Recensione non desiderare la donna d'altri
Recensione a cura di GiorgioVillosio
Eros e Thanatos, realtà opposte per definizione, sono legate da un filo dialettico di compresenza nella vita e nella nostra anima, nel mondo delle emozioni come nella espressione artistica. Dove dunque si alternano chiavi diverse, dal sorriso al pianto, dalla gioia al dolore, dall'entusiasmo vitale di nascite ed amori, alla disperazione della morte. A riprova un'esperienza esistenziale cui pochi prestano attenzione, distratti dal dolore: in occasione dei funerali, in presenza soprattutto delle giovani vedove, scatta un equivoco meccanismo di "corsa alla successione" all'interno delle famiglie stesse. Parenti, amici e conoscenti guardano al coniuge sopravvissuto come a una preda vicina, da possedere per tutelare, o da tutelare per possedere. E' una legge di natura, tipica pure dei branchi animali, nel segno della sopravvivenza della razza, del gene e del sangue. Al punto per cui, ad esempio nella cultura islamica, la vedova passa de jure sotto le ali protettive di un fratello, senza perdere la famiglia dello scomparso. Dunque, a prescindere dall'aspetto etologico, il fenomeno si manifesta sotto la forma di una forte e reciproca tensione erotico-sensuale tra chi piange il proprio caro perduto, e chi resta in ansiosa "ammirazione" di questo dolore, prefigurandosi il dopo a proprio piacere. Parlavamo di meccanismo "equivoco" perchè molti ritengono esecrabile la cosa, colpevolizzandola come un sacrilegio, senza riconoscerla ineluttabile e secondo natura, per la continuità della vita.
La premessa per spiegare il clou della vicenda narrata nel film, dove il fratello "balordo" dell'ufficiale creduto morto in Afganisthan, si avvicina alla giovane vedova, sostituendosi al fratello come figura di padre delle sue bimbe. Ad un tempo cade innamorato della splendida cognata, fascinando pure lei, pur senza dare corpo al peccato e limitandosi ad un semplice bacio, quasi simbolico. Ciò malgrado, la rigida etica protestante del paese di origine (la Danimarca) lascia il feroce marchio del senso di colpa nell'amante mancato e nella famiglia di origine, e un'imperdonabile bolla di infamia nella coscienza del militare, redivivo a sorpresa.
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