Recensione sostiene pereira
Recensione a cura di Terry Malloy (voto: 8,0)
Un giornalista anziano, grasso e con problemi di cuore cammina per una strada di Lisbona nell'Agosto del 1938 all'epoca della dittatura salazarista. Porta un bastone e quando passa dalla portineria non manca di avere un battibecco con la portinaia, moglie di un poiliziotto quindi spia del regime. Tutte le volte che torna a casa ascolta musica nazionale e parla col ritratto della moglie, morta di tisi qualche anno prima; è appena stato al lavoro, ovvero alla redazione del giornale, il Lisboa, del quale dirige, solo, la pagina culturale: per lui la letteratura è la cosa più importante che esista, quindi passa le giornate a tradurre racconti di Balzac e a interrogarsi e interrogare Padre Antonio riguardo alla resurrezione della carne (è un buon cattolico, ma non capisce perché la sua pinguedine debba accompagnarlo anche dopo il trapasso). Pereira è un giornalista, ma a lui non interessano né la cronaca, né la politica, né la libertà di pensiero e parola; di quando in quando si fa informare dal suo barista Manuel circa quelle "cose turche" che accadono per mano della polizia o di qualcun altro ai manifestanti repubblicani o agli ebrei.
Questo è il quadro che si presenta agli occhi dello spettatore che incomincia la visione di "Sostiene Pereira", tratto dall'omonimo romanzo di Antonio Tabucchi ("Notturno Indiano", "Piccoli Equivoci Senza Importanza"). Trasporre un libro di quest'autore il cui stile è essenziale, ma estremamente complesso, è faccenda assai ardua per un regista, soprattutto in questo caso dove ogni minimo elemento concorre a tratteggiare una figura articolata e pericolosamente oscillante fra realtà e invenzione. È appunto la verosimiglianza dei fatti narrati che rimandano a quell'"impegno romantico" di scrittori italiani come Manzoni e Berchet che creando la loro metafora storica cercavano di sollevare la coscienza nazionalistica del popolo contro gli occupanti stranieri. Sostiene Pereira dunque si pone come un romanzo civile in cui il personaggio antitetico del giornalista compie un viaggio di metamorfosi a esempio verso tutti i cittadini; l'elemento di stravaganza sta nell'anno in cui Tabucchi scrisse questo romanzo, ovvero il 1997 che non presentava alcun motivo per comporre un'opera di quel tipo. Fortunatamente nel film vengono riprese tutte quelle caratteristiche che ne fanno uno scritto civile (o romantico) a partire dal titolo e dalla forma in cui Tabucchi imposta il suo capolavoro: enfatizzando infatti quell'intercalare si vuole rendere l'idea che il personaggio sia esistito e abbia compiuto quelle azioni veramente e che la voce del regista stia riferendo le sue parole in tempo reale.
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