venerdì 31 agosto 2012

Recensione I MERCENARI 2

Recensione i mercenari 2




Regia di Simon West con Sylvester Stallone, Jason Statham, Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis, Jean-Claude Van Damme, Chuck Norris, Jet Li, Dolph Lundgren, Terry Crews, Randy Couture, Scott Adkins, Liam Hemsworth, Novak Djokovic, Charisma Carpenter, Nikolette Noel, Nan Yu, Amanda Ooms

Recensione a cura di pompiere (voto: 3,0)

"Sylvester Stallone mi ricorda il mio professore di chimica. Un uomo fisicamente e anagraficamente diverso dall'attorone italoamericano ma che, quando parlava, trovava il modo di espellere dalla bocca una notevole quantità di saliva. I malcapitati delle prime file facevano di tutto per voltarsi dall'altra parte e scostarsi dai banchi di scuola; tuttavia era quasi impossibile schivare la pallottola di muco che, inesorabile, arrivava a bersaglio. L'attesissimo (come se stessimo parlando di una pellicola scritta e diretta da un autore vero) secondo episodio dei "Mercenari" è come il suo creatore: un proiettile di bava che, nel migliore dei casi, ti si attacca addosso nonostante tu possa essere dotato di riflessi fulminei."

Reattività che non mancano di certo al protagonista Barney Ross, colui che guida gli aeroplani con la stessa disinvoltura con la quale si impegna sul water di casa. La sua "bad attitude" si muove sul baratro della semplicità ideologica: Barney e la sua squadra di sacrificabili favoriscono sbocchi di sangue e fuoriuscita di coratelle, scorrazzamenti di carri armati, sparring senza partner, fuoco senza passione e rilievi umani senza peso, abbandonati da un sistema di racconto negligente. Soldatini tutti uguali in marcia verso un box-office debilitato, come quel cobra reale che non vede l'ora di aggiungere un po' di linfa (anche se di sospetta qualità) che possa tenerlo in vita durante i cinque giorni lavorativi settimanali.

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Recensione DREAM HOUSE

Recensione dream house




Regia di Jim Sheridan con Naomi Watts, Daniel Craig, Rachel Weisz, Joe Pingue, Mark Wilson

Recensione a cura di Giordano Biagio

Siamo in inverno, New York giace silenziosa su un soffice prato di neve, nell'ufficio di uno dei numerosi e suggestivi grattacieli di Manhattan, Will Atenton (Daniel Craig), editor di grande fama, firma le dimissioni dal proprio lavoro; ai colleghi increduli dichiara di voler occupare il suo tempo per scrivere un nuovo romanzo ed essere più vicino alla famiglia.
Will, la moglie Libby (Rachel Weisz) e le loro due bambine vanno ad abitare in una bella casa di legno a due piani, comprata in una cittadina del New England. L'abitazione, un po' troppo isolata dalla città, nasconde però un tragico fatto: cinque anni prima una madre è stata uccisa insieme alle due figliolette. Il padre delle bambine e marito della donna, di nome Peter, all'arrivo della polizia, subito dopo i fatti di sangue, era fuori di sé, giaceva ferito sul pavimento, con le mani strette sulla testa sanguinante per un colpo di striscio di arma da fuoco e venne ricoverato in un istituto psichiatrico carcerario addetto alla cura dei detenuti con problemi mentali.
Peter fu immediatamente sospettato del triplice omicidio, ma non fu mai riconosciuto colpevole, sia per mancanza di prove che di moventi. L'uomo dopo una trafila burocratica lunga cinque anni, intervallati da cure psichiatriche, ottenne la libertà.

L'editor Will preso possesso della nuova casa fa poi conoscenza con la vicina Ann (Naomi Watts), che è in lite con il marito separato Jack (Marton Csokas), il contrasto verte sull'affidamento della figlia. La donna conversando con Will getta un po' di luce sui tragici avvenimenti che hanno interessato la casa appena acquistata, vicende su cui Will, inaspettatamente, mostra un interesse quasi morboso senza sapere lui stesso perché. Più in là Ann darà prova di essere al corrente di diverse vicende di Will, cosa che lascerà l'uomo stupito, è un po' come se in passato la donna lo avesse in qualche modo già conosciuto e frequentato.

