lunedì 31 ottobre 2011

Recensione IL BOOM

Recensione il boom




Regia di Vittorio De Sica con Maria Grazia Buccella, Gianna Maria Canale, Alberto Sordi

Recensione a cura di foxycleo (voto: 7,0)

Nel 1957, in seguito alla comparsa della Fiat 500, lo sciame degli autoveicoli in Italia ebbe una crescita vorticosa, tanto che portò il Bel Paese a essere il quarto in Europa come mercato automobilistico dopo Gran Bretagna, Francia e Germania.
L'Italia è dunque un paese ben inserito nel sistema occidentale di mercato. All'inizio degli anni Sessanta l'utilizzo dei mezzi di trasporto privati aveva di gran lunga superato quello dei mezzi pubblici, provocando, già da allora, forti congestioni del traffico nelle principali città. Il mutamento delle condizioni di vita verso una sfera consumistica oltre che nelle autovetture era evidente dall'acquisto degli elettrodomestici, delle abitazioni e dei beni che erano pubblicizzati da Carosello (in onda a partire dal 1957).

Nel 1963 esce nelle sale cinematografiche "Il Boom", regia di Vittorio De Sica con soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini. Protagonista della commedia è Alberto Sordi che aveva già sperimentato ruoli tragicomici ("La grande guerra" di Mario Monicelli, "Il Vedovo" di Dino Risi e altri ancora), qui nel ruolo di Giovanni Alberti, un imprenditore edile soffocato dai debiti a causa del suo fallimento lavorativo e del suo oneroso stile di vita.
Giovanni è un uomo molto innamorato della moglie, che soffre il continuo assillo di poterla un domani deludere a livello economico. Giovanni non è esattamente come gli amici più che benestanti frequentati da lui e dalla moglie, amici con cui trascorre serate all'insegna della musica, della buona tavola e dei liquori d'importazione; egli finge davanti a tutti di non avere problemi finanziari e lo fa per assecondare l'amata compagna ormai avvezza a tale stile di vita. Pian piano però l'assenza di guadagni e l'ombra sempre più vicina dei debiti inizieranno a rendere questa sua "recita" come un qualcosa di impossibile da protrarre nel tempo.
Resa palese la sua reale condizione, Giovanni è lasciato solo da tutti, amici e famiglia. Si ritrova quindi all'affannosa ricerca di un aiuto per uscire da quel buco nero che ha inghiottito guadagni e affetti. A un certo punto intravede una soluzione; infatti durante un'ennesima ricerca di sostegno per un proprio aleatorio progetto incontra la moglie di uno stravagante imprenditore (il signor Bausetti), affetto da una grave menomazione a un occhio. Questa signora si offre di prestare a Giovanni tutto il denaro di cui necessita in cambio di una, a detta di lei, semplice operazione chirurgica. Tale intervento dovrebbe avere l'esito di donare la cornea di Giovanni all'attempato uomo d'affari. Questa condizione appare immediatamente all'Alberti fuori da ogni senno logico, per poi però ripensarci a causa dell'enorme sentimento di mancanza della moglie e degli amici.

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venerdì 28 ottobre 2011

Recensione MELANCHOLIA (2011)

Recensione melancholia (2011)




Regia di Lars von Trier con Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Kirsten Dunst, Charlotte Rampling, Udo Kier, Stellan Skarsgård, Alexander Skarsgård, John Hurt, Brady Corbet

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 8,0)

"Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento, perché molta sapienza, molto affanno: chi accresce il sapere, aumenta il dolore."
Libro di Qoelet

Prima di procedere con l'analisi di questo film è doveroso fare una premessa. Capita purtroppo assai frequentemente che i trailer di un film, studiati per attrarre il pubblico in sala, siano fuorvianti o addirittura nocivi al film stesso. Questo è stato sicuramente il caso dell'ultima opera di Lars von Trier, che ha subito un grave nocumento proprio a causa della pubblicità stessa che le è stata fatta. Pertanto si invita chi ancora non avesse visto né il film né il suo trailer a visionare "Melancholia" senza neppure sapere di che cosa tratti e senza leggere quanto segue.

