martedì 12 giugno 2007

Recensione IL MONDO DEI ROBOT

Recensione il mondo dei robot




Regia di Michael Crichton con Yul Brynner, Richard Benjamin, James Brolin, Victoria Shaw

Recensione a cura di kowalsky (voto: 8,0)

"Qui nulla ci può fermare. Goditelo e basta!" (cit.).

Quando lo scrittore Micheal Crichton, già autore di "Andromeda" e di tanti celebrati best-sellers di fantascienza e non, decise di debuttare alla regia, inaugurando una filmografia scarna ma interessante ("Coma profondo" e "Looker" tra gli altri), il cinema americano aveva già ampiamente rivalutato il potenziale della fantascienza, riaggiornandola nel tempo almeno a partire dal capolavoro di Kubrick, "2001: Odissea nello spazio" che riesce mirabilmente a fondere la fantascienza classica a una visione filosofica etica e teologica sulle origini dell'Uomo e sul rapporto con le Macchine.
Svaniti i tempi degli Ultracorpi di Siegel, dei Pianeti Perduti, o anche solo dei ragni giganteschi dei robusti b-movies di Jack Arnold (metaforicamente assunti a icone sui pericoli della Guerra Fredda), gli anni sessanta furono caratterizzati da due fenomenologie diversificate: da una parte l'inarrivabile Eldorado del mondo degli hippies alla ricerca utopica del "pianeta perfetto lontano dalle guerre e dall'odio dell'Umanità", dall'altra la consapevolezza del potere della macchina, nel mondo industrializzato, e delle grandi scoperte scientifiche.
Probabilmente uno dei primi cineasti ad operare un deciso cambiamento di rotta fu John Frankenheimer, forse uno dei primi registi per cui si coniò spesso il termine "fantapolitica" soprattutto riguardo alcuni dei più inquietanti pamphlet sul tema del Potere e della coercizione psichica, come il capolavoro "Va' e uccidi". Ma è soprattutto con l'ambizioso "Operazione diabolica" (1966) che il regista realizza il suo film più innovativo, la storia di un delicato intervento chirurgico, il quale a sua volta è complementare al notevole "Viaggio allucinante" (1966) di Fleisher, spettacolare rievocazione di un viaggio "lillipuziano" all'interno di un vero corpo umano. Non a caso, lo stesso Kubrick passò con estrema disinvoltura dal cinema fantapolitico ("Il Dottor Stranamore") al cinema "di fantascienza" (le virgole sono d'obbligo) nel Manifesto assoluto di "2001: Odissea nello spazio".
Dopo aver esplorato, con feroce humour e dissacrazione, le frontiere assolutiste e guerrafondaie dell'animo umano, Kubrick arrivò a trasferire la stessa dimensione "nichilista e distruttiva" nella Macchina che si ritorce contro l'Uomo, il suo Creatore (Hal 9000). Questo processo, a dire il vero assai coerente, dimostra quanto la rivalutazione teologica e scientifica della Macchina e dei suoi pericoli sia perfettamente legittima e conseguente al Processo stesso sulla Coercizione Umana e sulla sua smania di Potere.

[...]

Leggi la recensione completa del film IL MONDO DEI ROBOT su filmscoop.it

Nessun commento: