Recensione il buono, il brutto, il cattivo
Recensione a cura di paul (voto: 10,0)
Si respira aria di leggenda fin dai titoli di testa, assolutamente innovativi.
Sergio Leone, già campione d'incassi in Italia con i precedenti "Per un pugno di dollari" e "Per qualche dollaro in più" chiude la cosiddetta trilogia del dollaro e conquista il mercato statunitense nonché quello mondiale. Pensate che la trilogia del dollaro incasserà nel 1966, anno dell'uscita de "Il buono il brutto e il cattivo", solo negli Stati Uniti, qualcosa come 165 milioni di dollari, rapportato agli spettatori-incassi di oggi, cosa mai riuscita a nessun regista europeo (e mai eguagliata). Leone non aveva più intenzione di girare western, dopo i due film sul "dollaro", ma spinto dalla United Artists e dal suo sceneggiatore Luciano Vincenzoni, cambiò idea.
"Il buono, il brutto e il cattivo", nonostante sia un film western, vuole anche celebrare l'anarchia e la spensieratezza di tre picari di fronte ad un mondo dominato dalla violenza.
L'umorismo nero che pervade ogni angolo della pellicola rispecchia al massimo la personalità del regista e sarà imitato da centinaia di film successivi, oltre che dai noir di Quentin Tarantino (la cosiddetta sdemonizzazione della violenza). Lo stesso Peckinpah si ispirerà proprio alla violenza dei film di Leone per i suoi "Il mucchio selvaggio" e "Cane di paglia", cosa che farà anche Kubrick, ispirato inoltre dall'uso della musica strettamente legato alla temporalità delle immagini.
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