mercoledì 22 agosto 2007

Recensione NICK MANO FREDDA

Recensione nick mano fredda




Regia di Stuart Rosenberg con Paul Newman, George Kennedy, J.D. Cannon, Harry Dean Stanton

Recensione a cura di The Gaunt (voto: 9,0)

"Violation" è la scritta che compare nei parchimetri di una strada, mentre un uomo, tranquillamente, li sta "decapitando" senza un apparente scopo, senza nemmeno rubare gli spiccioli al loro interno; sembra solo una bravata da ubriacone. Nick Jackson (in originale il suo nome è Luke) viene condannato a scontare due anni di lavori forzati presso una colonia penale e già dal suo arrivo ci accorgiamo che non è l'autore di una semplice goliardata: di fronte a soggetti che hanno nel loro curriculum penale reati come omicidi, rapine o furti, il suo dice che è stato un veterano di guerra (presumibilmente in Corea), perdipiù decorato con medaglie al valore. Stranamente, però, si è congedato come soldato semplice, dopo che era giunto fino al grado di sergente.

Il film non mostra alcun flashback della vita passata di Nick, limitandosi soltanto ad una scarna cronistoria letta dal direttore del carcere (soprannominato "Il Capitano"); ma è forse proprio durante il periodo passato sotto le armi che nasce e si sviluppa in Nick una spiccata insofferenza ed una ribellione verso i modelli della società attuale, a suo modo di vedere profondamente ingiusta, chiusa in se stessa e repressiva verso tutti coloro che non sono allineati ad essa. L'atteggiamento ribelle verso le autorità costituite si manifesta immediatamente appena entrato in contatto con la realtà carceraria.
Qui non solo vige il regolamento "ufficiale", a cui tutti i detenuti devono attenersi, snocciolato dal direttore all'arrivo nella colonia, ma impera l'accondiscendenza degli stessi ristretti, pronti a collaborare con remissività verso le autorità carcerarie pur di non avere noie.

[...]

Leggi la recensione completa del film NICK MANO FREDDA su filmscoop.it

Nessun commento: