Recensione il cartaio
Recensione a cura di niko
Uno spietato maniaco rapisce le ragazze ed organizza partite di video-poker con gli agenti della polizia mettendo nelle loro mani le sorti delle povere vittime.
E' questa la trama del nuovo film dell'ormai ex maestro del brivido mondiale. Già, quell'ex fa molto male, perché se la trama può risultare originale e sarebbe lecito aspettarsi dal nostro un grande film, degno dei suoi precedenti capolavori, il film è invece banale, superficiale, stupido. Dario elimina tutte le sue grandi qualità visionarie, la prospettiva dell'assassino, quegli interminabili piani sequenza che hanno fatto la gioia dei nostri occhi a favore di un misero riquadro sullo schermo di un computer dove si vedono le vittime urlare, se urla si possono definire, visto che fanno quasi ridere, il tutto condito con una sceneggiatura grazie alla quale Alvaro Vitali avrebbe di che farsi vanto. Gli attori non aiutano, da Stefania Rocca a Liam Cunningham (anche se devo ammettere che è l'unico che si salva) fino a Silvio Muccino il più improbabile. Come se non bastasse il film è stato girato in inglese ed è stato fatto un doppiaggio che dire sciagurato è poco, da parte degli stessi attori (la domanda sorge di conseguenza, ma perché?). Di tensione e paura nemmeno la traccia. Ed il sangue? Macchè, sarà che ormai Dario è diventato nonno e gli unici incubi che turbano le sue notti sono quelli della figlia di Asia che piange, sarà che la sua vena orrorifica si è ormai esaurita, ma questo CARTAIO è veramente penoso. L'assassino uccide perché ama la protagonista e lei non ricambia (nemmeno lo sa) e qui ho già detto tutto. Ma che motivo è? D'accordo che la trama non è mai stata il piatto forte dei film di Argento ma qui si tocca il fondo.
Insomma di questa pellicola si salva ben poco, al cui confronto viene da rivalutare NON HO SONNO, che è un capolavoro.
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