mercoledì 21 maggio 2014

Recensione L'ORO DI ROMA

Recensione l'oro di roma




Regia di Carlo Lizzani con Anna Maria Ferrero, Jean Sorel, Gérard Blain, Paola Borboni

Recensione a cura di peucezia

1943: Dopo l'armistizio e la successiva fuga da Roma del re Vittorio Emanuele III e del capo del governo Badoglio, la capitale è nelle mani dei tedeschi.
Ottobre: Kappler, comandante della polizia tedesca richiede alla comunità ebraica dell'Urbe 50 chili di oro, altrimenti duecento capofamiglia saranno presi in ostaggio.
Su questo episodio reale Carlo Lizzani imbastisce il canovaccio del suo film. Non nuovo a film di argomento bellico ("Acthung! Banditi" è del 1951), Lizzani ritorna all'epoca della guerra civile italiana (1943-1945) nel 1961 anno che vide una sorta di rivisitazione in grande stile dell'epoca, con molte pellicole realizzate da registi prevalentemente di sinistra.

Lizzani si sofferma sugli sforzi da parte della comunità ebraica di rinvenire l'oro necessario allargando il suo sguardo a storie "private" (intreccio tra grande e micro storia), riguardanti il giovane Davide, calzolaio che più che ebreo si sente italiano, contrario al ricatto germanico tanto da arrivare a rompere definitivamente i ponti con la sua comunità originaria per unirsi con la resistenza partigiana, e l'ex studentessa Giulia, figlia di un timido professore allontanato dalla docenza perché israelita. La ragazza vive una tenera storia d'amore con il coetaneo cattolico Massimo, ma è combattuta dal sincero affetto per il ragazzo e l'appartenenza al suo gruppo religioso originario.
L'azione, divisa in sequenze (Davide, Giulia, l'oro che arriva e viene messo alla pesa in comunità), è accompagnata dal lento ticchettìo dell'orologio che segna i tragici minuti che dividono la comunità dalla finta promessa di salvezza.

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martedì 20 maggio 2014

Recensione THE AMAZING SPIDER-MAN 2 - IL POTERE DI ELECTRO

Recensione the amazing spider-man 2 - il potere di electro




Regia di Marc Webb con Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Dane DeHaan, Shailene Woodley, Sally Field, Paul Giamatti, Felicity Jones, Martin Sheen, Colm Feore

Recensione a cura di JackR

Per Peter Parker sembra non esserci pace: le imprese nei panni di Spider-Man sono forse la parte più semplice della sua vita, tormentata dai dubbi sul mistero della scomparsa dei suoi genitori e dal rimorso di aver infranto la promessa fatta al capitano Stacy morente di tenersi alla larga dalla figlia Gwen. Le cose precipitano quando Max Dillon, un impiegato della Oscorp, acquisisce poteri legati all'elettricità e si allea con Harry Osborn, appena tornato in città, che nel tentativo di trovare una cura per la malattia che sta ereditando dal padre, si trasforma in Green Goblin. I due, per motivi diversi, decidono di prendere di mira Spider-Man e tutto ciò che ha di più caro...

Rispetto al primo, pessimo, episodio, c'è qualche evidente miglioramento (anche perché fare peggio era davvero difficile), ma è quasi imbarazzante e a tratti ridicola l'alternanza di sequenze chiaramente studiate a tavolino dalla Sony per la "semina" del franchising - per cui oltre all'immancabile terzo capitolo si gettano le basi anche per gli spinoff - e quelle che realmente interessano a Webb, regista di commedie sentimentali prestato casualmente al genere supereroistico. Un suggerimento per distinguerle: quando Peter è in costume, è il film della Sony, quando è in borghese, è il film di Webb. E funziona, strano a dirsi, meglio il primo: le sequenze di azione sono perfette. Al quinto film su Spider-Man non solo finalmente si è indovinato il costume (ci voleva tanto?), ma anche il mood di Spidey in battaglia, il ritmo e la spettacolarità. Questo è Spider-Man come un fan se lo immagina al cinema.

