venerdì 19 novembre 2004

Recensione SE MI LASCI TI CANCELLO

Recensione se mi lasci ti cancello




Regia di Michel Gondry con Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Elijah Wood, Mark Ruffalo, David Cross

Recensione a cura di Pietro Salvatori

Le sceneggiature di Charlie Kaufman destano sempre dibattito e interrogativi. La ricerca di artifici per perseguire una non linearità dello script sono una costante di quest'autore. Questa stessa dinamica autoriale è riscontrabile nel recente "Se mi lasci ti cancello", orripilante traduzione dell'americano "Eternal sunshine of the spotless mind". Ma, diciamocelo, non è la regia a non lasciar scivolare via il film come tanti altri dello stesso genere, ma, come già accennato, lo script. La storia in effetti è semplice, e non va oltre alla nascita, maturazione, e morte di un rapporto uomo-donna. Ma Kaufman si inserisce con divergenze "dal" e "nel" reale. L'elemento di discontinuità "dal" reale è la presenza di una società che opera una vera e propria cancellazione della memoria, alla quale prima si rivolge la lei della love story, una sorprendente Kate Winslet, quindi, per ripicca, il lui (Carrey). E qui s'inserisce con violenza la distorsione del reale, vero elemento portante e caratterizzante del plot. Il vero protagonista del film diventa la mente del protagonista, impegnata ad una lotta senza quartiere con gli "eraserhead" (il riferimento sarà voluto?), per salvare il ricordo della bella. Il piano di scena diventa quello di un immaginario personale in via di distruzione. Il che lascia molto spazio alla fantasia registica e all'istrionicità attoriale.

La ricerca dell'involuzione è abbastanza lucida e coerente, e la storia fila via liscia nonostante l'apparente criticità. Ma tutto sommato l'essere contorto è furbamente funzionale ad un opera che riscrive una commediola trasformandola allo stesso tempo in un potenziale campione d'incassi e in un film complesso-complicato, che riunisce il favore, abbastanza diffuso, della critica, e quello del pubblico. Se a tutto ciò aggiungete un finale non propriamente lieto come piace tanto a tutti (Durremat insegna), avrete un prodotto sicuramente fuori dalla norma, anche se non il capolavoro al quale tanti hanno gridato. Merito anche della prova attoriale di una sorprendente Winslet, che sicuramente sovrasta un Carrey un po' stereotipato e monocorde.

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