Recensione 1997 fuga da new york
Recensione a cura di Mr Black
Non molti a mio parere riconoscono l'importanza che questo film ha avuto per il mondo del cinema e soprattutto per il genere science fiction! Non molti danno a "1997" il posto che si meriterebbe nell'olimpo dei film immortali; nell'olimpo in cui vengono messi tutti i film di Kubrick o i grandi giganti del passato. Ma 1997, nella sua semplicità, è entrato silenziosamente nel cuore di molti e ne ha lasciato il segno.
Il film presenta una trama semplice ma non banale, degli scenari indimenticabili, un futuro (perché no?) probabile, una fotografia azzeccata (soprattutto nelle scene più buie), una colonna sonora claustrofobia ed allo stesso tempo epica, una regia eccezionale ed un grande, inimitabile, Kurt Russel.
Forse il nostro attore non brilla di bravura come De Niro o Pacino, non azzecca tutti i ruoli ed i film della sua ormai lunga carriera cinematografica, ma... riuscireste ad immaginarvi un altro attore con la benda sopra l'occhio? Sicuramente no! Prima di Rambo e Terminator c'era lui, il grande Jena Plissken ("Snake" nell'originale), cinico, monosillabico, sporco, anarchico, ghignante, uno dei primi esempi di antieroe, non certo da imitare ma affascinante come gli antichi paladini senza macchia e senza paura. E se Jena si limita a dire poche parole, queste sono entrate certamente nella storia del cinema (chi non si ricorda il suo "Chiamami Jena!").
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