lunedì 18 novembre 2013

Recensione THE MUDGE BOY

Recensione the mudge boy




Regia di Michael Burke con Emile Hirsch, Tom Guiry, Richard Jenkins, Pablo Schreiber, Zachary Knighton, Ryan Donowho, Meredith Handerhan, Beckie King, Sandra Gartner, Tara O'Reilly

Recensione a cura di dubitas (voto: 8,0)

Timido, sessualmente confuso, impacciato, Duncan è un ragazzo di 13 anni che vive nel modo più strano possibile: dopo la morte della madre, passa le giornate intere a giocare con delle galline e sviluppa la bizzarra abitudine di mettere il loro becco in bocca per "calmarle", indossando i vestiti della madre (un modo per colmare la sua mancanza) ed imitando la sua voce a pranzo.
Dall'altra parte c'è un padre sempre più freddo e distaccato, incapace di donare al figlio il meritato affetto. Duncan mette gradualmente piede nel mondo esterno, facendosi nuovi amici e conoscendo la differenza che lo divide dai suoi coetanei e lo fa sentire strano, scoprendosi attratto dall'amico Perry. Ma dovrà fare i conti con un aspetto della società che non aveva messo in conto: l'oppressione del diverso e la conformazione della società. Quello che è un vasto paesaggio rurale non è altro che una prigione eterna, ma al posto delle mura di pietra ci sono delle alte e innalzate colline.

"The mudge boy" è un dramma americano che si discosta in modo incisivo daltipico modello che siamo abituati a vedere. Michael burke ci racconta una storia apparentemente "già vista", parlando della sfortuna di coloro che vivono in una piccola città e devono conformarsi a dei valori anche quando questi vanno contro la loro natura. Il lavoro di Burke si basa sulla contrapposizione di due caratteri opposti : da una parte c'è Duncan, il "chicken boy" (così scherzosamente chiamato dai suoi coetanei), ragazzo in qualche modo impacciato e femminile, considerato "senza valore" dal padre, e dall'altra c'è Perry, il tipico adolescente pieno di testosterone, palestrato e "macho". E' in questa profonda differenza che si concentra il succo della narrazione.
E' un contrasto eterno che si può verosimilmente riscontrare in due tendenze opposte della società : il conformismo e la diversità. Il primo è qualcosa di artificiale, un modo blando e insipido per adeguarsi a delle convenzioni sociali, ed il secondo è l'elemento naturale che ci caratterizza: ognuno di noi è diverso, ed è proprio in questa diversità che sta la nostra forza e la nostra specialità e importanza. Ma c'è una cosa che le accomuna e che Burke non si dimentica di sottolineare: la sofferenza.
Chi è diverso soffre perché non si sente compreso, ostracizzato da una società che fa di tutto per farlo sentire debole, ancora di più di quello che già è per natura (e su questo potremo stendere altre considerazioni, come che l'uomo di per sé è debole). Il conformismo è una corazza che ci protegge dalla cattiveria, ma non ci garantisce la felicità né ci risparmia dalla sofferenza. Perry tenta di mascherare la propria infelicità comportandosi da tipico leader maschile, circondato da ragazze e sempre alla ricerca di un divertimento fine a se stesso, ma anche lui ha dei momenti di cedimento e non riesce a reggere al perverso gioco della società. Ed è proprio in uno di questi momenti che egli dà sfogo ai suoi autentici sentimenti, anche in modo piuttosto violento, verso l'amico Duncan.

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