Recensione giu' la testa
Recensione a cura di peucezia
Film del 1971, uscito quindi in un periodo particolarmente "caldo" dal punto di vista politico-sociale, Giù la testa chiude l'epopea western di Sergio Leone anche se però definire questa pellicola un film western è forse un po' una forzatura. Esistono degli elementi di base propri del genere: il bandito, una diligenza, un progetto di rapina in banca ma in effetti l'azione spostata in Messico nei primi anni del XX secolo all'epoca di una rivoluzione non ben precisata differenziano il film dagli altri del filone.
In Giù la testa ci sono molti elementi simbolici che ne fanno un'opera un po' più ambiziosa con allusioni più o meno velate alla politica (la frase di Mao a inizio film ne è un esempio).
Di questo film si è detto tutto e il suo contrario: molti sostengono che non fu amato da Leone e che la scelta di Rod Steiger come protagonista fu imposta più che voluta, comunque l'attore americano (tra l'altro splendidamente doppiato dal grande Carletto Romano) non sfigura affatto nel ruolo del peone e bandito da strapazzo messicano Juan Miranda un po' rozzo ma capace di slanci che lo riscattano ampiamente fino alla conclusione del film.
Altro coprotagonista che prende il posto dello sguardo di ghiaccio Clint Eastwood lanciato proprio da Leone quasi dieci anni prima è James Coburn nel ruolo del rivoluzionario irlandese John Mallory, detto Sean. I duetti con Steiger soprattutto a inizio film sono memorabili, inoltre Coburn è il contraltare di Steiger, la sua coscienza e di questo lo spettatore se ne rende conto sequenza dopo sequenza.
Se risulta facile intuire il pensiero del personaggio interpretato da Steiger fin dall'inizio, il ruolo di Sean è più enigmatico, di lui si intravedono sequenze della vita passata grazie all'uso frequente del flashback accompagnato dalla bellissima colonna sonora di Ennio Morricone.
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