Recensione smokin' aces
Recensione a cura di matteoscarface (voto: 8,5)
"Smokin'Aces" è tutto quello che Tarantino avrebbe dovuto fare negli ultimi anni e che non ha fatto. La pellicola di Joe Carnahan, già acclamato specialista del cinema nero-poliziesco, è infatti totalmente moderna ma allo stesso tempo appartiene dal primo fotogramma fino all'ultimo a quel genere, finito negli anni '70, che il regista di "Pulp Fiction" omaggia continuamente.
La sfida vinta di Carnahan è stata proprio questa: riuscire a scrivere e dirigere un film di exploitation allo stato puro senza trasformarlo in una fiera delle citazioni.
I possibili rimandi, volti più che altro all'occhio cinefilo, rimangono circoscritti all'interno del genere, o meglio dei generi, e non oltrepassano mai quei confini. Ed ecco che la pellicola non è più citazione ma Cinema.
Quando si oltrepassano i limiti imposti dal b-movie allora quel Cinema diventa gioco e divertissement del regista col pubblico. Non è il caso, questo, di Smokin'Aces, in cui il poliziesco si contamina con l'azione, lo splatter, lo humour nero e tanto ritmo narrativo.
Nella follia visiva e creativa troviamo personaggi che sembrano usciti dalle pagine di un racconto di Joe Lansdale: cecchini con benda sull'occhio, nazisti burloni ricalcati sulle fattezze dei Motorhead, loschi cacciatori di taglie, Bonneville del '66 e mazzi di carte assassini, motoseghe e mafiosi, sbirri, avvocati bizzarri e voilà, folli e raffinati maestri dell'antica arte della tortura. Non mancano naturalmente le donne da urlo, come la brava Alicia Keys, qui nelle vesti di un'assassina a contratto.
Il tono del film è corale, tutti i personaggi alla fine si ritrovano nello stesso punto ma in momenti diversi, quasi una sorta di Paul Thomas Anderson in salsa pulp; e vai col divertimento dunque: l'enorme caos allegro e scanzonato messo in piedi da Carnahan farà scattare anche il più rigido degli spettatori.
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