giovedì 22 settembre 2005

Recensione LA BESTIA NEL CUORE

Recensione la bestia nel cuore




Regia di Cristina Comencini con Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Stefania Rocca, Alessio Boni, Angela Finocchiaro, Francesca Inaudi, Roberto Infascelli

Recensione a cura di GiorgioVillosio

La grande tragedia greca, col mito di Edipo, supporto concettuale della psicanalisi freudiana, ci dovrebbero portare a individuare nell'inconscio profondo le cause prime delle nostre nevrosi, psicosi o, più genericamente, delle nostre azioni. Invece, sembra banale dirlo, alla maggior parte degli individui manca la capacità autocritica di scoprire la genesi dei propri comportamenti, mancando oltretutto una educazione, familiare e scolastica, ad auscultarsi per giungere all'autoconoscenza. In molti casi, poi, ove si percepiscano confusamente barlumi dell'inconscio, si arriva a rimuoverli volutamente, per timore della verità e paura del cambiamento. Nei tempi andati, prima di Freud, i moti della nostra anima venivano studiati dai filosofi, o strumentalizzati dalle varie chiese, o affidati alla sfera della poesia, al di fuori di ogni razionalità. Nei versi dei poeti in primis, e comunque nell'arte in genere, emerge da sempre il magma sotterraneo dell'anima dell'autore, sovente a sua stessa insaputa.

Il riferimento ci sembra d'obbligo, esaminando il film di Cristina Comencini, la cui storia nasce per l'appunto da una mancata conoscenza del profondo, se non addirittura da un oblìo voluto, della protagonista (Giovanna Mezzogiorno). La giovane, bella, felicemente in coppia, benestante ed occupata, nasconde un tormento profondo che vuole rimuovere. Ma quando sente una nuova vita muoversi dentro di lei, le sorge una esigenza insopprimibile di chiarezza, una volontà catartica di "fare pulizia" di inconsce sozzure; in pratica di andare finalmente a fondo dei mali nascosti, prima di dare origine a una nuova vita. E, guarda caso, questo "lavacro psicologico" incomincia proprio riesaminando ad occhi aperti i rapporti coi genitori, direttamente sulla loro tomba. "Amore e morte", dunque, come pure "risorgerete sulle vostre ceneri", nell'ottica spietata ma imprescindibile del pensiero evoluzionistico. Il tutto però, visto nella chiave fatalistica della tragedia di Edipo: maledetto e piegato dalla sofferenza per colpe genetiche a lui ignote. Per vederci chiaro, la ragazza corre in America ad incontrare il fratello, scoprendolo vittima di lubriche attenzioni da parte del padre durante l'infanzia; e, peggio ancora, di averne subite lei stessa. Da cui gli incubi notturni per lei ricorrenti, sospinti dall'io profondo ma rimossi da quello cosciente. La presa di coscienza, per quanto dolorosa, porterà infine la giovane donna ad una più consapevole accettazione dell'esistenza e della maternità, anche in grazia dell'amore riconquistato del giovane padre.

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