Recensione pirati dei caraibi: ai confini del mondo
Recensione a cura di Harpo (voto: 5,0)
Dopo otto mesi dall'uscita del capitolo "La maledizione del forziere fantasma", ecco approdare in Italia il terzo episodio della trilogia "Pirati dei Caraibi". "Ai confini del mondo", assieme alla pellicola precedente, è indubbiamente una delle più mastodontiche produzioni della storia del cinema mondiale. I due film, girati assieme, sono costati qualcosa come mezzo miliardo di dollari; il solo secondo capitolo ha incassato complessivamente più di un miliardo di euro, diventando così il terzo film con il maggior incasso della storia del cinema (dietro a "Titanic" di James Cameron e a "Il ritorno del re" di Peter Jackson). Il terzo capitolo, dal canto suo, non gli è da meno: il budget, di circa 220 milioni di dollari, è stratosferico e i primi incassi sono davvero impressionanti: negli Stati Uniti, dopo il primo week-end di programmazione, ha già incassato oltre cento milioni di dollari. Anche in Italia "Ai confini del mondo", è stato un autentico successo: quasi sette milioni di euro guadagnati al botteghino nei primi giorni di programmazione. Gli sforzi economici di Jerry Bruckheimer sono stati quindi pienamente ripagati.
Come già ricordato, questi due capitoli della saga de "Pirati dei Caraibi" sono stati girati "in blocco". Per intenderci, quello che già avvenne qualche anno fa con la trilogia de "Il Signore degli Anelli". Inutile dunque ricordare che sia il cast tecnico che quello artistico rimangono quasi identici a quelli del trascorso episodio. Ecco così tornare davanti agli occhi il nome dell'ottimo Wolski, autore di una quantomai riuscita fotografia. Le tinte scure, già viste nel secondo episodio, diventano qui una costante; il lavoro di Dariusz è assolutamente impeccabile ed egli può uscire a testa alta da questa doppia prova. Ma del resto, Wolsky aveva già collaborato a film che richiedessero una fotografia scura: oltre a "Il corvo" (di Alex Proyas) egli ha anche dato il suo apporto a lavori quali "Il delitto perfetto" (di Andrew Davis) e "Dark city" (sempre di Proyas). E' dunque da segnalare che l'ottima fotografia, in comunione con la straordinaria efficacia degli effetti speciali, conferiscono a "Ai confini del mondo" una potenza visiva davvero gagliarda. Ancor più che nel precedente capitolo, alcune sequenze (v. grande scontro finale), sono davvero uno spettacolo impressionante e, viste su grande schermo, non possono lasciare indifferenti. Inutile quindi ricordare che spettacoli come questi, vanno assolutamente visti al cinema, se si vogliono valorizzare appieno.
Anche perché rimangono forse gli unici spunti di interesse di una trilogia che ormai sembra abbia davvero poco da dire.
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