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giovedì 27 ottobre 2011

Recensione BAR SPORT

Recensione bar sport




Regia di Massimo Martelli con Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Giuseppe Battiston, Lunetta Savino, Antonio Catania, Bob Messini, Antonio Cornacchione, Teo Teocoli, Vito, Roberta Lena, Aura Rolenzetti, Leo Mantovani, Gianpiero Impastato, Alessandro Giampaoli

Recensione a cura di peucezia

Nel 1976 esce il primo libro di Stefano Benni, intitolato "Bar Sport" e grazie allo stile innovativo e alla surreale ironia diventa immediatamente un classico.
Dopo oltre trent'anni il regista Massimo Martelli trasforma le parole in immagini nell'omonimo film uscito nell'autunno 2011.

Un pugno di attori ormai onnipresenti nella commedia all'italiana più "colta", da Giuseppe Battiston a Claudio Bisio ad Angela Finocchiaro, sono chiamati a dar vita ai mitici personaggi delle storie di Benni.
Il compito di Martelli è di per sé arduo: trasformare il nonsense abilmente narrato sulla carta stampata in altrettanto efficaci immagini non è affatto semplice.

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mercoledì 26 ottobre 2011

Recensione FIGLI DELLE STELLE

Recensione figli delle stelle




Regia di Lucio Pellegrini con Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli

Recensione a cura di peucezia

Nonostante il titolo il film non si occupa né di fantascienza né degli anni Settanta ("Figli delle stelle" fu un successo discografico di Alan Sorrenti nel 1978).

L'azione si svolge ai giorni d'oggi: una morte sul lavoro, un operaio partecipa a una trasmissione televisiva, uno dei soliti talk show di cui è piena la nostra tv gridata di oggi e si scontra con il ministro del Lavoro, arrogante e pieno di sé, eventualmente di destra.
Deluso dalle non risposte, il poveretto, un Fabio Volo tenero come il suo accento del nord est, incontra un precario della scuola, un vetero comunista fuori dal tempo, una giornalista idealista e un ex delinquente deluso dalla vita. Insieme progettano il rapimento del ministro balordo ma l'errore è in agguato e nella rete finisce un sottosegretario vittima anch'egli della casta.

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martedì 25 ottobre 2011

Recensione RIFF RAFF, MEGLIO PERDERLI CHE TROVARLI

Recensione riff raff, meglio perderli che trovarli




Regia di Ken Loach con Robert Carlyle, Emer McCourt, Jimmy Coleman, Ricky Tomlinson

Recensione a cura di Mimmot

Fortemente critico della realtà sociale del suo paese, il regista inglese Ken Loach (conosciuto come "Ken il rosso"), dopo un periodo passato a girare cortometraggi per la tv, è tornato al cinema per farci un ritratto, realistico e inclemente, del mondo operaio e delle condizioni di vita dei lavoratori, nella disastrata Inghilterra ai tempi della Thatcher, attraverso la storia cruda, commovente, ironica e anche drammatica di un gruppo di operai edili durante il periodo del governo neoliberista della "Lady di ferro".
Un periodo che ha conosciuto impietose critiche da parte degli artisti più impegnati del Regno Unito (anche del campo musicale), che hanno saputo cogliere e denunciare le esplicite tensioni a livello politico e sociale che si stavano sviluppando nel paese.

Ken Loach, con la sua genuina carica ideologica, e coerente a un'idea di cinema documentaristico che lo ha portato ad interessarsi dei drammi del lavoro contemporanei, ha trovato così il modo di analizzare, con sguardo lucido, ironico e accorto, i risultati di un ciclo politico che ha prodotto un brutale ridimensionamento dello stato sociale, colpendo principalmente le classi meno abbienti della società inglese.
Ed è proprio ai suoi temi più cari che Loach fa ricorso per raccontarci una storia che parla di lavoro e di precarietà, di condizioni di lavoro estremamente deficitarie e di sfruttamento economico, ma anche di degrado ambientale e di squallore sociale.
Tutti temi ancora purtroppo attualissimi, perchè è triste constatare come la precarietà sia ancora aumentata, le garanzie sociali si siano ulteriormente ridotte e le morti sul lavoro siano ancora una bruciante, vergognosa realtà. E questo non solo Inghilterra, che ha un sistema di lavoro assolutamente diverso dal nostro e sicuramente migliore, ma in quasi tutto l'occidente e soprattutto da noi.