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martedì 7 agosto 2012

Recensione IL SEGRETO DI ESMA - GRBAVICA

Recensione il segreto di esma - grbavica




Regia di Jasmila Zbanic con Mirjana Karanovic, Luna Mijovic, Leon Lucev, Dejan Acimovic, Jasna Beri, Ermin Bravo, Bogdan Diklic

Recensione a cura di peucezia

Sarajevo 2006: Esma, una donna sui quarant'anni vive da sola in un dignitoso appartamento con la figlia tredicenne. E' timida, solitaria e prova un morboso disagio che sfocia nel patologico, quando ha a che fare in maniera anche solo indiretta con uomini rudi e bruschi. Al contrario la figlia Sara è viziata, prepotente e con modi da maschiaccio, fiera di essere figlia di un eroe di guerra morto sul fronte nella sanguinosa guerra che ha gettato onta sull'Europa civile di fine XX secolo.

La macchina da presa indugia su Esma, la segue nella sua giornata fatta di momenti minimali come prendere l'autobus in una città che si lecca ancora le ferite, con palazzi sventrati dove i bambini vanno a giocare e usano come rifugio per le vie dello shopping, che ricordano la nostra Italia del dopoguerra con manichini arcaici e abiti di scarsa fattura, nella fabbrica tutta al femminile dove lavora duramente come sarta e in uno strano luogo, forse un consultorio pieno di donne, donne che come lei hanno uno sguardo malinconico, una pena segreta difficile da esternare.

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lunedì 6 agosto 2012

Recensione CONTRABAND

Recensione contraband




Regia di Baltasar Kormákur con Mark Wahlberg, Kate Beckinsale, Ben Foster, Giovanni Ribisi, Diego Luna

Recensione a cura di Giordano Biagio

Chris Farraday (Mark Wahlberg) ha svolto in passato un oscuro lavoro nel mondo del crimine, commerciava in droga ed era molto bravo nel mestiere, si è ritirato perché tormentato da problematiche sull'onestà; è un uomo che nel presente cerca di farsi un'immagine migliore, avvicinandosi il più possibile alla normalità del bene. La serenità sembra essere alla sua portata, Chris è tutto casa e famiglia, con una moglie che realmente ama, corrisposto, ma un evento sfortunato lo costringe a rientrare nel rischioso gioco del crimine.

Una sera suo cognato Andy (Caleb Landry Jones), mentre è alla guida del proprio battello nel porto di New Orleans, con a bordo diversi chili di droga, viene sorpreso dall'alto dagli elicotteri della polizia, l'uomo impaurito abbandona in mare, un po' frettolosamente, il carico di stupefacenti destinato al suo capo Tim Briggs (Giovanni Ribisi), ciò lo metterà nei guai. Tim Briggs gli chiederà, minacciosamente, di consegnarli i soldi corrispondenti al valore di mercato del carico perduto, una cifra grossa che Andy non possiede. Per saldare il debito del cognato, Chris decide di mettere su un giro malavitoso legato al contrabbando, contando su un ambiente che conosce bene, essendone stato fino a poco tempo prima uno dei più noti protagonisti, la sua mitica abilità organizzativa e il talento fisico nell'azione potrebbero farlo diventare di nuovo una figura di spicco nel malaffare.

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venerdì 3 agosto 2012

Recensione LADYBIRD LADYBIRD

Recensione ladybird ladybird




Regia di Ken Loach con Crissy Rock, Vladimir Vega, Sandie Lavelle, Mauricio Venegas

Recensione a cura di Mimmot

Capita a volte, come nel caso di "Ladybird ladybird", che il cinema sociale di Ken Loach possa sembrare ricattatorio e costrittivo, tanto è duro e arrabbiato, desolato e cattivo. Ma è solo una falsa sensazione, perchè il cinema di Loach è soprattutto cinema militante; militante e proletario, al cui centro c'è sempre l'uomo e la sua realtà.
Ken Loach è militante, uno dei pochi militanti rimasti in un mondo che non vuole più idee da discutere, ma solo modelli comportamentali da seguire.
Tutti i suoi film, che possono essere letti come paradigma della sua visione del mondo, raccontano (soprattutto quelli girati negli anni '80 - '90 e ambientati nella sua Gran Bretagna, quella Gran Bretagna tatcheriana di cui spesso e volentieri traccia un ritratto amaro e impietoso, nel quale i deboli e gli emarginati sono vittime delle ragioni della politica) la cruda realtà sociale vista dall'interno e, senza essere radicati nella lotta politica, sono opere dalle trame profonde e funzionali alle storie che raccontano. Storie che scandagliano con sguardo lucido e clinico il disagio delle persone in tutte le sue forme: politica, economica ed esistenziale.

