppa



Regia di Jacques Tourneur con Gregory Peck, Tamara Toumanova, Alan Reed, Hugo Haas

Recensione a cura di Giordano Biagio

Questo importante film hollywoodiano del francese Jacques Tourneur è uscito nel 1944, quando l'evoluzione degli schieramenti militari nella seconda guerra mondiale vedeva sorprendentemente insieme contro il nazismo nazioni capitaliste come gli Stati Uniti e comuniste come l'Unione Sovietica, paesi che, messe da parte le divisioni ideologiche, lottavano per un unico principio etico, quello della libertà dei popoli dall'invasione degli eserciti con ideologie razziste e totalitarie, che tanti scempi stavano compiendo in Europa e nel mondo in quel momento.

"Tamara la figlia della steppa ("Days of Glory") è un film di guerra che esalta anche valori più specifici e nobili, come quelli propri dei partigiani, legati alla difesa della propria nazione contro dittature interne ed esterne; il suo autore è famoso per film come "Il bacio della pantera" (1942) e "Le catene della colpa" (1947) due ottimi film, il primo situabile tra l'horror e il thriller, quindi con un alto contenuto fantastico tale da rasentare la fantascienza, il secondo un noir vecchio stile, indimenticabile, di alta drammaticità, restaurato dalla Rai, del quale esiste una versione anche a colori.

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venerdì 25 giugno 2010

Recensione THIRST

Recensione thirst




Regia di Chan-wook Park con Song Kang-ho, Kim Ok-bin, Ha-Kyun Shin, Eriq Ebouaney

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 7,5)

"Il Piacere dà a ciascuno la perfezione del suo vivere"
Aristotele: Etica a Nicomaco.

Padre Sang-hyeon (Kang-ho Song) è un prete filantropo, che presta servizio in un ospedale e che crede nell'intima bontà dell'essere umano e che abbraccia le arti e la scienza come doni di Dio. Avendo consacrato la propria esistenza al servizio del prossimo, padre Sang- hyeon ha rinunciato alla pienezza della vita sacrificando con abnegazione tutte quelle pulsioni che l'istinto gli detta.
Stanco di vedere morire le persone di cui si occupa, si offre volontario per sperimentare un vaccino contro il Virus Emmanuel (così chiamato dal nome del medico che lo ha isolato), pur essendo consapevole che le probabilità di contrarre la malattia sono altissime e che conducono a morte sicura.
Durante l'esperimento, padre Sang-hyeon (o Sang-hyun, nei sottotitoli italiani) è infettato dal virus e dopo una breve degenza muore, ma la sua morte dura pochi istanti. Il prete riprende immediatamente coscienza e medici riscontrano immediatamente una regressione del virus.
Dopo una degenza di sei mesi, Sang-hyeon viene dimesso e i fedeli guardano a lui come a un uomo capace di fare miracoli. È per questa fama che la signora Ra (Hae-sook Kim) si rivolge a lui con le lacrime agli occhi, implorandolo di andare a fare visita a suo figlio Kang-woo (Ha-kyun Shin), malato terminale di cancro.
Kang-woo riconosce padre Sang-hyeon. I due erano amici di infanzia e con loro c'era anche Tae-ju (Ok-bin Kim) ora divenuta moglie di Kang-woo.
Dopo la visita di padre Sang-hyeon, Kang-woo guarisce dal cancro e così il prete ricomincia a frequentare la loro famiglia. Ma qualcosa in lui è cambiato. Padre Sang-hyeon adesso ha sete di sangue e non solo, ha sete di vita.

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Recensione TERRA E LIBERTA'

Recensione terra e liberta'




Regia di Ken Loach con Ian Hart, Rosana Pastor, Iciar Bollain, Tom Gilroy

Recensione a cura di Mimmot

Nel 1995 Kean Loach distoglie per un momento lo sguardo dalla "sua" Inghilterra e lo rivolge alla Spagna, per raccontarci la sua versione della guerra civile, che negli anni '30 insanguinò il paese, e soprattutto per ricordarci cosa significò per il movimento operaio quella tragedia dolorosissima, che finì per consegnare la nazione nelle mani della dittatura franchista.

