Recensione il fantasma del palcoscenico
Recensione a cura di Kater
Swan è una leggenda dell'industria discografica. Infallibile scopritore di talenti "é alla ricerca di un nuovo magico sound per inaugurare il suo santuario, la sua disneyland, il PARADISO, il massimo tempio del rock".
Questo sound entra subito in scena ad opera di Winslow Leach, che durante un'audizione esegue una ballata sulla storia del Faust. La musica è perfetta ma Winslow no così Swan, che nel microcosmo del film non è solo un industriale ma un dio onnipotente che governa qualunque luogo, persona o evento, lo deruba della musica e lo fa rinchiudere a Sing Sing.
Ma Winslow evade, folle di rabbia si precipita alla Death Records, la casa discografica di Swan. Nel tentativo di sfuggire ai suoi inseguitori si sfigura -scherzo del destino! - in una pressa per dischi. Da quel momento in poi sarà il fantasma, il mostro-uccello che minaccia il Paradiso, prossimo alla sua innaugurazione.
Wislow rivuole la musica, la sua creazione, l'unico patrimonio che può vantare un artista, ma decide poi di cederla a Swan (insieme alla sua anima) per poterla adattare a Phoenix, una giovane cantante della cui voce Winslow è innamorato, e dare così il via al Paradiso.
La critica al mondo del Rock è evidente: Swan è il padrone di un universo lascivo e corrotto, costituito da uomini senza scrupoli e donne che si vendono per cantare nel coro (quando ci riescono). Il pubblico una massa indistinta che và in estasi per qualunque prodotto-complesso venga lui propinato (non ha caso 3 differenti gruppi musicali sono interpretati dagli stessi attori). La droga scorre a fiumi, come la violenza e la finta allegria. Un inferno insomma, il cui santuario si chiama ironicamente Paradiso, all'interno del quale il kitsch impera creando un'atmosfera da bordello.
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