Cinema ruvido e senza ipocrisie quello di Ken Loach, ma di ampio respiro, segnato da vite comuni con problemi comuni, e legato alla realtà socio-politica nella quale quelle vite operano e agiscono: lo sfruttamento operaio, l'immigrazione, l'ingiustizia sociale, i pregiudizi, l'emarginazione, l'indigenza, la disoccupazione. Il suo descrivere la realtà non è mai retorico o ideologicamente di parte, poiché l'interesse primario di Loach è costituito dalla gente, non dall'ideologia.
In realtà con "Ladybird ladybird", Ken Loach abbandona, almeno apparentemente, l'obiettivo politico per raccontare l'odissea allucinante e dolorosa di una madre perseguitata dall'ottusità dei servizi sociali.

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mercoledì 1 agosto 2012

Recensione SEYTAN

Recensione seytan




Regia di Metin Erksan con Canan Perver, Cihan Ünal, Meral Taygun

Recensione a cura di HollywoodUndead (voto: 7,0)

Nel 1970, lo scrittore newyorkese William Peter Blatty scrisse un romanzo che segnò una grandissima svolta nel mondo dell'horror cinematografico. Si tratta de "L'esorcista" (1974), capolavoro diretto da William Friedkin che raccolse un gran numero di consensi in tutto il mondo, venendo definito come "il miglior horror di tutti i tempi".
Ma questa è un'altra storia, lì si parla di grandi incassi, di Oscar vinti e di grandi scene cult che ancora oggi sono rimaste impresse nella mente degli spettatori. Qui si parla invece di "Seytan", piccolo prodotto turco che si ispira sempre al romanzo di Blatty ma che non può essere minimamente paragonato al capolavoro di Friedkin.
Il regista Metin Erksan, con grande coraggio (e con un pizzico di faccia tosta) cerca di riproporre le atmosfere inquietanti del libro e di apportare le giuste modifiche "copiando" anche alcune geniali trovate del meraviglioso horror made in USA.

La storia è simile a quella che tutti noi conosciamo:
Istanbul anni '70. Gül, ragazzina di 12 anni, comincia ad avere dei disturbi che i medici non riescono a spiegare e che non riescono a curare. La madre di Gül, disperata perchè sua figlia peggiora di giorno in giorno, chiede aiuto a Tugrul, scrittore squattrinato che ha appena perso la madre in manicomio. Tugrul, dopo un scetticismo iniziale, capisce che l'unico modo per salvare la bambina è farle un esorcismo. A complicare il tutto ci pensa un "singolare" detective che indaga sulla morte di un certo Ekrem, amico della madre di Gül, trovato morto ai piedi di una scalinata con la testa completamente rivoltata. L'unica certezza che il detective ha è che l'uomo è stato scaraventato fuori dalla finestra della camera dove dormiva Gül.
Non vi viene in mente niente leggendo questo plot? E' facile capire che ci troviamo d'avanti al remake turco de "L'esorcista" ma non solo, è anche più facile intuire che non sarà di certo la qualità il punto di forza di questa pellicola. Si, perchè Erksan, visibilmente povero di mezzi, cerca in tutto e per tutto di ricalcare quasi fedelmente il capolavoro di Friedkin, sin dalle prime sequenze. Incredibile ma vero, già dalla prima scena, possiamo ascoltare le note di "Tubular Bells" di Mike Oldfield, e la domanda sorge spontanea. Il noto compositore lo saprà? La Warner sa che c'è in giro un prodotto che non solo copia uno dei suoi titoli di punta, ma che ne "frega" anche la colonna sonora? Erksan li ha pagati i diritti per mettere quella theme? Questo non lo sappiamo e poco ci interessa, quello che è interessante capire è dove voleva arrivare il regista turco con questo "furto". Semplice, questa è una delle tante manovre, presenti nel film, che servono a mettere sullo stesso piano le due pellicole. Sembra impossibile ma è così, perché non è il solo copia/incolla fatto da Erksan e la sua truppa di cineasti turchi.
Assisteremo ad intere sequenze "rubate" a "L'esorcista" che però non raggiungono minimamente la carica emotiva e l'inquietudine che suscitavano le originali e, inevitabilmente, durante la visione scappa un sorriso a causa delle scopiazzature fatte male. Nonostante questo però non annoia mai, anzi, è sempre bello vedere quale sarà la prossima scena replicata male dalla famosa pellicola horror americana.

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