lunedì 18 giugno 2007

Recensione I DIECI COMANDAMENTI

Recensione i dieci comandamenti




Regia di Cecil B. DeMille con Charlton Heston, Yul Brynner, Anne Baxter, Edward G. Robinson

Recensione a cura di Giordano Biagio (voto: 9,0)

Molto è stato scritto e tanto si è dibattuto su questo film, ma solo recentemente, a distanza di tempo, si possono analizzare con obiettività e credibilità i suoi aspetti più complessi e profondi: quegli intrecci tra significato dei temi e linguaggio filmico che solo una serena critica vede e svela.

Nel '56 il film "I dieci comandamenti" è stato oggetto da parte della stampa di molte attenzioni; molti elaborati sono stati pubblicati con una forma che risentiva degli intricati interessi in gioco, per la maggior parte fuorvianti rispetto alla necessità etica di dare un giudizio obiettivo.
Gli autori si sono messi in un'ottica di scrittura esageratamente legata alla promozione dell'opera; gli scritti erano in relazione con un piano propagandistico che riguardava come al solito un preciso e cinico calcolo commerciale.
A volte si sono pubblicati scritti ricchi di un certo pathos mistico, molto coinvolgenti, che davano l'illusione di una critica onesta, ma essi hanno finito per porre l'accento sugli aspetti più mitici-religiosi del film trascurando quel bisogno culturale di verità che scaturisce da una necessità critica, laica, e che ogni film richiede per un rispetto della storia del cinema e della sua tradizione artistica. Hanno prevalso gli scritti propagandistici-puri, come sempre pressanti e finalizzati a raggiungere capillarmente ogni famiglia del mondo industriale.
L'operazione commerciale su questo film è andata via via evolvendosi in modo esponenziale, quasi selvaggio, divenendo a un certo punto incontrollabile: essa si è combinata, non del tutto felicemente, con assillanti interessi esterni al film.
Confluivano, nella politica di distribuzione affidata ai media, potenti entità istituzionali di diversa estrazione. Si affiancavano, al lavoro dei produttori del film, volontà politiche-teologiche di diversi paesi e chiese, al fine illusorio di rafforzare e ravvivare la credenza religiosa monoteista (non dimentichiamo che il film ha toccato più di un miliardo di persone).
Poco è stato scritto di questo film con uno spirito distaccato, serenamente critico, tale da far risaltare il vero senso storico, artistico che racchiude l'opera. Pochi osavano dire qualcosa sui più comuni difetti del film, o sugli aspetti più legati all'immaginario profondo che una pellicola come questa evoca; vaste critiche e di un certo livello analitico sono emerse solo a distanza di anni, e precisamente quando si è potuto paragonare lo stile di questa pellicola ai cambiamenti avvenuti nel mondo dell'arte cinematografica dal '56 ad oggi.
Si cercherà pertanto di confrontarsi con i giudizi critici scaturiti più recentemente, perché appunto questi ultimi sono indubbiamente molto più interessanti rispetto a ciò che la critica del film mitologico ha espresso nel '56.

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