Recensione i sogni segreti di walter mitty
Recensione a cura di JackR
Walter Mitty (Ben Stiller) si occupa dell'archivio fotografico di Life Magazine, è segretamente innamorato della sua nuova collega, Cheryl (Kristen Wiig), e ha un problema: sogna ad occhi aperti così intensamente che si disconnette dalla realtà. Non ha mai viaggiato, non ha mai fatto nulla di straordinario, avendo soffocato precocemente i suoi talenti e i suoi progetti per aiutare la famiglia in difficoltà dopo la scomparsa del padre. Le sue fughe dalla realtà sono il rimedio per una vita di rimpianti, ma di fatto sono peggiori del male, perché lo rendono ancora più introverso e difficile. Quando Life Magazine arriva all'ultimo numero cartaceo, il fotografo Sean O'Connell (Sean Penn) invia un telegramma in redazione, con istruzioni precise per la foto di copertina. Incredibilmente, il negativo della foto prescelta è stato rimosso dal rullino inviato a Walter, che per salvare la copertina e il posto di lavoro, decide di rintracciare Sean e, forse, finalmente, aprirsi alla vita...
"I sogni segreti di Walter Mitty" è l'ennesimo, vano, tentativo di Ben Stiller di espiare la famosa scena del gel per capelli in Tutti Pazzi per Mary. Il ruolo che gli ha spalancato le porte di Hollywood e gli ha permesso di realizzare i suoi progetti personali pesa ancora come un macigno, costringendolo a strafare continuamente, da un lato per essere sempre e comunque altrettanto divertente, dall'altro per dimostrare di non essere demente come le sue migliori gag.
Il potere onestamente guadagnato e meritato con una vita dedicata al cinema, come regista, attore e produttore, mostra sempre il suo lato oscuro nei progetti, cui Stiller sembra tenere di più, quelli in cui investe il proprio capitale economico, artistico e umano. Come "Tropic Thunder", "I Sogni Segreti di Walter Mitty" è un incredibile spreco di talenti, mezzi ed effetti speciali per raccontare una storia che aveva bisogno di tutt'altro registro, regista e forse anche attore protagonista. Il delirio di onnipotenza - o almeno la mancanza di un confronto e un controllo - si manifesta in una durata eccessiva, in una fotografia completamente sbagliata (perché sembra tutto uno spot?), una sceneggiatura senza un vero centro e un casting poco equilibrato.
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