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mercoledì 14 maggio 2014

Recensione SAPORE DI TE

Recensione sapore di te




Regia di Carlo Vanzina con Vincenzo Salemme, Giorgio Pasotti, Serena Autieri, Nancy Brilli, Eugenio Franceschini, Maurizio Mattioli, Martina Stella, Matteo Leoni, Virginie Marsan

Recensione a cura di marcoscafu

Tante sono le storie che si intrecciano a Forte dei Marmi nell'estate del 1983. Alberto (Maurizio Mattioli, "Fratelli d'Italia") e Elena (Nancy Brilli, "Femmine contro maschi") con la figlia Rossella (Katy Sounders, "Tre metri sopra il cielo"), innamorata di Luca (Eugenio Franceschini, "Bianca come il latte, rossa come il sangue"), che però è fidanzato con una bella ragazza tedesca, ed è il migliore amico di Chicco, a sua volta innamorato proprio di Rossella. Non può mancare un onorevole, ed infatti c'è il Ministro De Marco (Vincenzo Salemme, "Baaria") e la moglie Leonetta (Valentina Sperlì, "Ho visto le stelle"), che tenta ogni avventura extra coniugale possibile, in particolare con la bella soubrette del "Drive In", Susy (Serena Autieri, "Femmine contro maschi "). Infine il playboy di turno, Armando (Giorgio Pasotti, "Dopo mezzanotte"), intenzionato a mettere la testa a posto dopo aver conosciuto la bella Anna (Martina Stella, "L'ultimo bacio").
Non mancheranno tradimenti, ripensamenti, serate in discoteca, saluti alla stazione del treno con la promessa di rivedersi nell' estate del 1984. E l'immancabile finale in cui vedremo la conclusione di ogni storia con un significativo salto temporale.

Se questa non fosse una recensione ma un volo su un aereo di linea, a questo punto la voce dagli altoparlanti direbbe di allacciare le cinture, perché si sa, il decollo è sempre un momento particolare, in cui gli scossoni possono essere forti e provocare rovinose cadute dei passeggeri. Ebbene, anche in questo caso si invitano i signori fruitori della presente, di allacciare le proprie cinture perché le prossime considerazioni sul nuovo film dei Vanzina brothers (e qui urge una lunga pausa di riflessione, durante la quale sono concesse bestemmie di vario genere) sono alquanto clamorose. Citando il grande Maestro Paolo Villaggio nella sua celebre considerazione tecnica a proposito del capolavoro immortale "La corazzata Potemkin", questo "Sapore di te" non è (attimo di suspance) una "cagata pazzesca".

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martedì 13 maggio 2014

Recensione IL VIAGGIO DI FELICIA

Recensione il viaggio di felicia




Regia di Atom Egoyan con Peter McDonald, Bob Hoskins, Elaine Cassidy, Claire Benedict, Brid Brennan, Sidney Cole, Arsinee Khanjian

Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 (voto: 9,0)

Felicia parte dall'Irlanda alla ricerca del suo amore perduto, sedotta e abbandonata porta in grembo il frutto della sua storia, in un mondo ostile, frenetico dove nessuno sembra avere tempo per lei. Un viaggio della speranza, una speranza che si chiama amore ma che rappresenta anche la fuga dalla solitudine e la ricerca di affetto e conforto.
Hilditch è un uomo solo, direttore di catering, ama profondamente il suo lavoro, è stimato da tutti e trascorre le sue serate a prepararsi deliziosi manicaretti da consumare in solitudine, seguendo morbosamente le registrazioni di un programma televisivo di cucina. Hilditch è un uomo mite, cordiale, curioso a tratti anche interessante proprio per la sua singolarità, che mostra un profondo spirito paterno verso Felicia cercando di aiutarla, con grande discrezione ma anche compassione.

"Il viaggio di Felicia" è il classico film che non ti aspetti, di quelli dove la trama dovrebbe limitarsi solo all'incipit senza addentrarsi in altro; un film estremamente strutturato nel linguaggio, sebbene a prima vista possa sembrare nell'impostazione classico ed autoriale.
Se non si conosce Atom Egoyan è il caso di cominciare a recuperare alcuni suoi film. Il regista armeno-canadese, pur alternando alti e bassi nella sua filmografia, riesce a costruire pellicole estremamente profonde con una grande attenzione sui personaggi mettendo in secondo piano la storia che emerge lentamente.
Egoyan trascende i generi, propone film vividi, ricchi di particolari, lavorando sulle sfumature dei suoi personaggi estremamente veri nelle loro singolarità.

