martedì 3 giugno 2014

Recensione X-MEN - GIORNI DI UN FUTURO PASSATO

Recensione x-men - giorni di un futuro passato




Regia di Bryan Singer con Jennifer Lawrence, Michael Fassbender, James McAvoy, Jason Flemyng, Ian McKellen, Patrick Stewart, Nicholas Hoult, Hugh Jackman, Anna Paquin, Ellen Page, Peter Dinklage, Halle Berry, James Marsden, BooBoo Stewart, Evan Peters, Shawn Ashmore, Lucas Till

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,5)

A volte ritornano...
In realtà questo commento non è rivolto al film diretto da Tom McLoughlin, tratto dal romanzo di Stephen King, ma è l'esclamazione che può uscire dalla bocca del cinefilo medio dopo aver letto il nome di Bryan Singer sulla locandina di questo "X-Men: days of future past". Infatti il bravo regista newyorkese non si occupava di mutanti dall'epoca di "X-Men 2" del 2003.
Quest'ultimo episodio dei supereroi Marvel parte in maniera ambiziosa già dal titolo, visto che prende spunto da uno degli episodi più famosi del gruppo di mutanti, ovvero "Giorni di un futuro passato" del duo Chris Claremont e John Byrne.
Le tematiche di fondo rimangono sempre le stesse: la diversità, l'emarginazione rispetto a ciò che non riusciamo a comprendere ecc. Ma la grande differenza di questo nuovo capitolo è racchiusa negli effetti speciali di nuova generazione e da una sceneggiatura curata fin nei minimi dettagli da Simon Kinberg.

Ed ecco che si parte con le sequenze iniziali che già ci suggeriscono sul dove l'intero carrozzone andrà a parare, ovvero la spettacolarità delle immagini.
"X-Men: days of future past" (approdato in Italia con lo stesso titolo del fumetto "Giorni di un futuro passato") inizia la sua sfavillante galoppata mostrandoci un po' del tocco di Bryan Singer al quale forse c'eravamo disabituati in questi anni. Sin dal primo combattimento (dopo circa un minuto e mezzo) gli effetti non si fanno desiderare, ed inoltre ecco che ricompaiono vecchie conoscenze come Colosso, Kitty "The shadow cat" e Bobby "Ice man" Drake. In mezzo a loro non potevano mancare le novità (solo alcune delle tante) come Alfiere (un irriconoscibile Omar Sy), Blink e Warpath.
Lo spettatore medio non può che essere colpito da questo avvio col botto, ma c'è anche una fetta di pubblico che avrà sicuramente notato come Bryan Synger si sia servito dell'idea di Claremont e Byrne per dare vita ad una sceneggiatura decisamente diversa.

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