venerdì 11 luglio 2008

Recensione LA CONVERSAZIONE

Recensione la conversazione




Regia di Francis Ford Coppola con Gene Hackman, John Cazale, Allen Garfield, Frederic Forrest, Cindy Williams, Michael Higgins, Elizabeth MacRae, Teri Garr, Harrison Ford, Robert Shields, Robert Duvall

Recensione a cura di Hal Dullea

L'esperto in intercettazioni Harry Caul riceve dal segretario di un uomo d'affari, che sospetta la moglie di infedeltà, l'incarico di procurargli le prove registrando quel che si dicono la donna e il suo amante. Con l'aiuto di un apparecchio d'ascolto e di tre collaboratori, Harry intercetta una loro conversazione tra la folla di un parco. Riascoltando più volte la registrazione, si convince però che la coppia spiata corre un grave pericolo ed esita a consegnare i nastri. Ma qualcuno glieli trafuga. Per prevenire la tragedia, Harry corre all'albergo dove sa che i due amanti si incontreranno. Il dramma esplode ugualmente, ma la vittima è il marito della donna, caduto in una diabolica trappola tesagli - con l'aiuto involontario di Harry - dalla moglie, dall'amante e dal segretario. L'uomo viene dato per morto in un incidente e Harry viene ammonito a stare in guardia. Consapevole di essere a sua volta controllato, Harry smonta pezzo per pezzo il proprio appartamento nella vana ricerca di qualche microfono nascosto chissà dove.

"La conversazione" è un thriller a sfondo filosofico che gioca d'anticipo sui tempi e sulle mode. Il film è stato realizzato tra il primo e il secondo "The Godfather" ("Il padrino", 1972-1974) con una formula di produzione mista: un'associazione di autori (Coppola, Bogdanovich e Friedkin che fondano la Directors Company) e una major (Paramount), sintesi originale tra ideologia all'europea e capitale americano, tra realismo narrativo di genere e astrazione poetica d'arte.
Ne risulta un film complesso ma condotto con rigore e coerenza all'insegna di un'alta dignità spettacolare: informazione e spettacolo si saldano, come nelle meravigliose macchine dell'eros tecnologico di Harry Caul.
La Palma d'oro a Cannes premia questa linea. Il film è interpretato da un attore insolito nel clan coppoliano: Gene Hackman, "ideale per quel ruolo - sottolinea il regista - per la banalità del suo fisico, elemento fondamentale per il personaggio. È l'uomo invisibile per antonomasia. Impiega il suo tempo a spiare gli altri, ed è talmente ossessionato di essere osservato a sua volta che ha praticamente cessato di vivere, si è ridotto al nulla".

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