Recensione mommy
Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 8,0)
"Mommy" è il quinto film dell'enfant prodige del cinema canadese Xavier Dolan (autore a tutto tondo, che i film se li scrive e spesso - non in questo caso - li interpreta). "Mommy" - prima opera di Dolan a esser distribuita in Italia - si è aggiudicato il Gran Prix della giuria all'ultimo festival di Cannes, ex aequo con "Adieu au language", l'ultima, sperimentale provocazione (in 3D) di un autore che giovane lo è rimasto dentro: l'ottantaquattrenne Jean Luc Godard. Ma se Godard, che non ha mai smesso di sperimentare, lo fa sorvegliando le sue creazioni con il piglio rigoroso dell'intellettuale, la peculiarità di Dolan sta nel suo irrefrenabile temperamento emotivo. Una foga priva di freni e di pudore, avida di vita. Il cinema di Dolan è al contempo ingenuo e geniale, specialmente nell'uso delle musiche, in un'accondiscendenza alla cultura visiva delle clip video che invece di apparire kitsch risulta squisitamente genuina.
Con "Mommy", Dolan, classe 1989, raccontando del tormentato rapporto con la propria madre Diane da parte di un quindicenne affetto da deficit di attenzione, Steve, è tornato sulla materia del suo primo film - scritto a 16 anni e diretto a 20 - "J'ai tué ma mère" (2009). Fu il suo esordio alla regia, e lì vi recitava anche, nelle vesti del protagonista. Nocciolo del film, scopertamente autobiografico, era il rapporto edipico tra un sedicenne e sua madre. Se nel film d'esordio Dolan decise appunto d'interpretare il ruolo del figlio, adesso opta per un distacco maggiore con il personaggio, lasciato alla straordinaria verve di Antoine Olivier Pilon. Il ruolo della madre, invece, a sottolineare senza remore la linea di continuità fra i due film, è affidato ad Anne Dorval, la medesima attrice che fu la madre in "J'ai tué ma mère".
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