venerdì 18 giugno 2010

Recensione IL GIGLIO DELLE TENEBRE

Recensione il giglio delle tenebre




Regia di Georg Wilhelm Pabst con Edith Jeanne, Uno Henning, Fritz Rasp, Brigitte Helm

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il boemo George Wilhem Pabst, regista e autore del film "Il giglio delle tenebre", nato a Raudnitz il 25 agosto del 1885 e morto a Vienna il 29 maggio del 1967, è stato uno dei fondatori del cinema realista, di cui anche questo film fa parte; un genere stilistico che Pabst svolge in modo originale coniugandolo, per gli aspetti più simbolici, con una filosofia legata alla "nuova oggettività" (Neue Sachlihkeit) movimento artistico reattivo all'espressionismo e caratterizzato da una rappresentazione della realtà in una forma diretta, senza alcuna manipolazione soggettiva se non per ciò che riguarda un'emotività di fondo che fa da sfondo ai soggetti fotografici creando un'atmosfera tipicamente romantica che rispecchia in buona parte l'intonazione artistica tedesca degli anni intorno al 1925.
I soggetti presenti in questo film erano spesso usati dal movimento artistico della "Nuova oggettività" per richiamare certe realtà di quel tempo, e colpivano per il verismo del sociale, quello più sfavorevole; frequenti erano infatti le figure di prostitute, mutilati di guerra opportunamente accostati alle rovine provocate da lunghi combattimenti, truffatori, seduttori perfidi, sfruttatori senza scrupoli, e profittatori di situazioni sfavorevoli che danneggiavano soprattutto la povera gente.

"Il giglio delle tenebre" ("Die Liebe der Jeanne Ney"), del 1927, è il terzo lungometraggio muto di Pabst, dopo "Il tesoro" del 1923 e "La Via senza gioia" del 1925 con Greta Garbo, film di rottura con i temi e le convenzioni visive usuali in quel tempo.
Il film è ambientato in Crimea ed a Parigi durante la rivoluzione russa del 1918, che aveva indirettamente innestato la guerra civile in quella grande regione russa, oggi appartenente all'Ucraina, coinvolgendo politicamente anche diverse nazioni straniere. Ha avuto un buon successo di critica e di pubblico ed è tratto da un romanzo di Il'ja G. Erenburg, sceneggiato liberamente da Ladislaus Vajda e Rudolf Leonhardt.
Il racconto si svolge durante i fatti più significativi della rivoluzione, che vedeva l'armata rossa dei bolscevichi scontrarsi duramente con l'armata bianca di diversa ideologia e cercare di forzare la situazione anche in Crimea. L'intera regione russa era socialmente e istituzionalmente sconvolta, regnava un caos amministrativo e organizzativo di vaste proporzioni che portava a smisurate trasgressioni di costume con una immoralità senza precedenti dove orge e corruzioni di alti ufficiali dilagavano, e prendeva campo nel territorio un brulicare impunito di persone laide dedite alla truffa e all'omicidio per banali interessi.

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