Regia di
Uberto Pasolini con Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury, Andrew Buchan, Neil D'Souza, David Show Parker, Michael Elkin, Ciaran McIntyre, Tim Potter
Recensione a cura di The Gaunt
Uberto Pasolini non ha molti film al suo attivo come regista, solamente due: l'esordio "Machan" e appunto "Still life" presentato alla 70esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, dove ha conseguito il premio come migliore regia. E' più nota la sua attività di produttore che ha avuto il suo apice di successo mondiale, di critica e di pubblico, con "Full Monty" di Peter Cattaneo. Una serie numerosa di premi, ed inoltre arricchiti dalle nomination agli Oscar nelle categorie importanti: film, regia e sceneggiatura originale.
Il suo esordio dietro la macchina da presa con "Machan" riprendeva a grandi linee la storia di "Full Monty", solo che gli squattrinati organizzati era stati trasferiti dall'Inghilterra al contesto povero dello Sri Lanka. Riuscire a costituire una squadra fittizia di pallamano per poter ottenere un visto per l'Europa e una volta giunti sul posto darsi alla clandestinità nelle varie nazioni europee. Come detto, pur avendo chiaramente delle caratteristiche derivative con "Full Monty", la pellicola era comunque di fattura più che dignitosa.
John May è un impiegato del comune incaricato di ricercare eventuali parenti di persone che sono morte da sole. Se non riuscirà nell'intento dovrà provvedere alla sepoltura, organizzando il funerale, e scrivendo un elogio. Un lavoro molto accurato che non è molto gradito ai suoi superiori, viste le spese che il comune deve sostenere. Infatti durante un periodo di tagli al personale, il suo posto è in cima alla lista e prima del suo trasferimento vuole giungere al termine del suo ultimo compito.
"Still life" rispetto alle due pellicole citate in precedenza non gioca le sue carte sul versante dell'ironia pura. Certamente non è un elemento di cui questa pellicola è carente, tuttavia l'approccio che utilizza il regista italo-inglese è molto più serio, perché "Still life" in fondo parla della morte o almeno di un certo modo di morire: morire da soli.
Pasolini ha sottolineato alle conferenze stampa e nelle varie interviste rilasciate alla Mostra del Cinema di Venezia il fenomeno di questo sensibile aumento di persone che vengono trovate senza vita all'interno dei propri appartamenti dopo giorni o settimane dal decesso. Nessuno si accorge di nulla, nessuno si fa delle domande di questa mancanza, tanto meno in molti casi gli stessi parenti, quasi a dimostrare uno scollamento evidente del tessuto familiare, presente nella maggior parte dei casi all'interno delle civiltà occidentali. Esemplificativa in questo senso è la telefonata verso un signore chiamato Radley, che non vuole saperne di presenziare al funerale (pagato dallo Stato) di suo padre che ha come cognome Radulovitz. Per rancore o per vergogna di un passato da immigrato o figlio di immigrati, si è portati quasi a rinnegare le proprie origini e di conseguenza molti tessuti familiari diventano più deboli fino ad essere recisi.
Molte volte all'interno della cronaca dei quotidiani capita di leggere notizie di questo tipo e non succede una volta ogni tanto. Può sembrare assurdo, ma non è certo una scoperta di oggi che all'interno di condomini grandi come alveari umani accadano fatti del genere. La gente muore e nessuno si accorge di nulla come se all'interno di tali agglomerati le persone siano invisibili l'uno dall'altro. Sia in caso di presenza o in caso di assenza.
Emblematico è tutta la sequenza iniziale di questo film con la celebrazione di un funerale. L'elogio un po' stentato del sacerdote, una musica di sottofondo, solo una persona presente che osserva come tutto vada per il verso giusto. Questa stessa persona la vediamo solitaria seguire il feretro fino alla sua sepoltura.
John May, questo è il suo nome, è un semplice impiegato del comune a cui viene affidato l'incarico della ricerca di parenti proprio nei casi spiegati in precedenza, ma nella maggior parte delle volte scopre che o non ci sono parenti stretti o amici del defunto rintracciabili o che quest'ultimi non possono e soprattutto non vogliono avere nulla a che fare con tali persone. Il comune si sobbarca la spesa per il funerale che John May prepara nei più piccoli particolari.
"Still life" è costruito fondamentalmente su questo personaggio con cui è facile avere una forte empatia grazie alla straordinaria interpretazione di Eddie Marsan, ottimo caratterista del cinema inglese, dal viso riconoscibilissimo e particolare, che ha avuto, insieme allo stesso Pasolini alla proiezione in Sala Grande circa dieci minuti di standing ovation, a dimostrazione dell'ottimo lavoro effettuato e dall'emozioni che ha saputo suscitare questo singolare personaggio.
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