Recensione piccoli affari sporchi
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Recensione a cura di peucezia
Stephen Frears regista inglese noto in Italia per pellicole come "My beautiful Laundrette", "Relazioni pericolose" (trasposizione filmica del romanzo di Cloderlos de Laclos) e "Sammy e Rosie vanno a letto" firma questa pellicola del 2002 con interpreti per la maggior parte non anglosassoni.
"PICCOLI AFFARI SPORCHI" è ambientato a Londra ma per chi è stato nella capitale britannica per turismo la città non risulterà affatto familiare. Frears si è fermato nella parte più sconosciuta della città, quella popolata dagli immigrati di ogni colore ed etnìa, inghiottiti e nascosti nei meandri di una città che può significare salvezza, libertà ma anche prigione ed inferno.
Gli inglesi, quelli autentici, a denominazione d'origine controllata si vedono solo in superficie, loro dominano, fanno lavorare gli altri e ne raccolgono i frutti ed anche l'elegante albergo dove il protagonista Okwe (Chiwetel Ejiofor, già visto in "Amistad", va a lavorare di notte, è visto solo di sfuggita, sempre con gli occhi di chi ci lavora, ripulisce le stanze e si occupa soprattutto dei lavori più sporchi, quelli che nessuno vuole fare.
A primo acchito il film è una storia di immigrati clandestini costretti a svolgere i lavori più umili (talvolta più di uno), sempre guardinghi, sempre spaventati.
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