Recensione la donna di gilles
Recensione a cura di GiorgioVillosio
Chissà se nel recensire il film del francese Fonteyne non si dovrebbe partire da una disquisizione semantica proprio sul titolo: in francese "Femme de Gilles", qui da noi "La donna di Gilles". Forse la traduzione potrebbe ingannarci, perché la parola "Femme", al di là delle Alpi, ha un duplice significato: in senso generico "donna", ma più specificamente "moglie"!
Che non è la stessa cosa, soprattutto agli effetti del film! Questo infatti racconta avvenimenti drammatici e scabrosi visti con l'ottica sofferente di chi è la moglie, per di più madre di figli, e non semplicemente la donna di un uomo. Le nostre signore, con tutto il loro romanticismo, sanno essere molto pragmatiche: come donne non mettono in gioco il concetto di appartenenza, e se la giocano un po' più alla pari con l'uomo: danno, ma vogliono avere; ci sono, a certe condizioni, ma sono pronte ad andarsene ove i loro conti non tornano. Solo quando un sacro vincolo, morale e legale, come quello del matrimonio, suggella una unione, la donna cambia status, divenendo a tutti gli effetti moglie. Che vuol dire una serie di cose molto precise: come donna non accetti tradimenti,e, semmai, li restituisci; oppure ti liberi del fedifrago cui nulla devi. Come moglie, invece, ci pensi mille volte, fai giusti calcoli di opportunità, soprattutto se la famiglia è al completo, con tanti figli. La sofferenza conseguente, poi, non trova grande comprensione presso gli altri, e gli stessi familiari consigliano prudenza e perdono, per la salvezza del nucleo familiare. Vero questo, il senso più profondo del film si rivela quando la giovane madre tradita va a cercare conforto in confessione, e viene liquidata tout court dal sacerdote con preghiere di penitenza, e colpevolizzandola con un perentorio: "Tu devi accettare senza ribellioni quello che Dio ti manda (cioè le corna!) ". D'altronde, tale modo di pensare non costituisce una novità, ed è valso all'incirca fino ai tempi del '68 e del femminismo imperante, coinvolgendo il destino di tutte le nostre madri e delle coetanee.
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