Recensione grace di monaco
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Recensione a cura di Giordano Biagio
A metà degli anni '50 il principe Ranieri III, sovrano del Principato di Monaco, vede crescere la sua preoccupazione per le cattive condizioni economiche e sociali del proprio paese che sembra non avere più un futuro; il famoso Principato con 10.000 abitanti residenti, quasi nulla produce e quasi nulla esporta, vive di commercio turistico, rendite immobiliari e finanziarie, e spende molto in servizi, ha, gestito dalle banche, un buon mercato finanziario basato su prestiti e compra vendita di titoli di borsa che sono frutto della funzione di paradiso fiscale svolta di fatto dal Principato.
L'orfanotrofio è privo di manutenzione, praticamente al collasso, le scuole e l'ospedale sono privi di fondi, i servizi pubblici carenti.
Inoltre il governo monegasco è periodicamente pressato dal Presidente francese Charles De Gaulle, che insiste nel chiedere una soppressione della libertà fiscale di cui godono i capitali provenienti dalla Francia.
Il Principe decide quindi di fare qualche riforma in grado di rilanciare un'economia diversa; l'idea principale è di promuovere nel mondo un'immagine del suo piccolo stato del tutto nuova: non più smodatamente gioiosa e sognante, ma laboriosa e densa di raffinatezze culturali, non solo divertente e ricca di comodità per pochi, ma impegnata a risolvere al proprio interno problemi sociali di giustizia e solidarietà, il tutto favorendo, attraverso una maggiore penetrazione dei media tra la popolazione locale e internazionale, un'identificazione con la vita e la morale della famiglia regale, quest'ultima basata sull'unità, l'amore dovuto, e su valori tradizionali cristiani come l'impegno verso il prossimo e la sacralità del matrimonio. Si vuole dare della famiglia una immagine più bella che rimanda a virtù e responsabilità pienamente valorizzati dal Principato e non disgiunti da forme comportamentali eleganti. Inoltre il Principato vuol proporre a tutto il paese scelte religiose libere e laiche mantenendo il potere statale al di sopra di ogni credo e ideologia integraliste.
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