Recensione pantaleone e le visitatrici
Recensione a cura di Mimmot
E' risaputo che la lunga e forzata astinenza dalla sessualità se da un lato può essere considerata un mezzo per raggiungere una particolare condizione intellettuale e spirituale (come ritengono alcuni gruppi di asceti), dall'altro, come hanno provato recenti studi condotti negli anni '70 e confermati dallo psicologo J.M. Prescott, in taluni soggetti, se l'astinenza non è una scelta condivisa, solitamente può generare stress, depressione, insoddisfazione, problemi relazionali, arrivando persino a sfociare, nei casi limite, in atti di aggressività e di comportamento criminale.
Ed è appunto di astinenza e delle conseguenze tragicomiche della mancata soddisfazione sessuale che parla "Pantaleone e le visitatrici", del regista peruviano Francisco J. Lombardi, con la leggerezza, l'arguzia e la piacevolezza proprie di quelle commedie semiserie che riescono a mostrare, tra le pieghe della satira, l'arbitrio del potere e l'assurdità propria di un mondo "totalitariamente amministrato", come recita la prefazione del libro omonimo, del recente Premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa, da cui il film è tratto.
Siamo, dunque, nel remoto avamposto militare di Iquitos, situato nell'umida e sensuale giungla amazzonica del Perù.
I soldati di questo sperduto presidio da molto tempo non vedono una donna e perciò, provati dalla lunga e forzata astinenza sessuale, si abbandonano sempre più frequentemente ad atti di violenza e stupri. Le alte sfere militari decidono, perciò, di rimediare, reclutando nei casini della zona un nutrito gruppo di avvenenti prostitute da spedire nelle guarnigioni, allo scopo di raffreddare gli ardori dei "calienti" soldati dell'esercito peruviano.
L'incarico di organizzare il S.V.G.P.F.A. (Servizio delle Visitatrici per Guarnigioni, Posti di Frontiera e Affini) viene assegnato al capitano Pantaleon Pantoya, un giovane ufficiale tutto d'un pezzo, integerrimo, noiosissimo e bacchettone, scrupoloso esecutore di ordini e ligio al dovere militare e al dovere coniugale, che consuma con cronometrica puntualità un sabato sì e un sabato no, concedendo alla giovane mogliettina "una sveltina", che ben presto le fa "mettere in cantiere" un bebè con l'avvenire già ben delineato di futuro servitore della patria.
Frastornato e scioccato di dover frequentare per servizio i casini, luoghi in cui non ha mai messo piede, Pantaleon Pantoya invece di inorgoglirsi per l'incarico ricevuto, si avvilisce e si deprime un po' ma, dopo un primo momento di titubanza da militare tutto d'un pezzo qual è, si dichiara pronto ad ubbidire e determinato a portare a compimento nel migliore dei modi la missione che gli è stata assegnata.
Comincia così a frequentare i postriboli della zona e a selezionare in base a precisi criteri militareschi (prestanza fisica, dedizione al lavoro, capacità amatorie) le prostitute da reclutare, alle quale impartisce severissimi ordini comportamentali.
Riesce così ad organizzare un efficientissimo "servizio a domicilio" con metodi prettamente manageriali: le prestazioni verranno rigorosamente numerate e cronometrate, mentre l'afflusso dei clienti (oggi li chiameremmo "utilizzatori finali") verrà diretto e regolamentato da Chuchupe (la vecchia maitresse di un bordello che rischiava la chiusura per mancato guadagno) in collaborazione con Pantaleon stesso che metterà in piedi il congegno più efficiente di tutto l'esercito.
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