Recensione l'uomo che cadde sulla terra
Recensione a cura di Giordano Biagio
Su un pianeta agonizzante, tecnologicamente molto progredito ma già del tutto desertificato, appartenente ad un altro sistema solare, grava una siccità che sconvolge ogni vita. Un giovane scienziato sopravvissuto a quel mondo in agonia giunge sulla Terra per tentare, con un piano scientifico in grado di utilizzare le risorse terrestri, una missione salvifica del proprio habitat.
La famiglia rimane in attesa, con ansia, del suo ritorno, nel deserto, opportunamente attrezzata.
L'astronave da lui pilotata cadrà in un lago situato a 2.850 metri di altezza, nei pressi del paese Haneyville, negli Stati Uniti, dove l'extraterrestre conta inizialmente di confondersi tra la gente.
Il suo nome è Thomas Jerome Newton (interpretato dalla rockstar David Bowie), la sua costituzione fisica è somigliante a quella umana ma gli occhi sono simili a quelli di un gatto, cosa che lo costringe a sovrapporre sui bulbi oculari due morbide fibre trasparenti riproducenti il normale cristallino degli occhi umani.
L'alieno, sfruttando nove brevetti che ha con sé, idonei a creare un nuovo mercato dell'elettronica, tecnologicamente molto più evoluto del preceden-te, riesce ad impiantare con l'aiuto di un legale esperto di brevetti, una multinazionale di elettronica, la World Enterprise, che in breve tempo raggiunge livelli di produttività e penetrazione commerciale di livello mondiale, con profitti sbalorditivi.
Acquisita una ricchezza ineguagliabile, Thomas si mette in contatto con uno scienziato di valore, Nathan Bryce, cui delega il compito di progettare un'astronave in grado di ricondurlo al pianeta natio e di trasportare con essa energia conservata sotto forma di idrogeno, necessaria per sconfiggere la desertificazione del suo habitat.
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