Recensione mare dentro
Recensione a cura di fromlucca
"Gran film": queste le mie parole quando sono uscito dal cinema.
Con una grande regia di Amenábar, giustamente premiata a Venezia. Bello il montaggio (eseguito dallo stesso regista), con attacchi in dissolvenza significativi tra volto e volto, molta profondità di campo nelle inquadrature con l'operatore che cambia il fuoco sull'oggetto protagonista della scena, e un inizio che ricorda moltissimo il capolavoro "Quarto potere". Nel film di Orson Welles, siamo all'esterno della residenza del protagonista, per progressivamente andare attraverso una finestra, verso la morte. E' la camera di Charles F. Kaine, sdraiato e deceduto, con l'ingresso in campo di un infermiera, a coprire il suo corpo. In "Mare dentro" si parte indagando dall'interno di una camera, con un piano sequenza (...alla Orson Welles), si introduce un personaggio simil "infermiera", si passa al protagonista sdraiato Sampedro, e si esce dalla finestra, per cominciare un lungo percorso: al contrario di "Quarto Potere", si sta giusto iniziando ad andare verso la morte, che non è invece punto di partenza del film, come in Welles.
Questo film sul difficile tema dell'eutanasia, con molti altri temi inclusi (la Chiesa, il cosa c'è dopo la morte, l'amore...), non sarà certo un film ottimistico per un handicappato che lo vede, ma credo e spero che non prenda posizione sul mondo del tetraplegico: il protagonista sottolinea fortemente che è una sua decisione, non si fa portavoce del mondo degli handicappati.
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