Recensione star wars: episodio iii - la vendetta dei sith
Recensione a cura di mirko nottoli
Ce n'è voluta per arrivare al dunque, per capire cioè come il Jedi "prescelto" Anakin Skywalker abbia ceduto al famoso "lato oscuro" e si sia trasformato nel malefico Darth Vader (Lord Fener in italiano). Tranquilli, se eravate tra quelli che si chiedevano il perché di quella maschera, di quel respiro affannoso, di Yoda eremita, della fine degli Jedi, di quella bestia orripilante di Chewbacca, tutte le domande troveranno qui risposta. La questione però non è tanto questa, quanto piuttosto se le risposte valgono le domande. E la risposta è no! O almeno non del tutto.
Ultimo episodio di una trilogia inutile per i primi due terzi, "La vendetta dei Sith" risulta senza dubbio migliore rispetto agli altri in quanto, avvicinandosi all'obiettivo inseguito da troppo lontano, a giocare un ruolo preponderante è il fattore nostalgia, di chi il primo Star Wars se lo ricorda bene. Ecco allora che i nodi vengono al pettine e il tanto sospirato aggancio tra passato e futuro avviene, con un piccolo brivido che passa lungo la schiena quando nel finale ci ritroviamo in un paesaggio lunare noto, con un igloo e due soli all'orizzonte, i due gemelli separati alla nascita, Luke e Leila, la Morte Nera in costruzione, Lord Fener nella posizione che gli spetta, dritto e a braccia conserte. Ma legami affettivi a parte, l'ultima fatica di Lucas delude per la superficialità della trama e la semplicistica riduzione degli snodi narrativi cruciali ad eventi isolati e privati: scopriamo così che la congiura che coinvolge l'intera federazione interstellare è giostrata e messa in atto da un solo personaggio che di nascosto la fa in barba a tutti, e che l'attrattiva del maligno non è poi così attraente, visto che il prode Anakin vi cede più a fin di bene che di male, come se Lucas non se la fosse sentita di spingere il pedale fino in fondo (magari qualcuno avrebbe potuto accusarlo di immoralità!) e abbia pertanto deciso di lasciare una traccia di umanità nel suo eroe. Insomma il tutto si svolge in maniera molto casalinga e contingente, a dispetto della pretesa di universalità che la vicenda pretende di possedere, dimostrando il fallimento di Lucas come narratore, incapace di infondere alla sua storia una dimensione corale di ampio respiro.
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