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venerdì 21 ottobre 2011

Recensione L'UOMO CHE CADDE SULLA TERRA

Recensione l'uomo che cadde sulla terra




Regia di Nicolas Roeg con Buck Henry, Rip Torn, Candy Clark, David Bowie, Bernie Casey

Recensione a cura di Giordano Biagio

Su un pianeta agonizzante, tecnologicamente molto progredito ma già del tutto desertificato, appartenente ad un altro sistema solare, grava una siccità che sconvolge ogni vita. Un giovane scienziato sopravvissuto a quel mondo in agonia giunge sulla Terra per tentare, con un piano scientifico in grado di utilizzare le risorse terrestri, una missione salvifica del proprio habitat.
La famiglia rimane in attesa, con ansia, del suo ritorno, nel deserto, opportunamente attrezzata.
L'astronave da lui pilotata cadrà in un lago situato a 2.850 metri di altezza, nei pressi del paese Haneyville, negli Stati Uniti, dove l'extraterrestre conta inizialmente di confondersi tra la gente.

Il suo nome è Thomas Jerome Newton (interpretato dalla rockstar David Bowie), la sua costituzione fisica è somigliante a quella umana ma gli occhi sono simili a quelli di un gatto, cosa che lo costringe a sovrapporre sui bulbi oculari due morbide fibre trasparenti riproducenti il normale cristallino degli occhi umani.
L'alieno, sfruttando nove brevetti che ha con sé, idonei a creare un nuovo mercato dell'elettronica, tecnologicamente molto più evoluto del preceden-te, riesce ad impiantare con l'aiuto di un legale esperto di brevetti, una multinazionale di elettronica, la World Enterprise, che in breve tempo raggiunge livelli di produttività e penetrazione commerciale di livello mondiale, con profitti sbalorditivi.
Acquisita una ricchezza ineguagliabile, Thomas si mette in contatto con uno scienziato di valore, Nathan Bryce, cui delega il compito di progettare un'astronave in grado di ricondurlo al pianeta natio e di trasportare con essa energia conservata sotto forma di idrogeno, necessaria per sconfiggere la desertificazione del suo habitat.

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giovedì 20 ottobre 2011

Recensione GIANNI E LE DONNE

Recensione gianni e le donne




Regia di Gianni Di Gregorio con Gianni Di Gregorio, Valeria Bendoni, Alfonso Santagata, Elisabetta Piccolomini, Valeria Cavalli, Aylin Prandi, Kristina Cepraga, Michelangelo Ciminale, Teresa Di Gregorio, Lilia Silvi, Gabriella Sborgi

Recensione a cura di peucezia

Dopo il grande successo della prima pellicola da regista, "Pranzo di Ferragosto", diventato già un classico, tanto da essere annualmente trasmesso da vari canali televisivi nella canonica giornata, Gianni Di Gregorio torna alla carica con questa nuova pellicola low cost, riportando sugli schermi alcuni degli interpreti dell'altro film (Valeria De Franciscis in primis nel ruolo della svampita madre "terribile").

Stavolta Gianni è un ex baby pensionato sessantenne (ex perché gli anni purtroppo passano) alle prese con la famiglia e le amicizie. Soffocato da una moglie iperattiva e ancora operativa e da una figlia un po' coatta, annichilito dall'anziana madre capricciosa ed egocentrica, il pover'uomo tenta un riscatto cercando un'avventura extraconiugale impossibile visto che tutti sembrano avere la meglio su di lui...

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mercoledì 19 ottobre 2011

Recensione PHILADELPHIA EXPERIMENT

Recensione philadelphia experiment




Regia di Stewart Raffill con Michael Paré, Nancy Allen, Eric Christmas, Bobby Di Cicco

Recensione a cura di Giordano Biagio

James Longstreet, è un famoso fisico americano che nel corso della seconda guerra mondiale, precisamente nella fase cruciale del 1943 quando stavano per delinearsi le sorti del conflitto, effettua degli esperimenti sui campi magnetici, al fine di rendere invisibili le navi da guerra sugli schermi radar e favorire quindi la vittoria finale degli Stati Uniti sul nazismo.

