Recensione drive (2011)
Recensione a cura di pompiere (voto: 6,0)
Un giovane senza nome si interessa al basket NBA. E non per ragioni sportive. Lo Staples Center di Los Angeles, città con oltre 100.000 strade, è un ottimo rifugio per confondersi con i tifosi all'uscita della partita e per sfuggire agli inseguimenti della polizia.
Il mestiere scelto dal trentenne dalla faccia pulita è piuttosto complicato: un driver, ovvero una specie di taxista in appoggio a rapinatori che da soli non saprebbero come fuggire col bottino, e allora richiedono le sue prestazioni. Anonime (perché usare tutte le volte un cellulare differente quando il lavoro sporco lo si fa senza coprirsi il volto?), silenziose (il Nostro non parla mai), chirurgiche (cinque minuti esatti è il tempo concesso per l'attesa in auto, prima della sgommata di congedo).
Lo chauffeur compassato (che per comodità di scrittura chiameremo Ryan, come l'attore che lo interpreta) non appartiene a nessuno. Il volto rasato al culmine del disincanto lo pone, socialmente accettabile, come meccanico in un'autofficina, alle dipendenze dello sciancato Shannon (Bryan Cranston), una sorta di padre putativo pronto a difendere Ryan e a sostenerlo con i mezzi che ha a disposizione.
Le auto permettono piccoli lavori di arrotondamento, come lo stuntman nelle più pericolose scene di inseguimento dei film, o il pilota nelle corse da competizione.
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