mercoledì 23 luglio 2008

Recensione LUCI DELLA CITTA'

Recensione luci della citta'




Regia di Charles Chaplin con Charles Chaplin, Harry Myers, Virginia Cherrill, Florence Lee

Recensione a cura di emans (voto: 10,0)

"Luci della città", una delle più note opere di Charlie Chaplin, viene proiettato per la prima volta nel 1931, quando il cinema "sonoro" ha ormai sostituito il "muto".
Molti artisti che sfruttavano alla perfezione quel cinema fatto solo di immagini iniziano un rapido declino, non riuscendo a replicare il successo guadagnato durante l'epoca del muto (per tutti valga l'esempio di Buster Keaton); Chaplin invece, malgrado il fratello Sydney avesse provato a dissuaderlo, era deciso a continuare a girare film muti, credendo che il sonoro avesse vita breve. Egli peraltro non vedeva nel "vagabondo" delle possibilità "vocali": per far notare il suo disagio sociale e per far sorridere il pubblico non riteneva necessario il parlato: la matrice dalla quale era nato era muta come gli stracci che portava.

Furono diversi i problemi da affrontare per portare avanti questa coraggiosa scelta.
Dall'esplosione del sonoro, arrivata gia da tre anni, gli attori avevano quasi del tutto abbandonato le tecniche recitative per pantomime; oltretutto, Chaplin dovette affronatre anche la difficoltà di trovare un'attrice adatta ad interpretare il ruolo della protagonista, una ragazza che doveva essere bella e risultare allo stesso tempo credibile come cieca. Fu quasi per caso che Chaplin conobbe Virginia Cherrill; la scelse subito malgrado questa non avesse nessun tipo di esperienza. A tale proposito, Chaplin ebbe a dichiarare: "E' esattamente ciò che voglio, se sapessi recitare dovresti dimenticarti tutto quello che hai imparato. Io lavoro a modo mio, ed è diverso da tutti gli altri".
Il rapporto tra i due fu però assai burrascoso, tanto che nel bel mezzo del film la Cherrill venne licenziata per essere arrivata in ritardo alle prove.
Per sostituirla, Chaplin arruolò quindi Georgia Hale, già protagonista de "La febbre dell'oro", e con lei girò la famosa scena finale (quella che secondo il regista era la peggior scena girata dalla Cherrill); si rese ben presto conto però del tempo che avrebbe perso a rigirare tutte le scene già definite e soprattutto dei metri di pellicola che aveva gia utilizzato, e fu pertanto costretto a richiamare la Cherrill.
L'ostacolo più grande Chaplin lo trovò però nel girare la scena dell'incontro tra i due protagonisti: come far passare un semplice vagabondo senza soldi per un riccone che non accetta il resto da una fioraia cieca? Passarono mesi prima che si arrivasse alla soluzione; mesi in cui la scena venne ripetuta fino alla nausea, prima che al regista venisse un'idea efficace.
Fu un periodo difficile per tutto il cast, costretto a girare e ri-girare quella sequenza, fino a quando Chaplin non ebbe l'idea giusta: la portiera di un'auto sbatte vicino al luogo dell'incontro, la ragazza cieca cerca di dare il resto ma sentendo la macchina allontanarsi capisce che il suo cliente è un benestante che gli ha fatto un regalo.
Guardando questa sequenza, che dura in effetti solo 70 secondi, non si può non pensare a tutto il tempo passato dal regista per trovare la soluzione; tempo in cui avrà avuto modo di rivalutare il "sonoro", che gli avrebbe dato facilmente la possibilità di risolvere questa incombenza. Ma alla fine a vincere saranno la sua testardaggine e il suo genio.
E' poi formidabile come Chaplin trasformi una scena cosi drammatica e commovente in una fragorosa risata dovuta ad una secchiata d'acqua in pieno volto: in pochi secondi stravolge i sentimenti dello spettatore come pochi al mondo riescono a fare.

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