In quegli anni la Spagna usciva dalla impopolare dittatura militare di Miguel Primo de Rivera e assegnava la vittoria elettorale alla sinistra repubblicana e socialista, che si impegnò ad attuare una serie di riforme laiche e progressiste, rivolte, principalmente, a modernizzare il paese e ridurre l'influenza del clero e dei latifondisti nella vita della "nuova Spagna repubblicana".
Queste riforme, però, scontentarono sia i radicali (perché troppo avanzate) che gli anarchici (perché troppo moderate) e il Governo venne costretto alle dimissioni.
Le successive elezioni politiche del 1933 videro l'affermazione delle destre, che abrogarono subito le riforme già attuate e bloccarono quelle in corso di attuazione, inoltre cominciò a farsi sinistramente sentire la forza della "Falange", un gruppo fascistoide, che si ispirava agli ideali del fascismo italiano, fondato e guidato da uno dei figli di De Rivera. Cominciò così il "bienio nigro", che vide il fallimento del processo di laicizzazione dello stato avviato dal passato governo delle sinistre.
Nel 1935, però, il governo conservatore entrò in crisi per le fratture insanabili tra la destra moderata e quella estremista. Nelle successive elezioni politiche la sinistra (in ottemperanza del "Direttivo Dimitrov") si presentò unita nel "Fronte Popolare" ottenendo la maggioranza relativa e il conseguente incarico di formare il nuovo governo.
Nonostante la sconfitta elettorale, però, la destra conservatrice che faceva capo alla "Falange", appoggiata dai fascismi d'Italia e Germania, e dalla chiesa cattolica, rimaneva molto forte perchè poteva contare, anche, sull'appoggio incondizionato delle forze armate. Ben presto il blocco delle forze reazionarie trovò un Caudillo nella persona del Generale Francisco Franco, che, sbarcato dal Marocco spagnolo, occupò parte della Spagna e diede inizio alla guerra civile.

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giovedì 24 giugno 2010

Recensione IO SONO L'AMORE

Recensione io sono l'amore




Regia di Luca Guadagnino con Flavio Parenti, Tilda Swinton, Marisa Berenson, Alba Rohrwacher, Diane Fleri, Edoardo Gabbriellini, Maria Paiato, Pippo Delbono

Recensione a cura di Luca Valtolina

Luca Guadagnino scolpisce sull'anima di Tilda Swinton una seconda pelle. Algida compostezza, disciplinata rigidità, coraggio e indipendenza, distacco morboso dagli affetti sono tutti elementi dominanti di una recitazione elegante, intrigante ed emotivamente coinvolgente.

L'atmosfera alto-borghese di Villa Necchi, a Milano, fa da arena alle vicende di una ricca famiglia industriale lombarda. Cattiverie dettate dalla lucida ragion di Stato, strategie familiari arroganti di stampo patriarcale, consolidamenti fraterni e vie di fuga tanto improvvisate quanto agognate da tempo, il cui prezzo sarà oltre ogni logica tolleranza, sono il nettare quotidiano di un'esistenza fredda, sterile e troppo vincolata da sacri luoghi comuni, a cui poche anime vere decidono di opporsi e sacrificarsi.

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mercoledì 23 giugno 2010

Recensione IL CASO MATTEI

Recensione il caso mattei




Regia di Francesco Rosi con Gian Maria Volontè, Luigi Squarzina, Peter Baldin, Franco Graziosi

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il film inizia con una pala meccanica in primo piano che affonda i suoi denti in una spessa melma di fango alla ricerca dei resti dell'aereo di Mattei.
L'aereo a reazione del Presidente dell'ENI, di ritorno dalla Sicilia, precipita in una sera piovosa del 27 Ottobre del 1962 nella zona di Bascapè nel pavese, in aperta campagna, dopo che il pilota Bertuzzi aveva appena ricevuto dai controllori di volo di Linate l'autorizzazione all'atterraggio, previsto dopo un minuto e mezzo circa dalla chiusura della comunicazione radio.
Muoiono in tre, il pilota, l'ingegner Enrico Mattei e il giornalista americano Mc Hale. I resti dell'aereo vengono trovati sparpagliati lungo un raggio di 400 metri senza che si sia mai potuto capire, dalle testimonianze e dalla ricostruzione dei fatti, se il velivolo sia esploso in volo o nell'impatto con il terreno.

Attraverso il film di Francesco Rosi uscito nel 1972, molto ben documentato e ricco di invenzioni sceniche e narrative di pregio, lo spettatore prende conoscenza delle numerose ipotesi sul tragico fatto e si rende pure conto di come le cause dell'incidente non possono a tutt'oggi che essere del tutto misteriose, anche dopo le nuove perizie del 1995 effettuate a 33 anni di distanza.
Dal film si prende nota che poche sono le cose certe: il carrello ancora chiuso, gli alberi non danneggiati dall'impatto dell'aereo che fanno supporre che qualcosa di molto grave - come un'esplosione o un cedimento strutturale della carlinga - sia probabilmente avvenuto ad alta quota, le numerose minacce di morte ricevute da Mattei per telefono e per lettera nei giorni precedenti l'incidente, uno strano sopraluogo all'interno dell'aereo di Mattei, fermo nell'aeroporto di Catania in Sicilia, effettuato da due meccanici sconosciuti e un ufficiale con falsa identità che fanno pensare ad un possibile intervento manipolativo su parti del piccolo velivolo.
Inoltre la scomparsa del giornalista De Mauro nel '70, proprio mentre raccoglieva notizie per il regista del film Francesco Rosi sui due ultimi giorni di Mattei in Sicilia, e la grande ostilità delle compagnie petrolifere delle Sette Sorelle nei confronti della politica internazionale di Mattei sul petrolio.