L'esperimento di fisica, che sta alla base del film, viene denominato "Arcobaleno 1", per attuarlo è necessario collegare i cavi in uscita di un convertitore elettrico, che trasforma l'energia elettrica in campo magnetico, situato all'interno del cacciatorpediniere USS Eldridge, con la struttura metallica della nave.

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martedì 18 ottobre 2011

Recensione BREAD AND ROSES

Recensione bread and roses




Regia di Ken Loach con Pilár Padilla, Adrien Brody, Elpidia Carillo, Jack McGee, George Lopez

Recensione a cura di Mimmot

"Io odio questo cazzo di paese: puliamo le loro case, gli facciamo trovare tutto pronto, cresciamo i loro figli e per loro è come se fossimo invisibili".

"We want bread and roses, too" è lo slogan vecchio di quasi cento anni, che ha accompagnato le lotte sindacali delle operaie del settore tessile di Lawrence (USA) del 1912.
Con questo slogan, successivamente ripreso negli scioperi sindacali dei lavoratori, le operaie di Lawrence oltre a condizioni di lavoro migliori (il pane) chiedevano anche condizioni di vita più dignitose (le rose).
Le manifestazioni delle donne di Lawrence, che marciavano cantando e con striscioni con su scritto lo slogan che le rese famose nel mondo, rappresentano uno dei momenti più importanti del movimento operaio americano.
Lawrence, nel Massachusetts, era un centro tessile molto importante e meta di un incessante flusso migratorio proveniente dal Nord Europa (soprattutto irlandesi, tedeschi e scozzesi) e successivamente, a partire dai primi anni '90 del XIX secolo, anche dal Sud e in particolare dall'Italia.
A Lawrence le paghe degli operai erano diversificate secondo la componente etnica di appartenenza, per cui agli italiani del Sud erano riservate le paghe più basse e le condizioni di vita peggiori.
Il grande sciopero del 1912 colpì molto l'opinione pubblica americana, diventando l'emblema delle lotte operaie e rappresentò l'inizio di un percorso che portò al riconoscimento di piena dignità e parità agli italiani, fino ad allora considerati servi dei padroni e crumiri.

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lunedì 17 ottobre 2011

Recensione CARNAGE (2011)

Recensione carnage (2011)




Regia di Roman Polanski con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly

Recensione a cura di ferro84 (voto: 8,0)

In una società dove le sovrastrutture diventano l'unico elemento che conta, dove i rapporti umani altro non sono che una serie di convenzioni sociali, anche una piccola discussione tra genitori può diventare un'occasione per mettere a nudo la vera essenza dell'animo umano.

"Carnage" è la denuncia verso una società che forgia i suoi componenti secondo regole predefinite, nella paranoia del "politically correct" e del conformismo esasperante.
Ma che cosa accade quando improvvisamente cadono queste barriere? Ce lo prova a raccontare Roman Polanski in questo film intenso, semplice e tremendamente crudo.

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venerdì 14 ottobre 2011

Recensione GORGO

Recensione gorgo




Regia di Eugene Lourié con Bill Travers, William Sylvester, Vincent Winter

Recensione a cura di Giordano Biagio

Anni '50, Joe (Bill Travers) e Sam (William Sylvester), a bordo del battello Triton, sono a caccia di tesori sottomarini nei pressi dell'isola di Nara nel nord dell'Irlanda. Dopo l'individuazione nei fondali di un vecchio battello carico di preziosi, l'equipaggio assiste allibito alla formazione di un vulcano sottomarino che emerge velocemente in superficie con esplosive eruzioni. Il rigonfiamento dei fondali forma uno tsunami di tale altezza da mettere in seria difficoltà la stabilità della nave.

Costretti a rimanere nell'isola di Nara giusto il tempo per riparare l'elica e fare rifornimenti d'acqua, Joe e Sam sono testimoni di alcuni tragici episodi. Due sommozzatori vengono trovati morti, e in paese si dice che uno sia deceduto per aver visto qualcosa di spaventoso, l'altro perché attaccato da uno squalo. Una barca di pescatori esce in mare nella speranza di capire qualcosa di più sulle strane morti ma all'improvviso viene attaccata da una gigantesca creatura somigliante a un Iguanodon, un dinosauro realmente esistito; il mostro con la sua furia uccide un componente dell'equipaggio e getta nello sgomento gli altri.

