mercoledì 4 luglio 2007

Recensione BUENOS AIRES 1977 - CRONACA DI UNA FUGA

Recensione buenos aires 1977 - cronaca di una fuga




Regia di Adrián Caetano con Nazareno Casero, Rodrigo De la Serna, Pablo Echarri

Recensione a cura di Mimmot

Dopo la morte di Juan Domingo Peron, avvenuta il 1° luglio del 1974, alla presidenza del governo argentino lo sostituisce la vedova, Maria Estella Martinez detta Isabel, la terza moglie, un'ex ballerina di non eccelse qualità e priva di qualsiasi esperienza politica.
La grossa crisi economica e sociale che da tempo attanaglia il Paese, e l'inconsistenza del governo di Isabelita favoriscono le mire golpiste di un gruppo di militari (Massera per la marina, Agosti per l'aeronautica e Videla per l'esercito, che sarà il presidente di fatto), che, il 24 marzo 1976, rovesciano il governo e assumono il potere in Argentina.
Con il pretesto di effettuare il Processo di Riorganizzazione Nazionale e di combattere il "terrorismo di sinistra", la Junta Militar instaura, a sua volta, una campagna di terrorismo di Stato, che diffonde molto più terrore di quanto ne avrebbe dovuto eliminare, costituendo il più grande genocidio della storia argentina: quello dei "desaparecidos", consumatosi senza che si diffondesse la coscienza di tale annientamento.
Salita al potere, la giunta militare dichiara lo stato di assedio, abroga i diritti costituzionali, proibisce i giornali non schierati, abolisce le organizzazioni sindacali e studentesche, chiude il Congresso ed emana la legge marziale.

Con l'obiettivo di neutralizzare i gruppi di opposizione, si utilizza la tortura come mezzo per estorcere informazioni, si applica il metodo della sparizione di massa per creare paura e diffondere il terrore, si creano centri clandestini per incarcerare detenuti illegali e si realizza un perverso sistema che consentiva il furto dei neonati delle detenute in stato di gravidanza.
Tra il 1976 e il 1983 migliaia di persone, molte delle quali semplici dissidenti o innocenti cittadini che non avevano alcun legame con il terrorismo, furono sequestrati da gruppi non identificati, caricati su vetture senza targa, torturati e poi fatti scomparire senza lasciare traccia di sé, gettati in mare dagli elicotteri in volo.
Oltre cinquecento neonati furono sottratti alle detenute e adottati dal personale militare o da famiglie vicine al regime e considerate affidabili dal punto di vista ideologico, che li registrarono come figli naturali partoriti a domicilio, per impedire alle famiglie originarie di rintracciarli. Il furto aveva lo scopo di eliminare la memoria storica dei loro genitori e la loro stessa identità.

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