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martedì 22 giugno 2010

Recensione THE BLIND SIDE

Recensione the blind side




Regia di John Lee Hancock con Sandra Bullock, Kathy Bates, Tim McGraw, Rhoda Griffis

Recensione a cura di atticus (voto: 6,0)

Lo strano caso di Sandra Bullock e di "The Blind Side", nonché cronaca di una distribuzione italiana decisamente bizzarra, per usare un garbato eufemismo.
Inutile negare che la Bullock sia una delle attrici al giorno d'oggi più amate da pubblico e botteghino. Forte di una lunga gavetta, passa dal seriel tv "Working Girl" (ispirato al fortunato film di Mike Nichols) alle commediole romantiche ("Pozione d'amore") fino ai blockbuster action ("Demolition Man" al fianco di Stallone).
Con "Speed" e, soprattutto, con "Un amore tutto suo" ha modo di sfoderare tutta la sua verve, facendo giustamente breccia nei cuori della gente con un ruolo di sognatrice dimessa e pasticciona.

Prosegue la sua scalata al successo, non senza qualche passo falso ("Speed 2 – Senza limiti" e il polpettone tratto da Heminghway "Amare per sempre"), rimanendo pur sempre fedele all'immagine stucchevole, buffa, da fidanzatina d'America, che le troppe commedie interpretate sembrano averle appiccicato addosso.
Non basta neppure una simil svolta drammatica col modesto "28 giorni", in cui interpreta un'alcolizzata in riabilitazione, per uscire dal vicolo cieco. La critica la detesta, bollandola come una bambolina smancerosa dallo sguardo spento e dagli arti gesticolanti, ma il pubblico continua ad amarla più del dovuto, portando al trionfo commerciale prodotti di infima qualità come "Miss Detective" e "Two weeks notice".

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lunedì 21 giugno 2010

Recensione SURVIVAL OF THE DEAD

Recensione survival of the dead




Regia di George A. Romero con Alan Van Sprang, Kenneth Welsh, Joris Jarsky, Athena Karkanis, Devon Bostick, Matt Birman, Eric Woolfe, Mitch Risman, Salar Madadi

Recensione a cura di The Gaunt (voto: 8,0)

Nel 1968 George A. Romero realizzò con un budget quasi irrisorio "La notte dei morti viventi", il film che generò lo spartiacque dell'intero genere horror e che diede nuova linfa e idee ad un genere che mostrava la corda. Su questo film si è già disquisito di tutto e di più, può anche non incontrare i gusti personali di un certo tipo di spettatore, però è innegabile oggettivamente l'importanza fondamentale di un film la cui forza visionaria ha travalicato il genere stesso per diventare un classico a tutto tondo.

Dopo "La notte dei morti viventi", Romero ha inanellato altri quattro film di questo filone: "Zombi", "Il giorno degli zombi", "La terra dei morti viventi" e il fin troppo sottovalutato "Diary of the dead" (fra l'altro inspiegabilmente e colpevolmente non distribuito al cinema in Italia) prima di questo ultimo capitolo, "Survival of the dead". Una lunga saga durata l'arco di quarant'anni in cui Romero in maniera lucida e pessimista ha analizzato e messo a nudo le storture della società americana e occidentale, con i suoi modelli di riferimento sociali ed economici e approfondendo in maniera altrettanto scrupolosa e mai banale la parte oscura dell'animo umano.

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Recensione FAMILY LIFE

Recensione family life




Regia di Ken Loach con Sandy Ratcliff, Grace Cave, Bill Dean, Malcolm Tierney, Hylar Martin

Recensione a cura di kowalsky (voto: 9,0)

1 - UN MONDO DOVE NON POTRAI CAMBIARE MAI NIENTE

"Disperatamente normale", quanto può una definizione del genere esprimere questo film? E quanto può essere accostata, come un marchio indelebile sulla pelle, la "normalità vigente" davanti alla famiglia di Janice, dove i ruoli subalterni di padre e madre vivono in rassicurante conflitto l'uno con l'altro?
Due entità separate ma estinte che, insieme, possono produrre effetti devastanti sulla psiche degli altri.

