Recensione essi vivono
Recensione a cura di kowalsky (voto: 9,0)
"Crediamo di essere ricchi e invece siamo precipitati nella disperazione e nella miseria" (cit.)
Los Angeles, una giornata come tante. Un giovane, John Nada (l'ex campione di Wrestling Roddy Piper nella sua interpretazione migliore) piomba nella Metropoli con le stesse aspettative e speranze del Jon Voight di "Midnight cowboy" di Schlesinger.
Ma vent'anni non sono passati invano, e il mondo sembra ripiegarsi nella propria inesorabile passività.
La città è come un'immenso "pianeta" di volti, sguardi, "entità", etnie, dove sovrasta l'esposizione multimediale del codice paratelevisivo, la quotidiana ripetitività dei media, un bazar che sollecita spettatori e società a prendere parte al grande gioco del Capitalismo: le fonti di ricchezza, l'ostentazione del corpo come forma di potere, la ricerca infinita (la chirurgia plastica in primis) della bellezza, dell'abbienza, dell'abbondanza.
Una società "fascista" che, apparentemente, non ci svela nulla di inconsueto o di inquietante, nella quale ci ritroviamo ogni volta che crediamo di essere spettatori passivi dei codici del marketing.
John è un giovane manovale che cerca lavoro nel fragore fatalista di una città da sempre contraddittoria, stereotipata ma molto invidiata dagli stranieri.
Trova quindi un'incarico presso una ditta di costruzioni e lì conosce Frank, un afroamericano che lo porta in una comunità di homeless dove può sfamarsi e trovare un tetto per dormire.
Tra i fuochi dei bivacchi un'intera generazione di emarginata guarda la televisione e sembra favorevolmente impressionata da un'anziano simile a un predicatore, un'improbabile sacerdote, che sembra illuminare la gente sulla via della coscienza: è la stessa Coscienza che costringe l'America a dividere nettamente e a discriminare i poveri dai ricchi?
L'anziano avverte "il popolo" di un rischio imminente, parole che John inizialmente non capisce e che trova deliranti: "Chiudono un sacco di fabbriche e noi li vediamo scorazzare con le loro limousine di merda".
Allora il giovane, incuriosito, segue degli uomini che entrano all'interno di un'edificio e scopre che è lo stesso gruppo che sta mettendo a repentaglio le emittenti nazionali attraverso una tv pirata clandestina.
Poco dopo, la polizia fa irruzione nel campo e distrugge tutti i baraccati, picchiando a sangue molte persone con una sommossa violenta e ingiustificata.
Il mattino seguente John, che è riuscito a sfuggire all'orda di violenza, ritorna nell'edificio dove trova una scatola contenente dei semplici occhiali da sole, dei ray-ban (un'altro prototipo della società capitalista, nei codici e nell'uso quotidiano di massa che ne fanno tante persone), e quando ne indossa un paio fa una sconvolgente scoperta. John attraversa un mondo che è quello di sempre, ma non è più "lo stesso di prima": un mondo di messaggi codificati di pubblicità, una sorta di Bibbia del Capitalismo guidata da una serie di Presenze Aliene (ai posteri il compìto di indicare quanto metaforiche o reali) che pretendono di dominare il Mondo che hanno conquistato. John uccide due persone per difendersi, e viene inseguito dalla polizia: costretto a prendere in ostaggio una giovane donna, viene successivamente tradito da lei e riesce miracolosamente a scampare alla morte. E' l'inizio di una serie di vicissitudini che portano John a dividersi tra il bisogno di salvarsi la pelle e quello di comunicare, insieme a pochi eletti, la sua scoperta, mettendo in guardia i cittadini da quello che stanno vivendo: un rocambolesco rituale di spersonalizzazione Planetario in mano a entità sconosciute e diverse.
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