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mercoledì 7 maggio 2014

Recensione DEVIL'S KNOT - FINO A PROVA CONTRARIA

Recensione devil's knot - fino a prova contraria




Regia di Atom Egoyan con Reese Witherspoon, Colin Firth, Mireille Enos, James Hamrick, Kristopher Higgins, Justin Castor, Dane DeHaan, Bruce Greenwood, Alessandro Nivola, Collette Wolfe, Amy Ryan, Kristoffer Polaha, Matt Letscher, Stephen Moyer

Recensione a cura di marcoscafu

E' il 5 maggio del 1993 quando nel West Memphis, Arkansas, tre bambini di otto anni spariscono misteriosamente. I loro corpi nudi, legati e con evidenti segni di percosse vengono ritrovati il giorno dopo, immersi nel torrente di un campo chiamato Robin Hood Park. La polizia locale, convinta di avere a che fare con tre omicidi generati dal culto di Satana, concentra immediatamente le sue attenzioni su Damien Echols, un giovane problematico di 18 anni, e i suoi amici Jason Baldwin di 16 e Jessie Misskelley Jr. di 17.
E' l'inizio di un processo che andrà avanti fino al febbraio 1994 con la pronuncia di colpevolezza per l'omicidio di Christopher Byers, Stevie Branch e Michael Moore da parte dei tre ragazzi condannati all'ergastolo e il solo Echols, ritenuto il capobanda, alla pena di morte.
Nessuno in città sembra dubitare della soluzione del processo. Per influenzare l'opinione pubblica bastano il look un po' "dark" e la maglietta dei Metallica, oltre all'interesse verso le streghe e i riti satanici. Il detective privato Ron Lax e la mamma di Christopher, Pam Hobbs, sono gli unici a nutrire seri dubbi su tutto il sistema che ha portato alla sentenza. Testimonianze improbabili, versioni non coincidenti con la realtà dei fatti, prove trafugate e quant' altro sono sotto gli occhi di tutti, eppure tutti continuano a volere Damien e i suoi amici dietro le sbarre.

Un'occasione persa. Questo è il film di Atom Egoyan ("Ararat" e "False verità").
La storia degli omicidi accaduti nel '93 è sicuramente uno dei fatti di cronaca di maggior interesse degli ultimi anni, per curiosità poliziesca e per interesse sociologico. Chi ha veramente ucciso i tre bambini? Come è possibile essere tanto bigotti da arrivare all'accusa di omicidio per tre ragazzi basandosi solo su magliette, gusti musicali, tagli di capelli e oggetti da collezione? Perché il colpevole aveva tutto questo interesse a distruggere la vita di Damien Echols e i suoi amici al tempo minorenni?
Tante domande, poche risposte. Risposte che certo nessuno pretendeva potessero arrivare da Egoyan, ma almeno una ricostruzione esaustiva della storia, quello sì. E invece in quasi due ore si assiste alla presentazione dei personaggi, degli omicidi, della condanna e poi il nulla. Fine. Con tante righe da leggere sui titoli di coda a spiegare che sì, la sentenza fu quella di ergastolo per Baldwin e Misskelley e di pena di morte per Echols, ma che poi, in seguito ad una enorme reazione dell'opinione pubblica, si arrivò alla riapertura del caso, all'assoluzione e alla sorprendente conclusione con l'"Alford Plea", ossia un accordo con i pubblici ministeri in base al quale, pur professando la loro innocenza, i tre hanno riconosciuto che le accuse a loro carico erano fondate e si sono dunque dichiarati colpevoli, rinunciando così alla possibilità di fare causa allo Stato per gli anni ingiustamente trascorsi in prigione. Ma tutto questo, appunto, lo leggiamo, mentre sarebbe stato molto interessante vederlo sviluppare. Probabilmente avrebbe occupato un film di 4 ore e non di 2, ma alla fine avremmo probabilmente parlato di un capolavoro.

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