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venerdì 18 giugno 2010

Recensione IL PADRE DEI MIEI FIGLI

Recensione il padre dei miei figli




Regia di Mia Hansen-Løve con Chiara Caselli, Louis-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 7,0)

"Cerco la chiarezza perché è ciò che mi commuove, che mi dà la sensazione di accedere a qualcosa di vitale, alla parte infinita di ogni essere, senza che lo stile si metta di traverso"
Mia Hansen-Løve, Press-book del film

È un film, "Il padre dei miei figli", in cui pulsa un'intensa sensibilità femminile. Una sensibilità che si coglie con pienezza nella prospettiva in cui sono visti e "sentiti", nel film, gli eventi e i temi affrontati, e che emerge in ogni istante dal tono della messinscena, dalla delicata conduzione degli attori che si intuisce, e dalla recitazione della protagonista Chiara Caselli e delle tre bambine (a loro riguardo, va detto che il titolo italiano avrebbe dovuto essere "Il padre delle mie figlie", come i sottotitoli dell'edizione originale, più fedelmente, riportano).
Diretto dalla giovanissima Mia Hansen-Løve – insignita del premio speciale della Giuria nella sezione "Un Certain Regard" al festival di Cannes 2009 – alla sua opera seconda, è un film che parla di vita partendo dalla morte, che intuisce la speranza a partire dalla disperazione, che racconta dell'immortalità dell'arte (che ci sopravvive) ma ancor più dell'importanza della dimensione intima, privata, degli affetti. Di come, quando un uomo muore, sopravviva nel cuore dei suoi cari e dei suoi figli, prima ancora che nell'eredità professionale che lascia con l'opera frutto del suo lavoro.
"Papà sopravviverà nei suoi film" viene detto verso la fine a una delle figlie piccole, e lei risponde: "Sopravviverà anche in noi!". E in questa affermazione, pronunciata con l'ingenuo candore e la disarmante sincerità dell'infanzia, sta racchiusa, secondo chi scrive, una delle semplici, ma profonde, verità che il film esprime.

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Recensione IL GIGLIO DELLE TENEBRE

Recensione il giglio delle tenebre




Regia di Georg Wilhelm Pabst con Edith Jeanne, Uno Henning, Fritz Rasp, Brigitte Helm

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il boemo George Wilhem Pabst, regista e autore del film "Il giglio delle tenebre", nato a Raudnitz il 25 agosto del 1885 e morto a Vienna il 29 maggio del 1967, è stato uno dei fondatori del cinema realista, di cui anche questo film fa parte; un genere stilistico che Pabst svolge in modo originale coniugandolo, per gli aspetti più simbolici, con una filosofia legata alla "nuova oggettività" (Neue Sachlihkeit) movimento artistico reattivo all'espressionismo e caratterizzato da una rappresentazione della realtà in una forma diretta, senza alcuna manipolazione soggettiva se non per ciò che riguarda un'emotività di fondo che fa da sfondo ai soggetti fotografici creando un'atmosfera tipicamente romantica che rispecchia in buona parte l'intonazione artistica tedesca degli anni intorno al 1925.
I soggetti presenti in questo film erano spesso usati dal movimento artistico della "Nuova oggettività" per richiamare certe realtà di quel tempo, e colpivano per il verismo del sociale, quello più sfavorevole; frequenti erano infatti le figure di prostitute, mutilati di guerra opportunamente accostati alle rovine provocate da lunghi combattimenti, truffatori, seduttori perfidi, sfruttatori senza scrupoli, e profittatori di situazioni sfavorevoli che danneggiavano soprattutto la povera gente.

"Il giglio delle tenebre" ("Die Liebe der Jeanne Ney"), del 1927, è il terzo lungometraggio muto di Pabst, dopo "Il tesoro" del 1923 e "La Via senza gioia" del 1925 con Greta Garbo, film di rottura con i temi e le convenzioni visive usuali in quel tempo.
Il film è ambientato in Crimea ed a Parigi durante la rivoluzione russa del 1918, che aveva indirettamente innestato la guerra civile in quella grande regione russa, oggi appartenente all'Ucraina, coinvolgendo politicamente anche diverse nazioni straniere. Ha avuto un buon successo di critica e di pubblico ed è tratto da un romanzo di Il'ja G. Erenburg, sceneggiato liberamente da Ladislaus Vajda e Rudolf Leonhardt.
Il racconto si svolge durante i fatti più significativi della rivoluzione, che vedeva l'armata rossa dei bolscevichi scontrarsi duramente con l'armata bianca di diversa ideologia e cercare di forzare la situazione anche in Crimea. L'intera regione russa era socialmente e istituzionalmente sconvolta, regnava un caos amministrativo e organizzativo di vaste proporzioni che portava a smisurate trasgressioni di costume con una immoralità senza precedenti dove orge e corruzioni di alti ufficiali dilagavano, e prendeva campo nel territorio un brulicare impunito di persone laide dedite alla truffa e all'omicidio per banali interessi.

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