Recensione i fantasmi di san berillo
Recensione a cura di Stefano Santoli
Archeologia di un'Italia che non c'è più. Un'Italia miserabile ma viva, orgogliosamente estranea ai valori del perbenismo borghese.
San Berillo è un quartiere di Catania, una Catania che forse nemmeno tutti i catanesi, oggi, conoscono. Cortili ricettacolo di immondizie, vicoli unti di piscio, umilissimi interni e muri scalcinati e collassati. Qualcuno si aggira, come alla ricerca di reliquie, a caccia di qualche paradossale reperto "archeologico", in questo lembo marcio dove un licenzioso passato è sospeso come in un presente fuori dal tempo. Tagliato via dalla Storia e dal resto del mondo. San Berillo oggi è un ghetto superstite, dove, come fantasmi, si aggirano figure decrepite di un passato che si ostina a sopravvivere, e rivendica spesso con orgoglio la propria alterità. Quello di queste anziane prostitute, anziani clienti nostalgici, travestiti che recitano ancora su non si sa quale ribalta, è un vitalismo consunto come le loro carni, eppure fiero.
Lo spettatore (borghese) assiste con la mente inevitabilmente rivolta ai vicoli della Genova di De André, e alla periferia romana di Pasolini. Pasolini: che di quest'Italia reietta è stato grande cantore e che luoghi del genere li frequentava, in una Roma profondamente diversa da quella attuale.
L'Italia meridionale è ancora costellata di luoghi di simile atmosfera, che sopravvivono anche nel cuore dei centri storici (dalla Vucciria di Palermo a Bari vecchia, ai quartieri spagnoli di Napoli). Nessuno di questi luoghi è probabilmente come San Berillo. San Berillo appare estremo e fuori dal mondo, alieno. Con 30.000 veri e propri deportati ha vissuto negli anni '50 il più grande sventramento urbanistico in Italia dopo la seconda guerra mondiale. Di quell'episodio vediamo alcuni filmati di repertorio. Il film è percorso da un controcampo documentale di matrice classica (immagini d'archivio unite a interviste). Ma anche dopo la legge Merlin del '58, San Berillo è rimasto un quartiere a luci rosse. Affacciate sulla soglia di interni che danno su vie desolate e deserte, ancora oggi prostitute e trans attendono i clienti che li vanno a trovare.
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