Recensione the german doctor
Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 7,5)
Patagonia 1960. Il medico criminale tedesco Josef Mengele, ex nazista, famoso scienziato, rifugiatosi in Argentina dopo la sconfitta tedesca della seconda guerra mondiale, esercita sotto mentite spoglie la professione di veterinario. Delle sue vecchie ossessioni naziste, tra le quali la credenza nella necessità della manipolazione genetica e l'informazione medica per migliorare le caratteristiche fisiche ed estetiche della razza umana, gli è rimasto nella mente molto, sufficiente per indurlo, in segreto, ad eseguire su alcune persone malate esperimenti terapeutici assai azzardati in cui i pazienti rimangono del tutto ignari dei grossi rischi provocati dal trattamento.
Nel 1960 la sottocultura nazista ben presente in Mengele continua attraverso il cinismo terapeutico a mietere vittime, in questo caso in Argentina.
Mengele conosce bene alcune nozioni di base, tecniche e metodologiche della ricerca genetica e biochimica acquisite 18 anni prima, ma è poco aggiornato sulle scoperte scientifiche più recenti, inoltre è affetto da una sorta di ideologismo-mistico strutturale, nevrotico, patologico, che invade tutta la sua psiche sconfinando nella paranoia, due aspetti che tendono a fargli sopravvalutare nell'immediato la portata della terapia che potrebbe mettere in atto con l'ausilio delle sue nozioni.
Il pericolo di essere riconosciuto nella sua vera identità lo costringe nelle relazioni alla prudenza: Mengele imposta un dialogo con le persone del tutto banale e compiacente, il suo aspetto interiore è sempre freddo, lucido, dominato da disistima e odio verso le etnie in parte diverse dalla sua come ad esempio quella argentina.
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