giovedì 16 giugno 2005

Recensione L'OCCHIO DEL DIAVOLO

Recensione l'occhio del diavolo



Regia di Ingmar Bergman con Jarl Kulle, Bibi Andersson

Recensione a cura di chi@ra

Un proverbio irlandese recita: "La verginità di una donna è un orzaiolo nell'occhio del diavolo".
Al diavolo duole un occhio; sulla Terra una giovane ragazza si appresta ad arrivare illibata al matrimonio. Scandalizzato e preoccupato della possibile vittoria delle potenze "di sopra", Satana decide di proporre un patto al famoso seduttore Don Giovanni: se riuscirà sedurre la ragazza nel tempo di una notte ed una mattina, si vedrà condonata la sua pena di trecento anni e avrà garantite notti senza incubi. Don Giovanni accetta e scende sulla Terra con il suo servitore Pablo e un diavolo vestito da frate. Giunti al "Paradiso Terrestre" incontrano il padre della ragazza, un ingenuo Pastore, che vede nel fortuito incontro il volere di Dio e li invita a cena.
Don Giovanni, nonostante molti fascinanti tentativi, non riesce a portare a termine la sua missione; Britt Marie gli resiste, proclamando la forza del suo amore per il fidanzato ma, dimostrandosi leggera e infantile, gli concede per gioco un bacio.
Pablo invece riesce a far breccia nel cuore della moglie del Pastore, facendo leva sulla sua fragilità e noia. Il Pastore, che nel frattempo è riuscito con un abile trucco a intrappolare il diavolo vestito da frate in una armadio, scopre il tradimento della moglie e la perdona. Il loro rapporto acquista un nuovo valore, nel desiderio di un nuovo inizio.
Il mattino seguente Don Giovanni incontra Britt Marie e le dichiara il suo amore. La ragazza rimane indifferente; le parole del seduttore hanno risvegliato in lei desiderio ma non amore, l'esperienza l'ha resa adulta e pronta per sposarsi. Don Giovanni sconfitto torna all'inferno. Il diavolo si dichiara vinto e medita di lasciare il suo posto ma, durante la prima notte di nozze, la ragazza mente al marito affermando di non aver mai baciato nessun uomo. L'occhio di Satana guarisce in un attimo e tutto torna alla normalità.

Bergman, partendo da un proverbio della tradizione nordica, costruisce una commedia semplice e grottesca, divisa in tre atti, intervallati da un ironico narratore che ne spiega la scena. L'opera ha un sapore teatrale e i lunghi dialoghi sono la parte più interessante e riuscita. Affrontano alcune tematiche essenziali dell'opera Bergmaniana: l'amore, la morte, il peccato e la lotta tra il bene e il male. Nell'evoluzione dei personaggi sta la chiave di lettura inedita, che non comparirà in altre sue opere: Don Giovanni scopre il sentimento e rinuncia al disprezzo e all'indifferenza, pronto ad accettare le pene dell'inferno perché "niente è abbastanza crudele per colui che ama"; la moglie del Pastore, donna subdola ed insoddisfatta, scopre la compassione per il marito e diviene una buona moglie; il Pastore, da ingenuo che era, apre gli occhi e smaschera i raggiri del diavolo. Solo il personaggio di Britt Marie riporta integri i classici contenuti del suo autore. Le analogie caratteriali tra lei e Don Giovanni, all'apparenza superate dal profondo sentimento verso il fidanzato, si rivelano nel finale, dove la bugia la rende uguale a tutte le altre, tornando al tema del matrimonio come adulterio potenziale.

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