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mercoledì 12 ottobre 2011

Recensione SUPER

Recensione super




Regia di James Gunn con Rainn Wilson, Liv Tyler, Ellen Page, Kevin Bacon, Gregg Henry, Michael Rooker, Andre Royo, Sean Gunn, Stephen Blackehart, Linda Cardellini, Nathan Fillion, Edrick Browne

Recensione a cura di JackR

Frank (Rainn Wilson), cuoco di una tavola calda, conduce un'esistenza illuminata solo dalla bellissima moglie Sarah (Liv Tyler), ex tossicodipendente che ha trovato con lui un momento di stabilità in una vita turbolenta.
Quando Sarah lo abbandona per Jacques, un fascinoso spacciatore (Kevin Bacon) che la fa tornare nel tunnel nella tossicodipendenza, Frank, incoraggiato da visioni mistiche, decide di porre fine ai torti del crimine nei panni di Saetta Purpurea, vigilante mascherato e armato solo di una pesante chiave inglese.
Ben presto le cose si mettono molto male per Frank, che si ritrova inseguito dalla polizia e dagli uomini di Jacques, tutti perfettamente al corrente di una identità segreta non difficile da indovinare. In aiuto di Frank arriva Libby (Ellen Page), che decide di diventare la Saettina, nella miglior tradizione delle giovani spalle degli eroi dei fumetti.
Insieme a Libby, decisamente meno ispirata eticamente, Frank, stavolta armato fino ai denti, progetta un definitivo, disperato assalto alla tenuta di Jacques, per salvare  Sarah.

Dal trailer, la storia del supereroe maldestro e senza poteri che si fa rubare la scena dalla spalla femminile potrebbe ricordare un po' quella di "Kick-Ass". Niente di più sbagliato. "Kick-Ass" è un "meta cine-comic", ma essenzialmente un film di supereroi, che ben presto lascia il suo apparente realismo per tornare nel mondo dei fumetti, distante da Spider-Man solo un morso di ragno.
"Super" è un'altra storia. "Super" è la tragedia di un uomo senza qualità e senza fortuna, la cui disperata reazione all'abbandono della moglie assume i toni di una farsa mascherata destinata a finire male sin dal primo momento.
E' evidente l'ironia insita nel titolo del film. Frank, di superiore alla media, non ha nulla, anzi.
Se le prime disavventure della Saetta Purpurea ricordano da vicino quelle di "Kick-Ass", e sono decisamente comiche, la storia prende una piega inaspettatamente cupa quando entra in scena Libby, che trascina il mite Frank dall'orlo della crisi di nervi ad alzare definitivamente ed incoscientemente il livello dello scontro con la banda di Jacques.
La complementarietà dei due personaggi e l'evidente tensione erotica che Libby tenta di... allentare e Frank di frustrare regala alcuni dei momenti più leggeri e riusciti del film, prima di un doppio colpo di scena finale decisamente inaspettato, ma in fondo giusto.

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martedì 11 ottobre 2011

Recensione LA PELLE CHE ABITO

Recensione la pelle che abito




Regia di Pedro Almodovar con Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Blanca Suárez, Eduard Fernández, Fernando Cayo, José Luis Gomez, Jan Cornet, Bárbara Lennie, Isabel Blanco

Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli (voto: 6,0)

"Noi interveniamo su quanto ci circonda!
La carne, gli abiti, i vegetali, la frutta... su tutto!
"

Robert Ledgard (Antonio Banderas) è un rinomato chirurgo plastico che da alcuni anni, a causa delle tragedie familiari che si sono abbattute su di lui e che continuano a tormentarlo, ha abbandonato la sala operatoria per dedicarsi al campo della ricerca scientifica. Il suo scopo principale sembra essere quello di creare una pelle transgenica capace di resistere agli attacchi provenienti dal mondo esterno in maniera migliore e più efficiente rispetto alla pelle umana. In particolare Ledgard, che dopo una conferenza racconta come sua moglie sia morta carbonizzata in seguito a un incidente stradale, desidera creare una pelle capace di resistere alle alte temperature in modo da restituire un tessuto cutaneo agli ustionati e prevenire il ripetersi del danno.
Fin da subito risulta evidente che i metodi adottati dal chirurgo vanno ben al di là dei limiti imposti dalla bioetica.

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